Bauer, brodo e insaporitoriPer quanto sia lecito desiderare di ridurne i consumi, glutammato, aromi, glutine e additivi sono ingredienti normalmente previsti in molti prodotti sul mercato e, salvo problemi specifici come la celiachia, non ne pregiudicano la sicurezza. Per questo motivo, il presidente del Comitato di controllo dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria ha giudicato ingannevole e mirante a suscitare superstizione credulità e paura, il messaggio contenuto nello spot di brodo e insaporitori Bauer. Nel filmato pubblicitario, diffuso sulla LA7 durante lo scorso mese di dicembre, si parla proprio di sicurezza e in questo senso è stato ritenuto contrario agli articoli due e otto del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale.

Il messaggio relativo al brodo Bauer lascia infatti intendere che i prodotti contenenti glutammato aggiunto, aromi, glutine e additivi non possano essere considerati sicuri, attribuendo così a quelli che ne vantano l’assenza un improprio plus differenziale che potrebbe ingenerare confusione nei consumatori. L’ingiunzione, risalente allo scorso 16 dicembre, si riferisce in particolare al messaggio pubblicitario intitolato Oggi in cucina non ti senti sicura? che ha costituito un ‘tormentato’ esordio in televisione della pubblicità dello storico marchio trentino.

Nel filmato si vede una donna, vestita con protezioni simili a quelle impiegate nel football americano, che si incammina verso quella che sembra essere un’arena in cui combattere la propria battaglia. In realtà lo spot svela pochi istanti dopo la vera sfida: scegliere gli ingredienti da utilizzare in cucina per i propri piatti. Lo speaker afferma infatti: “Oggi in cucina non ti senti sicura? Con i brodi e gli insaporitori Bauer prepari i tuoi piatti senza glutammato aggiunto, senza aromi, senza glutine né additivi e con tanto gusto… Sicuramente buono”. Ad avviso del Comitato, il messaggio così descritto risulta fuorviante in quanto il claim relativo alla “sicurezza” dei prodotti pubblicizzati è direttamente correlato in particolare a due aspetti: il messaggio lascia intendere che i prodotti contenenti il glutammato e gli altri elementi citati non siano da considerare sicuri.

Nell’ingiunzione si legge quindi che “La rappresentazione in questione si traduce pertanto, in contrasto con l’art. 8 del Codice, in un indebito sfruttamento di quel sentimento di pressione psicologica e suggestiva che attenua il controllo razionale e determina nel destinatario l’abbassamento della soglia di attenzione e di critica, al fine unico di creare nel consumatore la necessità di acquistare il prodotto proposto”. Con questo contenuto dà credito infatti alla convinzione che, prosegue l’ingiunzione, “sul mercato sia assolutamente comune trovare prodotti non sicuri, in quanto contengono anche solo uno degli elementi indicati”.

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Mario
Mario
15 Gennaio 2022 13:17

Niente di nuovo sotto al sole… ora daranno alla Bauer una multina che potrei pagare io rinunciando a qualche caffè, e mesi dopo che la campagna pubblicitaria sarà stata vista più volte da milioni di consumatori e avrà ottenuto l’effetto voluto di vendere il prodotto a scapito della concorrenza (e magari del consumatore).

Le pubblicità dovrebbero essere esaminate ***PRIMA*** CHE VADANO SUI MEDIA in qualunque forma, e solo una volta che siano state trovate rispettose delle leggi e della concorrenza il prodotto pubblicizzato potrà uscire dai magazzini del produttore e raggiungee gli scaffali… in un niente sparirebbero tutti i claim miracolistici e platealmente ingannevoli.

Claudio Ferioli
Claudio Ferioli
6 Febbraio 2022 23:23

Sono stato proprietario e amministratore di una azienda che dal 1952 ad oggi produce preparati per brodo.
Concordo pienamente con questo articolo e con il commento del sig. Mario.
Vorrei aggiungere che conosco bene la situazione e la maliziosa informazione spesso data al consumatore: da molti anni abbiamo prodotto per terze aziende che spesso cavalcavano mode alimentari sfruttando le maglie larghe della Legge.
Tra questi, alcuni ci fornivano una etichettatura che sottolineava come nei dadi non vi fosse glutammato “aggiunto” per poi formulare i preparati con alte percentuali di estratto di lievito (notoriamente ricco di glutammato).
Si ottenevano così dadi da brodo con la stessa quantità di glutammato di quelli tradizionali, ma con la possibilità di essere percepiti come più salutistici (anche se non c’è un solo studio scientifico ad indicare una remota possibilità che il glutammato possa essere dannoso).