Il Senato francese ha approvato una norma che prevede il divieto di impiego del bisfenolo A (BPA) in tutti gli imballaggi per cibi e bevande a partire dal 2015, e già da inizio 2013 per i prodotti alimentari destinati ai bambini fino ai 3 anni.

Prima che entri in vigore il divieto totale (1 luglio 2015), la normativa prevede anche un’apposita etichettatura per le confezioni contenenti BPA, destinati a donne in stato di gravidanza o bambini, i soggetti considerati più a rischio.

 

La proposta di divieto, già da tempo nell’aria, è stata ritardata di 18 mesi per consentire all’industria alimentare di trovare e sperimentare adeguate alternative agli imballaggi con bisfenolo.

 

Questa campagna ha permesso ad altri Stati membri dell’UE di avviare iniziative simili, perché «tutti dovrebbero essere consapevoli dei pericoli derivanti dall’utilizzo del BPA» come afferma la senatrice francese Patricia Schillinger.

 

Ma tra i politici le opinioni non sono unanimi. Il Ministro della salute Marisol Touraine ha espresso la propria soddisfazione per l’esito del voto al Senato, affermando che non possono più esserci dubbi sui pericoli rappresentati dal BPA.

Una fetta del parlamento sostiene che servirebbe più tempo prima di introdurre il divieto, per avere la certezza che le alternative proposte dall’Autorità per la sicurezza alimentare francese siano valide e sicure (l’ANSES avrebbe individuato ben 73 potenziali alternative al BPA). Infatti anche per altre sostanze plastiche i dubbi sono molti.

 

Nonostante le forti pressioni delle industrie del settore packaging sulla Commissione Europea perché venga bloccato il divieto di impiego di bisfenolo A negli imballaggi, molti Stati stanno prendendo iniziative autonome simili a quella francese.

In Danimarca la legge vieta il BPA nei prodotti destinati ai bambini fino ai tre anni di età, mentre in Belgio la proibizione partirà dal 1 gennaio 2013.

Anche la Svezia ha fatto sapere che presto si muoverà in questa direzione.

 

Ma resta un dubbio: come si comporteranno le aziende di fronte all’impossibilità di commercializzare i prodotti con BPA in alcuni Stati Europei? Cambieranno le produzioni su larga scala scegliendo di uniformarsi al veto o si creeranno diverse vie di mercato?

 

Luca Foltran

Foto: Photos.com

 

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