Bisfenolo A: perturbatore endocrino pericoloso per la salute secondo l’Echa. Parere in contrasto con quanto affermava l’Efsa. Si attende la decisione della Commissione europea
Bisfenolo A: perturbatore endocrino pericoloso per la salute secondo l’Echa. Parere in contrasto con quanto affermava l’Efsa. Si attende la decisione della Commissione europea
Agnese Codignola 20 Giugno 2017Gli ambientalisti e moltissime associazioni di consumatori europei esultano: la European Chemicals Agency (Echa) ha dichiarato ufficialmente il bisfenolo A (Bpa) un perturbatore endocrino che pone gravi rischi per la salute. La decisione, votata all’unanimità con la sola eccezione di Gran Bretagna e Finlandia, che si sono astenute, è giunta dopo un attento esame di un dossier presentato dalla Francia, paese che ha bandito il Bpa dagli imballaggi alimentari di qualunque tipo nel 2015, e approvato da altri molti paesi, all’inizio dell’anno. L’occasione è stata la revisione della lista di sostanze pericolose che l’agenzia aggiorna periodicamente. In questa sessione ne sono state aggiunte 12 (per un totale complessivo di 43) tra le quali, appunto, il Bpa.
Come tutte le agenzie comunitarie, anche l’Echa non ha alcun potere decisionale, esercita soltanto un ruolo di consulenza che di solito poi porta all’elaborazione di una legge e normative approvata dalla Commissione. In questo caso il pronunciamento contrasta con quello dell’Efsa del 2015, in cui si diceva che il Bpa non ha alcun ruolo nell’aumento di rischio di danni al feto, e di altre malattie cardiovascolari e neurologiche, alterazioni nello sviluppo cognitivo, diabete e così via. Secondo l’Efsa l’uso può essere libero, senza alcuna limitazione, anche in confezioni e strumenti per bambini, nonostante decine e decine di studi ne abbiano dimostrato la pericolosità (leggi articolo). Ora bisognerà vedere se la Commissione riterrà più credibile l’analisi condotta dall’Echa o quella effettuata dall’Efsa basata su dati meno recenti.
Il caso, tuttavia, ne richiama pericolosamente alla mente un altro quello del glifosato, e per questo pone alcuni interrogativi. Anche allora (vedi articolo) il verdetto dell’Efsa era stata una criticassima assoluzione, soprattutto dopo che l’agenzia per la ricerca sul cancro di Lione, la Iarc, aveva incluso il pesticida nella lista dei cancerogeni. Secondo alcuni osservatori l’Efsa negli ultimi anni si è quasi sempre schierata dalla parte dei produttori di sostanze chimiche, scagionando sostanze sulle quali pendeva più di un dubbio e le sue prese di posizione basate su elaborazioni statistiche si sono prestate spesso a critiche feroci per pecche metodologiche o perché derivanti da studi pagati anche dalle aziende. Tutto ciò ha provocato in diversi ambienti un effetto negativo, incentivando la perdita di credibilità di questo tipo di agenzie, che fino a qualche anno fa esercitavano un ruolo importante.
La questione del Bpa è ancora più spinosa rispetto al glifosato, perché ormai numerosissimi studi dimostrano che può nuocere alla salute: non a caso molti paesi ne hanno limitato l’impiego almeno per alcune tipologie di prodotti destinati all’infanzia. A complicare ulteriormente la situazione c’è un elemento molto importante: il Bpa è molto diffuso nel mondo al punto che più del 90% della popolazione ne ha tracce nel sangue, compresi i neonati. Uno studio recente dell’Agenzia tedesca per la salute ne ha dimostrato la presenza presente nelle urine di 591 dei 599 bambini studiati. L’altro problema è che non esistono ancora sostituti soddisfacenti.
E proprio per l’ubiquitarietà del Bpa (38 i milioni di tonnellate prodotti nel 2006 nel mondo, un terzo dei quali venduti in Europa), anche se il documento dell’Echa venisse recepito, è probabile che non sia varata subito una normativa restrittiva. È più plausibile che vengano decise alcune limitazioni graduali per dare alle aziende il tempo di trovare dei rimpiazzi accettabili. Secondo alcune associazioni come PlasticEurope, sono state provate oltre 1.700 sostanze sostitutive, ma meno di una dozzina hanno superato i primi test, non riuscendo a evitare il dimezzamento del tempo di conservazione degli alimenti confezionati con le plastiche contenenti Bpa. La sostituzione del Bpa è davvero un problema enorme.. SeAnche il candidato che per molto tempo è sembrato il migliore sostituto, il bisfenolo S, secondo i dati più recenti potrebbe comportare gli stessi problemi del capostipite (essendo quasi identico dal punto di vista chimico). (Leggi articolo)
A breve intanto, stando a quanto anticipato da Germania, Danimarca, Francia e Svezia, con l’appoggio anche della Svizzera e della Norvegia, dovrebbe essere proposta dalla stessa Efsa una nuova metodologia per studiare i valori soglia. Se come ci si aspetta i nuovi riferimenti verranno approvati , in autunno dovrebbero iniziare ad essere rivisti i dosaggi negli imballaggi alimentari.
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Giornalista scientifica
Le soluzioni sarebbero già possibili ma tant’è che è meno dispendioso danneggiare la salute dei poveri consumatori che, come me, adottano tutte le misure possibili per starne alla larga ma…è una battaglia quasi impossibile da vincere. Le bio plastiche ci sono, sia quelle ricavate dalla fermentazione del mais che dalla canna da zucchero. Se tutti le usassero il problema dei bisfenoli sarebbe solo un ricordo…
condivido
Condivido il commento di Marilena Mela. Gli interessi economici vanno al di là della salute. Anche nel caso specifico l’europa è latitante e ognuno fa come gli pare.
giovanni! l’Europa è latitante! solo in quello? non vedi come siamo lasciati soli con il problema degli immigrati?
Ma cosa c’entrano gli immigrati con il problema Bisfenoli…completamente off topic. Ci tenevo invece a segnalare che una nota marca italiana, sta producendo latte biologico in una nuova confezione tetrapack, con gli elementi in plastica ottenuti dalla fermentazione della canna da zucchero. Occhi aperti!! 🙂