Bevande dolci? Meglio bere acqua, sempre, se si vuole preservare il fegato e non andare a ingrossare le fila di quel 30% della popolazione mondiale che, ormai, soffre di una malattia epatica metabolica data dall’accumulo di grassi, la steatosi non alcolica. Non si salvano infatti né le bevande zuccherate né quelle con basso tenore di zucchero o con dolcificante, da una grande analisi presentata nei giorni scorsi al congresso della United European Gastroenterology (UEG) svoltosi a Berlino, in Germania.
I dati della UK Biobank
I ricercatori dell’Università Soochow di Suzhou, in Cina, hanno preso in esame i dati di oltre 123.000 persone contenuti nel grande database britannico UK Biobank, comprensivi di risposte ai questionari sulle abitudini alimentari delle 24 ore e di dati relativi alle condizioni del fegato e alla salute in generale, per un arco di tempo medio di più di dieci anni. All’inizio della raccolta dei dati, nessuno dei partecipanti presentava malattie del fegato, ma durante il periodo di osservazione più di 900 persone hanno ricevuto una diagnosi di steatosi associata a una disfunzione metabolica (metabolic dysfunction-associated steatotic liver disease (MASLD) e più di cento ne sono decedute.
Questa malattia è uno dei grandi killer del benessere, ed è spesso presente nelle persone con obesità. Le cause sono da ricercare principalmente nell’eccessiva assunzione di zuccheri, che si trasformano in grassi che, a loro volta, si accumulano nel fegato, con gravi conseguenze. Per questi motivi la sua incidenza è in continuo aumento, e lo studio dettagliato delle cause alimentari può essere quindi di grande aiuto anche dal punto di vista della sanità pubblica, per programmare interventi che riescano a contenere l’aumento di casi.
I risultati
Con questa prospettiva in mente, i ricercatori hanno verificato i consumi sia di bevande zuccherate o SSB (da sugar-sweetened beverages), sia di bibite con pochi zuccheri o nessuno zucchero classico, ma solo dolcificanti, o LNSSBs (da low- or non-sugar-sweetened beverages), tradizionalmente considerate più sane o meno dannose. E hanno così messo in evidenza il possibile ruolo di entrambi i tipi di bevande dolci nell’insorgenza della steatosi: i consumi più elevati, superiori a 330 grammi al giorno, sono risultati associati, rispettivamente, a un aumento del 60 e del 50% del rischio di sviluppare la malattia.

Per quanto concerne il rischio di morte, le bibite con zucchero non sembrano provocare un aumento significativo, al contrario di quanto si osserva con quelle dolcificate, la cui pericolosità procede di pari passo con i quantitativi consumati e che, di conseguenza, sarebbero peggiori. E infatti scostamenti dai valori di rischio medi si vedono anche per quantitativi molto bassi, attorno a una sola lattina al giorno. In entrambi i casi, comunque, il consumo abituale risulta essere direttamente collegato a un aumento della quantità di grassi nel fegato.
Un altro dato interessante è la sostituzione di un tipo di drink con l’altro: non emergono differenze significative, perché entrambi danneggiano il fegato. Al contrario, sostituendo le bevande zuccherate con acqua si vede una diminuzione del rischio del 14,7%, e rinunciando a quelle dolcificate, sempre per tornare all’acqua, il calo è del 13,5%
Le interpretazioni
Sulle cause di questo effetto a carico del fegato dato da classi di sostanze così diverse, secondo gli autori sarebbero coinvolti due meccanismi differenti. Nel caso delle bevande con zuccheri, si ha un immediato aumento della glicemia e dell’insulina, che facilita l’aumento di peso e innalza i livelli di acido urico: tutti fattori che si ripercuotono sul fegato. Nel caso delle altre, invece, il danno epatico arriva più probabilmente dallo squilibrio nel microbiota intestinale che, a sua volta, annulla il senso di sazietà, alimenta il desiderio di cibi ipercalorici dolci e fa aumentare la secrezione di insulina. Per queste ragioni, pur essendo famiglie di molecole profondamente differenti, zuccheri e dolcificanti giungono allo stesso esito.
La conclusione non può quindi che essere: meglio bere solo acqua, limitando il consumi di bevande dolci a occasioni realmente sporadiche.
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Giornalista scientifica


