Ilfattoalimentare.it aveva raccolto la notizia della frode relativa a carni bovine, suine e avicole tritate e vendute come carne di cavallo nell’ipermercato Auchan di Torino in Viale Romania.

Dopo la segnalazione dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, le autorità hanno subito ordinato la chiusura della macelleria interna dell’ipermercato, apponendovi i sigilli.

La situazione si è ora aggravata poiché le analisi hanno rilevato anche la contaminazione delle carni con il pericoloso batterio Listeria monocytogenes. Così il procuratore di Torino Raffaele Guariniello ha aperto un’indagine nei confronti del direttore del punto vendita e dell’amministratore delegato di Auchan Italia.

Cosa è successo? I dati relativi alla rintracciabilità hanno mostrato una grave incongruenza tra i flussi di carne equina in ingresso e in uscita dall’Ipermercato di Corso Romania. Nel 2010 a fronte di 1.150 kg di carne di cavallo acquistata, le vendite sono state quasi il triplo (3.200 kg). I conti non tornano e non è facile spiegare come tali incongruenze possano essere sfuggite ai dirigenti dell’ipermercato, oltreché al responsabile della macelleria interna.

Ne emerge una questione di “governance”, vale a dire la capacità dell’organizzazione di applicare con efficacia procedure aziendali idonee a garantire la lealtà dei rapporti con i consumatori. I dati relativi all’esercizio 2010 mostrano che la vicenda della finta carne di cavallo non è un episodio occasionale, e che le procedure interne presentano qualche vizio di routine.

A ben vedere il caso in esame è la cartina tornasole di un problema più ampio: quando un supermercato non si limita a vendere ma produce e/o confeziona alimenti, deve rispettare le stesse regole e ricevere gli identici controlli cui sono sottoposte le aziende di produzione e confezionamento. Solo in questo modo si possono prevenire con efficacia atti fraudolenti o comunque non conformi alla legislazione.

In attesa che le regole igienico-sanitarie vengano allineate in modo da garantirne l’identica applicazione a tutti gli operatori, è ragionevole immaginare l’intensificazione dei controlli pubblici ufficiali nei confronti della grande distribuzione.

Dario Dongo