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“Bambini e pubblicità: se in tv ci sono meno spot diminuisce l’incidenza di obesità e sovrappeso”

Dopo la pubblicazione su Il Fatto Alimentare dell’articolo Bambini e pubblicità: se in tv ci sono meno spot diminuisce l’incidenza di obesità e sovrappeso” abbiamo ricevuto questa nota dell’Assobibe che pubblichiamo insieme alla riposta di Teresa Montesarchio, autrice del pezzo.

 

Abbiamo letto con attenzione l’articolo pubblicato, il 2 settembre 2013, dalla vostra testata dal titolo e riteniamo utile offrire un contributo sul tema della pubblicità e della pressione esercitata in particolare sui bambini.

• Le imprese aderenti ad Assobibe hanno scelto volontariamente fin dal 2006 di evitare attività pubblicitarie o di marketing diretto ai bambini al di sotto dei 12 anni, sia all’interno di programmi TV che nei cosiddetti digital media.

• Questo impegno ha favorito risultati importanti, resi noti attraverso una ricerca promossa nel 2010 da Coop e svolta dall’Università “Roma Tre” di Roma, in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia: il 79% della pubblicità di bevande analcoliche ha come destinatari gli adulti e il 16% i giovani. Solo il 6%, invece, è destinata ai bambini. Si allegano a riguardo due schede riepilogative (all. 1).

assobibe logo• In Italia, dunque, solo il 6% della pubblicità di bevande analcoliche è rivolta ai bambini. Una percentuale esigua, dovuta principalmente alla pubblicità di prodotti quali cioccolate calde e bevande simili, di gran lunga inferiore rispetto alla pressione pubblicitaria di altri alimenti. E questo grazie ad una autoregolamentazione di cui gli stessi produttori associati hanno deciso di dotarsi.

David Dabiankov

 

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In Italia risulta in sovrappeso un bambino ogni tre

Avendo letto la sua lettera inviata alla redazione de Il Fatto Alimentare, ho approfondito la politica di marketing di Assobibe, illustrata nel documento Codice per l’autoregolamentazione delle attività di promozione e commercializzazione dei prodotti del settore. Come si legge nel documento, gli associati si impegnano volontariamente ad una condotta promozionale maggiormente restrittiva di quella già responsabile dell’IAP. Dal 2006, infatti, Assobibe vuole evitare, nelle comunicazioni di vendita, supporti cartacei, siti web e programmi televisivi rivolti specificatamente ai bambini in età inferiore ai 12 anni, di rivolgere inviti ai minori volti a persuadere i genitori all’acquisto del prodotto pubblicizzato, a non sfruttare il potenziale infantile per l’immaginazione, creando aspettative irragionevoli su un prodotto e a non suggerire che il consumo del prodotto migliori la condizione o la popolarità tra i coetanei o che il mancato consumo del prodotto induca una perdita della condizione o della popolarità.

 

Tale impegno si traduce in una riduzione degli spot di bevande analcoliche al solo 6% in Italia, così come stimato nel 2010, dallo studio promosso da Coop e favorito dall’Università Roma Tre, in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia. Ho inoltre appreso che la Vs associazione si impegna attivamente per la promozione di un sano stile alimentare, anche nelle scuole, favorendo il consumo consapevole delle bevande da parte dei bambini ed una maggiore responsabilità nella proposta di bibite ai piccoli da parte di educatori, insegnanti e genitori.

 

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La promozione ai bambini non è nei fatti eliminata, ma svolta in maniera differente e col nobile scopo di tutelarli

Tenendo conto di tutto ciò, vedo che la promozione ai bambini non è nei fatti eliminata, ma svolta in maniera differente e col nobile scopo di tutelarli. Tramite l’educazione alimentare all’interno delle scuole, infatti, Assobibe ha potuto promuovere la vasta gamma di bibite made in Italy, offrendo, come recita il suo slogan, un prodotto per ogni esigenza[1]. A conferma di ciò, in un’intervista rilasciata a Mercato Italia Agroalimentare nel 2007 Lei soprannomina la compensazione ad un eventuale calo nei consumi di bevande, ipotizzabile in seguito alla restrizione dell’attività promozionale rivolta ai bambini, con attenzione da parte delle imprese a individuare le esigenze dei consumatori e della società in generale[2].

 

Questo è solo un modo diverso di fare marketing e personalmente non so quanto possa contribuire al calo di sovrappeso e obesità infantile nel nostro Paese, il quale si colloca ai primi posti in Europa per l’infelice risultato di un bambino in sovrappeso ogni tre. Vorrei, inoltre, ricordare che la politica di Assobibe del 2006 di non fare pubblicità diretta ai bambini di età inferiore ai 12 anni, non ha impedito ad uno dei principali associati come Coca-Cola di proporre le peggiori pubblicità nel settore alimentare degli ultimi anni, più volte censurate dalle autorità. Si pensi allo spot che invitava le mamme a fare bere Coca-Cola a tavola ai bambini! Di fronte a quanto esposto, le scelte di Assobibe potrebbero sembrare di facciata. In ogni caso, se gli spot vanno in onda alle 20:00 l’effetto sui bambini è comunque assicurato.

 

Teresa Montesarchio (Psicologia e Alimentazione)


[1] Una Scelta di Responsabilità, Assobibe

[2] Intervista rilasciata a Mercato Italia Agroalimentare 2007, Rapporto sullo stato delle imprese, disponibile qui.

 

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Foto: Photos.com, Assobibe.it