Secondo il Piano nazionale integrato pubblicato pochi giorni fa dal ministero della Salute, la maggior parte dei controlli sugli alimenti in Italia sono fatti dalle “autorità competenti”. Dietro questa anonima categoria ci sono migliaia di veterinari, medici e tecnici delle Asl che operano tutti i giorni e fanno il grosso dei controlli e delle ispezioni, con numeri dieci volte superiori a tutti gli altri enti pubblici.
Per motivi sconosciuti questo esercito di specialisti non trova un riscontro nel voluminoso documento, anche se hanno effettuato 510.440 ispezioni su 1.335.753 diverse attività produttive riscontrando 33.895 non conformità, visitando: aziende, mercati all’ingrosso, punti vendita e in tutta la filiera. Questi controllori hanno anche inflitto 7.285 sanzioni, ed effettuato 509 denunce di reato e 957 sequestri. Sono stati inoltre eseguiti 9.874 audit riscontrando 2.852 esiti non conformi….
Per capire la differenza tra gli operatori delle Asl e gli altri basta confrontare i numeri con l’attività di enti come i Nas (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità dell’Arma dei Carabinieri) che hanno condotto nell’ambito alimentare solo 31.479 accertamenti, oppure l’Icqrf del Mipaaf che ha fatto 54.098 controlli antifrode, su circa 53.000 prodotti. Ci sono poi le Capitanerie di porto che hanno espletato 26.127 verifiche lungo l’intera filiera dei prodotti ittici. Anche i Posti di ispezione di frontiera (Pif), gli Uffici di sanità marittima aerea di frontiera (Usmaf), la Guardia di finanza e altri enti hanno portato aventi attività ispettive con numeri simili.
Perché i principali controllori della filiera, quelli che fanno più della metà del lavoro totale, nel rapporto sono identificati come “autorità competenti”, senza attribuire loro un nome, come avviene invece per le altri organismi? Stiamo parlando della struttura portante dei controlli che però viene dimenticata o meglio ancora resa anonima. Non si tratta di un errore, in queste relazioni il ministero della Salute dimentica regolarmente la struttura delle Asl. Il ministero preferisce evidenziare l’attività dei Nas che si rivela quasi marginale rispetto alla complessità generale. La realtà è che, contrariamente a quanto pensano o percepiscono i cittadini, chi assicura buona parte dei controlli sugli alimenti e garantisce la salute pubblica sono i dipendenti delle Asl.
Consulta la Relazione annuale al PNI 2018
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
A parer mio viene evidenziato quanto fatto dai NAS piuttosto che delle ASL perche’ nel “comune pensiero” degli uffici stampa un controllo dei carabinieri fa piu’ impressione “vale di piu” “e’ meno “corruttibile” rispetto a quello svolto da un semplice “dipendente pubblico” delle ASL con il risultato di creare lavoratori di serie A e serie B.
Sarebbe interessante sapere come vanno a finire le azioni dei Nas e quelle delle Asl e degli altri enti di controllo. Purtroppo non ci sono dati per confrontare l’efficacia degli interventi.
lavoro in un azienda alimentare i nas passano in media ogni 3 anni le asl minimo 1 volta al mese
non avrei mai pensato di leggere un articolo così. incredibile…è proprio questa la situazione per le asl. diffondo l articolo anche tra i colleghi, grazie!
Non ho mai letto, tramite mezzo stampa, che le asl hanno chiuso un attività alimentare per determinate carenze nella normativa mentre, per i nas eccome. Sarà un caso oppure……!!!!
Quanto dice lei conferma le tesi esposte nell’articolo quando si dice che il lavoro delle Asl non viene mai pubblicizzato.
prima di tutto vorrei ringraziare l’autore per l’articolo
Sono un dipendente del SIAN di una ASL del Piemonte,le assicuro che i provvedimenti di chiusura in seguito ad ispezione (o meglio sospensioni dell’attività è il termine corretto) di esercizi o laboratori alimentari non sono rari, probabilmente la notizia non arriva regolarmente alle varie testate giornalistiche come avviene per altri Enti.
Le ASL in generale hanno come obiettivo la cura del paziente e quindi penso che gli uffici stampa siano piu’ attenti a comunicare ai giornali l’inserimento di nuove terapie o altro piuttosto che le chiusure di locali.
Probabilmente lavoriamo senza bisogno di farci tanta pubblicità….. infatti a me risulta che ne vengano chiusi a seguito di controlli i cui esito sono irrimediabilmente non conformi alla normativa
Ringrazio l’autore perchè finalmente emerge ( almeno nei numeri) l’opera delle ASL nel campo della sicurezza alimentare ( e non solo). E’ inoltre da sottolineare che i controlli ufficiali svolti, basati su pianificazioni e programmi che hanno come base teorica la valutazione del rischio, hanno finalità in gran parte preventiva. E’ vero che sono oltremodo necessari anche i procedimenti sanzionatori, le sospensioni dell’attività, i sequestri e quant’altro: quelle “cose” insomma che fanno notizia. Ma il dna dei professionisti della prevenzione non è certo quello di apparire sulle testate giornalistiche o televisive se non per fine educativi e/o preventivi. Grazie ancora.
Non condivido alcuni dei commenti:
1- i Nas sono in numero molto minore del personale ASL (in media un Nas copre 3-4 province le ASL sono una per provincia);
2- i Nas ispezionano ogni 3 anni? il veterinario ogni mese? Forse perché c’è obbligo normativo da parte del veterinario, non credete?
3- Come vanno a finire le ispezioni dei Nas? Come Lei saprà molte volte (non tutte, fortunatamente) dipendono dalla ASL (che, ripeto a me stesso, è autorità competente ad emettere i provvedimenti del caso).
4- E’ vero all’interno delle ASL vi lavora dell’eccellente personale e professionalità. Ricordo a me stesso che i veterinari hanno l’obbligo di visitare gli allevamenti……(vedasi Prosciuttopoli, ndr)
Grazie
La realtà è che altri enti di controllo vivono di statistiche , le Asl no; altro elemento fondamentale è che un comandante dei Nas esalta il lavoro dei suoi collaboratori, mentre un DG della Asl non sempre conosce l’esistenza dei veterinari e del Sian.
Vero…
Una pluralità di organi di controllo si occupa di sicurezza alimentare, alcuni non sono nemmeno degni di essere citati; altri, più che a collaborare, pensano a far mostra di ciò che fanno dal proprio fortino. E’ incredibile che nel 2019 si accendano queste rivalità, così come non se ne può più di leggere comunicati stampa e articoli celebrativi che diffondono informazioni sommarie, fini a sé stesse. Mai un articolo completo, tra le autocelebrazioni, in cui si citino con scrupolo norme violate e si diffondano informazioni veramente utili a tutti: controllori, operatori del settore, utenti.
Si deve far sapere che si è fatto qualcosa. Cosa e come non importa, perché nella stragrande maggioranza dei casi un organo di controllo non si curerà, salvo da questo dipendano entrate, di verificare l’esito di un proprio accertamento (procurandosi una sentenza, a titolo esemplificativo).
Questa è l’Italia dei Dirigenti in cui I controlli si sovrappongono senza criterio, in cui ai registri previsti dalla vigente normativa non si dà attuazione ecc. ecc.
Tutto vero il perchè si continui a dare delle informazioni parziali e incomplete resta un mistero. Errare è umano perseverare no. Le motivazioni di tutto ciò sono le più varie ma quello che mi stupisce maggiormente e che le nostre regioni tramite gli assessorati alla sanità non forniscano informazioni sulle attività svolte dalle ASL in ambito della prevenzione, potrebbero sfruttare questi dati a proprio vantaggio.
Sono un dipendente ASL che a volte si trova a fare controlli congiunti con il personale NAS, è capitato a volte che dopo questi controlli la loro presenza è stata sbandierata a mezzo mass media mentre noi per regolamento aziendale abbiamo l’obbligo di riservatezza e non divulghiamo mai il nostro operato.
Nutro il massimo rispetto per loro ma un riconoscimento in più per il nostro lavoro sarebbe gratificante
le ASL, a parer mio, dovrebbero fare il lavoro dietro le quinte, essendo personale civile e quindi ricattabile e ‘indirizzabile’ in tutte quelle realta’ dove si e’ a diretto contatto con la malavita organizzata. I NAS invece, dovrebbero fare tutto quello che stanno facendo le ASL, magari col supporto di queste ‘dietro le quinte’. Quando pensiamo ai controlli, pensiamo sempre anche al controllore. Immaginiamo un dottorino di primo pelo che va nella fattoria del boss a fare controlli…. credete che questi controlli possano essere obiettivi e imparziali? forse la prima volta, o due, poi la pressione comincia, e diventa solo una questione di coraggio. Non siamo tutti eroi. I controlli e le ispezioni devono essere svolti dalla parte ufficiale e militare dello Stato.
Perché i carabinieri hanno un eccellente ufficio stampa.
La vera questione non è se i controlli li fanno le ASL o i NAS, il punto debole dei controlli è che i prodotti vegetali non sono controllati dagli agronomi, che pur essendo i più competenti sulla materia, nelle ASL non possono entrare, perché tenuti fuori dalle lobby dei veterinari e dei medici igienisti.
E lo stesso dicasi per i tecnologi alimentari, anche se qualcuno, come precario è riuscito a entrare in qualche ASL.
La questione principale verte sul fatto che il sistema dei controlli in Italia e’ frazionato tra diversi, troppi enti (ASL – PIF, USMAF, Ispettorato Centrale Repressione Frodi, Carabinieri NAS e talvolta senza alcuna competenza anche quelli che operano nelle stazioni territoriali, non mancano sporadici interventi della Polizia di Stato, Polizia Municipale e GdF) che spesso operano disgiuntamente senza coordinamento, con aggravio dei costi del controllo e mancata ottimizzazione dell’efficacia. La norma di riferimento D.Lgs. 193/07 (art. 2) individua ai fini dell’applicazione dei regolamenti (CE) 852/2004, 853/2004, 854/2004 e 882/2004 (pacchetto igiene – prodotti alimentari) il Ministero della Salute, le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e le Aziende unità sanitarie locali, nell’ambito delle rispettive competenze. Come ben evidenziato dal Dott. La Pira tra tutti i contendenti che si fregiano di effettuare i controlli del settore alimentare il Ministero della salute espone sempre in bella vista i Carabinieri del NAS credo perché proprio appartenenti alla Benemerita e una divisa fa sempre un bel vedere e mette sicurezza mentre la stragrande maggioranza dei controlli ispettivi ed analitici (di laboratorio) vengono effettuati dagli operatori ASL – ATS che peraltro vantano competenze specifiche nel settore alimenti e nutrizione e nel settore veterinario: sicurezza alimenti di origine animale, sanità e benessere, alimentazione e commercio con l’estero) obblighi di formazione sanitaria specifici e accreditati (formazione ECM analoga a quella sostenuta dal personale sanitario operante nelle strutture ospedaliere).
Non sono d’accordo sull’ultima parte relativa alle competenze. Quelle relative agli alimenti di origine vegetale, nonchè le problematiche relative alla trasformazione degli alimenti e della distribuzione /ristorazione sono carenti nel personale ASL. Prova ne è la necessità di provvedere a corsi appositi su micotossine, fitofarmaci, ispezione degli alimenti di origine vegetale, rivolti al personale ASL. Corsi e costi, che si potrebbero risparmiare se nella pianta organica delle ASL, oltre ai periti agrari, vi fossero anche agronomi e tecnologi alimentari.