In Tuscia è emergenza per l’acqua potabile in cui è stata riscontrata la presenza di arsenico e fluoro oltre la soglia consentita. In 40 comuni (su un totale di 60) sono in vigore specifiche ordinanze che vietano il consumo dell’acqua del rubinetto e l’uso per cucinare, lavarsi i denti e fare la doccia (soprattutto se ci sono patologie cutanee). In pratica, la si può usare solo per lavare indumenti, stoviglie e ambienti, per lo scarico del bagno e negli impianti di riscaldamento.
Nonostante il Ministero della salute abbia escluso l’allarme, il sindaco di Viterbo Giulio Marini é furioso: «Sto valutando se sporgere denuncia contro l’Istituto superiore di sanità per procurato allarme, oltre a presentare querela per danni», ha affermato a metà aprile, dopo la divulgazione dello studio epidemiologico sulla popolazione in cui si registra un’elevata concentrazione di arsenico, nota sostanza cancerogena.
Come spesso accade in Italia, c’è stato un vorticoso scarico di responsabilità che Il Fatto Quotidiano ha testimoniato in un video e la fine della questione la soluzione sembra lontana.
Per avere un’idea concreta di cosa stia veramente succedendo in queste zone, basta dare un’occhiata alle indicazioni che l’ASL di Viterbo ha inserito sul sito internet, dopo il dossier dell’Istituto Superiore di Sanità del 5 Aprile (Acque potabili, il punto sull’arsenico) e il comunicato stampa del 18 Aprile (CS n. 12/2013 – Arsenico, alcune precisazioni sullo studio di esposizione alimentare) per cercare di smorzare “il clamore che i dati hanno suscitato negli organi di stampa”.
Si legge nel sito: «Benché i livelli di arsenico in quelle zone siano doppi rispetto a quelli della popolazione generale [..], i dati non devono essere interpretati come un’indicazione di rischio immediato e indifferenziato per le popolazioni residenti». Nondimeno, si ricorda che «l’esposizione alla forma inorganica dell’arsenico presente nelle acque è associata a importanti effetti tossici nell’essere umano, tra cui gli effetti cancerogeni a carico di diversi organi».
Nel sito dell’ASL sono riportati i valori di arsenico e fluoruri rilevati ad aprile nell’acqua dei comuni della provincia di Viterbo e le relative limitazioni d’uso che l’ISS impone ai cittadini.
Limitazioni d’uso dell’acqua erogata raccomandata dall’Istituto Superiore della Sanità per concentrazioni di arsenico superiori a 10 e uguali o inferiori a 50 microgrammi/litro
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Per acque erogate con valori di arsenico eccezionalmente superiori a 50 microgrammi/litro,
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Come si vede, i divieti per le due classi di acque erogate sembrano pressoché identici e danno un’idea dell’entità del problema.
Nel dettaglio dei dati riportati per i vari Comuni della zona, tra i valori più alti ritroviamo:
Comune CANINO Serbatoio Roggi – Campo sportivo, μg 22 per litro (valore medio)
Comune CAPODIMONTE Rete idrica centro, μg 17 per litro (valore medio)
Comune CAPRANICA piazzale dei Lavoratori, μg 26 per litro / piazza della Libertà, μg 44 per litro / via Giovanni Pascoli, μg 48 per litro / piazza 7 Luglio, μg 34 per litro / F.P. Sacro Cuore, μg 46 per litro / Rete idrica Sambuco, μg 10 per litro / piazzale Varisco, μg <1 per litro (fontanella dotata di impianto di dearsenificazione) / fontanile via San Rocco, μg 9 per litro (fontanella dotata di impianto di dearsenificazione)
Comune CASTEL SANT’ELIA Rete idrica centro, μg 60 per litro (valore medio)
Comune FABRICA DI ROMA Scuola Pian di Cave, μg 44 per litro
Questi dati parziali ben rappresentano la situazione e rendono evidente l’efficacia degli impianti di dearsenificazione. In uno stesso comune si passa da concentrazioni di 48 μg per litro a valori inferiori a 1 μg, proprio grazie a questi dispositivi. È altrettanto evidente il problema nell’impianto sportivo di Canino dove la concentrazione pari a 22 μg per litro non consentirebbe la potabilità dell’acqua e ne limiterebbe l’uso per pratiche d’igiene (situazione poco proponibile in ambito sportivo).
Il problema più grave riguarda il comune di Fabrica di Roma dove l’acqua erogata nella scuola Pian di Cave sfiora i limiti ammessi per gli usi minimi. In questo caso, non solo non la si può bere, ma non la si può nemmeno utilizzare per lavare frutta e verdura, per le pratiche di igiene personale, la pulizia dei denti, del cavo orale e delle mani (difficile pensare che bambini riescano a seguire alla lettera tutte queste indicazioni).
Va anche detto che questa situazione causa grave danno non solo ai cittadini, ma anche alle imprese alimentari: nei comuni del Lazio interessati dall’emergenza arsenico è a rischio anche la catena alimentare. Concentrazioni di arsenico superiori ai livelli consentiti sono state rilevate, ad esempio, anche nel pane prodotto nell’area del viterbese. Urge al più presto una soluzione che metta i cittadini della zona nelle condizioni di poter utilizzare l’acqua in tutta sicurezza e senza limitazioni.
Luca Foltran
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Parlare di arsenico trovato nel pane prodotto nell’area del viterbese, mi sembra un’affermazione un po’ troppo azzardata e che non fa altro che aumentare l’allarmismo e la preoccupazione dei consumatori..!
Piuttosto, mi sembrerebbe più giusto sottolineare che le imprese alimentari hanno l’obbligo di adottare sistemi alternativi di approvvigionamento idrico (impianti di dearsenificazione o acqua imbottigliata) secondo la normativa vigente, e che moltissime imprese si sono già adeguate a questo imperativo e molte altre si stanno organizzando. Quindi non generalizzerei dicendo che il pane contiene arsenico, il consumatore finale dovrà sincerarsi che il proprio fornaio di fiducia abbia fatto quanto richiesto dalla legge per la tutela della nostra salute. E questo vale per qualsiasi altra attività nel settore alimentare che utilizzi acqua come ingrediente per le proprie preparazioni o semplicemente per il lavaggio e risciacquo di alimenti….
vorrei precisare il fatto che le limitazioni del ministero della salute sono state abbastanza restrittive in quanto ha accumunato le zone del viterbese che superano di poco i 10 microgrammi per litro con quelle che superano di molto questo valore, come le aree che hanno 25-30-40 microgrammi per litro di arsenico, pertanto credo che il divieto di lavaggio in generale e dei denti, per i paesi che si trovano tra 10 -20 non si debba applicare! ma sia soltanto da applicare per le preparazioni alimentari! anche perchè si parla di microgrammi pensate a quanti microgrammi di arsenico possano rimanere su una superficie lavata?!?
Testualmente, la circolare dell’ISS recita:
l’ISS precisa che l’identificazione di alimenti, incluso il pane, con livelli di arsenico inorganico superiori a quelli misurati in aree non impattate, è servita a ricostruire il quadro dell’esposizione nella quale intervengono sia gli alimenti sia l’acqua, ma non rappresenta un pericolo per la salute.
Sono d’accordo nell’evitare di creare allarmismi ma questa mentalità sembra portare sempre alla medesima conclusione: NESSUN PROBLEMA E SE IL PROBLEMA C’E’ NON E’ NULLA DI GRAVE, NIENTE ALLARMISMI, NESSUN PERICOLO PER LA SALUTE.
La frase che abbiamo sentito in molti media per il caso delle pentole al cobalto, che stiamo sentendo per il BPA nei prodotti per bambini (mentre decine di Paesi Europei ed Extraeuropei ne vietano la vendita), che sentiamo ancora una volta per un caso arsenico che si trascina da anni. Tutto normale, tranne che per i consumatori.
Troppo facile chiedere alle aziende e ai cittadini di “organizzarsi” e adottare soluzioni adeguate, soprattutto quando si parla di un bene come l’acqua: bene che dovrebbe essere a disposizione di tutti ad un livello di qualità che consenta, perlomeno, i minimi impieghi previsti.
Foltran Luca
infatti di sicuro le aziende ed i cittadini stanno pagando la negligenza e l’incuria di amministrazioni passate, società che gestistocono l’acqua e della regione! purtroppo nessuno però dice che nel viterbese una decina di anni fa, quando era stato evidenziato questo problema, l’europa aveva staziato 23 milioni di euro per la depurazione della città di viterbo ma gli amministratori di allora non li hanno saputo gestire e quindi sono stati ritirati perchè scaduti i termini di utilizzo!! una cosa veramente assurda.. quindi negli anni successivi .. le successive amministrazioni non possedendo i soldi per risolvere il problema e non avendo alcun tipo di riscontro dalla regione, hanno potuto soltanto cercare di tamponare la situazione con alcune deroghe ed alla fine con le fontanelle comunali.. questo è successo a viterbo ma anche in tutte le città della provincia … speriamo che questa vicenda si risolverà quanto prima… secondo quello che si dice entro il 2015 … nel frattempo non ci sono altre soluzioni : o si usa acqua confezionata oppure impianto di dearsenificazione. ps. ricordo anche che alcune zone di viterbo e provincia hanno anche il valore dei fluoruri fuori limiti consentiti… e quindi la depurazione è doppia…