
La pesca eccessiva degli ultimi vent’anni sta decimando la popolazione di aringhe (Clupea harengus) un tempo più consistente del mondo: quella norvegese. Gli esemplari giovani hanno progressivamente spostato di oltre 800 chilometri le zone di deposizione delle uova, e questo sta causando perdite elevatissime tra le ultime generazioni. I motivi del collasso sono un ritratto lucidissimo di ciò che le forzature impresse dall’uomo al mare possono provocare, ovvero danni a cascata che si ripercuotono su tutto l’ecosistema, esseri umani compresi.
Lo studio sulle aringhe
I ricercatori dell’Institute of Marine Research di Bergen, in Norvegia appunto, hanno descritto i cambiamenti nel comportamento delle aringhe norvegesi in uno studio appena pubblicato su Nature. In esso sono stati utilizzati dati provenienti dai database ufficiali della pesca, dai tracciamenti e delle trappole acustiche dei biologi marini e da interviste ai pescatori, e hanno avuto come oggetto le zone di deposizione delle uova e le quantità di esemplari pescati nel periodo compreso tra il 1995 e il 2024 nelle zone comprese tra la Norvegia, l’Islanda e le isole Fær Øer, danesi.
Tradizionalmente, i banchi di aringhe della zona migravano di circa 1.300 chilometri, da sud verso nord lungo la costa norvegese e verso Møre, isola delle Fær Øer, perché questo assicurava loro un vantaggio evolutivo: seguendo l’andamento delle temperature del mare e delle stagioni, riuscivano a deporre le uova spendendo meno energia possibile. Ma negli ultimi vent’anni si è visto un chiarissimo spostamento delle zone meta della migrazione, che ora è diretta verso le isole Lofoten. Inoltre, nello stesso periodo l’entità del pesce disponibile è notevolmente diminuita.
Incrociando i dati raccolti, i ricercatori norvegesi hanno capito il perché di questi cambiamenti, in particolare seguendo il destino della generazione nata nel 2016, anno in cui è iniziato un periodo di pesca particolarmente intenso rispetto alle quote indicate. Nello specifico, sono stati pescati in modo selettivo sempre più individui adulti, nel tentativo di non depauperare le popolazioni, ma anche gli adulti rendono molto di più. Per dare un’idea, tra il 2017 e il 2022 l’overfishing di aringhe adulte della zona, rispetto alle quote previste, è stato del 40%.

Pescare solo gli adulti?
In realtà, però, è proprio questo il fatto che ha provocato i danni peggiori, perché le aringhe sono animali sociali e culturali, e hanno bisogno di trasmettere i comportamenti corretti alle giovani generazioni, per continuare a seguire le rotte migliori. Se gli adulti spariscono, i giovani non imparano, e depongono le uova a casaccio nella prima maturità. E questo spiega il perché di zone di deposizione completamente impreviste, diverse da quelle attese e spesso apparentemente casuali.
La conseguenza finale dell’erraticità riproduttiva, però, è che le zone di deposizione non sono quasi mai adatte, oppure le uova non sono abbastanza numerose da determinare la formazione di un gruppo abbastanza ampio per assicurare la sopravvivenza. Risultato: tra il 2019 e il 2023 la biomassa di aringhe adulte è diminuita del 68%. Gli eccessi si sono quindi ritorti non solo contro le inconsapevoli aringhe norvegesi, ma anche contro i pescatori che non hanno rispettato la loro fisiologia e i loro comportamenti, affinati in millenni di evoluzione.
La spiegazione biologica e i suggerimenti
Non ci sono certezze, ma secondo gli autori le popolazioni di aringhe devono essere di una certa entità per poter trasmettere le conoscenze tra le generazioni. Se ciò non accade, se il numero di individui adulti scende al di sotto di una soglia critica, il gruppo collassa. E questo ha conseguenze su tutto l’ecosistema, a cominciare dagli uccelli marini, che non hanno più a disposizione le larve di aringhe su cui basano la propria sussistenza.
Secondo i ricercatori di Bergen, la complessità del ciclo vitale delle aringhe dovrebbe essere inclusa nelle valutazioni sulle quote che, oltre a tenere presenti le quantità di esemplari, dovrebbero analizzare anche la loro età. Il sistema delle quote andrebbe quindi riformato, se si vuole favorire un riequilibrio e se si vuole assicurare il mantenimento di un’importante fonte di sussistenza. Lo si potrebbe fare anche subito, permettendo alle aringhe di riprendere la loro rotta classica e tornare a Møre: la generazione nata nel 2022 diventerà pienamente matura nell’inverno 2026-27, e potrebbe essere la prima alla quale si applica un nuovo sistema di prelievi basato anche sull’età. Se così fosse, i loro figli potrebbero essere i primi a tornare indietro di 800 km, per deporre a loro volta le uova avendo probabilità di successo riproduttivo decisamente superiori.
© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista scientifica
Il continuo aumento sta provocando spostamenti di migliaia di specie marine dovuto all’innalzamento della temperatura della superficie degli oceani, che adesso si sta spingendo fino ai fondali,per la mancanza di ossigenazione dovuta all’incremento sia della acidità,desertificazione della catena alimentare come fitoplancton,coralli, la moria di alghe che a migliaia si depositano nel fondo soffocando le uniche piante e molluschi ancora viventi, risultato aringhe note per la loro diffusione in Portogallo, si sono da anni spostate più a nord in cerca di acqua più fredda idonea per la loro vita, ma nemmeno in Norvegia non è più possibile trovare un habitat ideale,l’overfishing ormai ha superato ogni limite, indietro non si può tornare, l’ultima speranza se si può dire è impedire che prosegua il suo processo devastante per le lobby che si contentono il possesso della pesca a strascico nei mari del nord europa e la zona artica,come fosse sua e loro proprietà disporre e avere lo sciacallaggio di entrare dove vogliono e con qualsiasi mezzo ,a loro tutto è concesso: entrare in aree protette, usare il seismic testing, sonar,scandagli,licenza di sfruttamento marino,si parla di tonnellate di pesce che viene pescato ,un enorme problema che da anni molte ong si battono per fermare questo stillicidio, ma il tempo stringe e non c’è più più posto per promesse inutili,servono fatti concreti per fermare un disastro ambientale che ci circonda e che non si è mai fatto nulla per fermarlo.