Il blogger Paolo ci manda una lettera, pubblicata sul suo blog il 27 novembre con il titolo “All’Esselunga le clementine trattate con 3 additivi, ma non solo…”.
Alcuni giorni fa ero all’Esselunga e a un certo punto la Signora K mi chiama e mi fa notare il cartello relativo alle clementine (Origine: Italia) sul quale, oltre al prezzo, era scritto che erano state trattate con 3 additivi; mi sono informato in merito tramite la Banca dati di Altroconsumo e questo è quanto:
E 901 – Cera d’api, bianca e gialla – Categoria: Agente di rivestimento, Supporto per additivi – Giudizio: Sconsigliato – Allergia: additivo suscettibile d’indurre allergie o reazioni di ipersensibilità
E 904 – Gommalacca – Categoria: Agente di rivestimento – Giudizio: Accettabile – Allergia: additivo suscettibile d’indurre allergie o reazioni di ipersensibilità
E 914 – Cera polietilenica ossidata – Categoria: Agente di rivestimento- Giudizio: Accettabile – Allergia: non sembra provocare allergie o reazioni di ipersensibilità
Oltre agli additivi, c’è l’Imazil che, a quanto leggo, è un pesticida che si deposita soprattutto sulla buccia anche se è possibile rinvenirlo all’interno della polpa. Gli effetti? Colpisce prevalentemente fegato e sistema nervoso. Resta a lungo nel suolo e nei frutti.
C’è infine il Tiabendazolo (E233) del quale leggo che è un conservante sintetico fungicida, antiparassitario e antimuffa, spruzzato sulla superficie di alcuni tipi di frutta, soprattutto su agrumi e banane, per permetterne la conservazione in tempi prolungati. Il tiabendazolo può essere un componente delle soluzioni acquose nelle quali i frutti vengono immersi; viene idrolizzato nel fegato ed eliminato dai reni. Alle concentrazioni ammesse giornalmente, sembra non presentare effetti collaterali tossici per la salute dell’uomo.
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Risponde l’agronomo Corrado Vigo autore del blog Vigopensiero.
Gli agrumi italiani sono trattati dopo la raccolta con cere per dare lucentezza ai frutti. Secondo la legislazione nazionale, il confezionatore deve indicare in etichetta se e quale tipo di cera ha usato per le arance, (diciture che la norma non prevede per gli altri frutti).
L’Europa non la pensa così, per cui i confezionatori degli altri Paesi possono utilizzare cere e prodotti fungicidi non autorizzati in Italia, ed esportare da noi i frutti confezionati e trattati con questi additivi. È un paradosso, ma è così.
In etichetta compare la dicitura “buccia non commestibile” quando gli agumi sono trattati con additivi ammessi dalla legislazione nazionale. Se però si usa cera d’api per lucidare la parte esterna allora la scritta non compare.
Mi preoccuperei più per la frutta estiva che si mangia con la buccia. Nel caso degli agrumi, c’è tutto il tempo necessario affinché i fitofarmaci irrorati siano degradati dal sole (alcuni sono fotolabili), dalla temperatura, dalla pioggia, e non ultimo dalle piante stesse che ne elaborano le sostanze e le smaltiscono con gli essudati radicali.
Gli agrumi, insieme alle angurie, sono i frutti di cui si ci può fidare di più, ma i consumatori non sempre lo sanno.
Corrado Vigo
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Giornalista scientifica
commento: questi prodotti si sono sempre usati, l’unica differenza è che da qualche anno è diventato legge dichiararlo.
La dicitura in etichetta "Buccia non commestibile" deve essere applicata SOLO quando è avvenuto il trattamento con il fungicida IMAZALIL, non per le cere di copertura. Infatti nel caso di trattamento post-raccolta degli agrumi con la sostanza attiva ad azione fungicida IMAZALIL, lâ
Il decreto di registrazione fa riferimento ad uno specifico formulato commerciale contenente Imazalil che tra le avvertenze riporta quanto detto da forestOne. Ma perché altri formulati commerciali contenenti la medesima molecola, addirittura in miscela con altre molecole ancora, utilizzati per il trattamento in post raccolta delle pomacee non obbligano a dichiarare in etichetta " buccia non edibile"? Non c’è qualcosa di strano? L’arancia la sbucciamo la mela la mangiamo spesso con tutta la buccia. Mah!! questi sono i mister….