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Perdere un’ape su dieci è accettabile? È il compromesso raggiunto dai ministri dell’Agricoltura degli Stati membri dell’Unione Europa per la valutazione dell’impatto dei pesticidi sulle popolazioni di api mellifere. La decisione di fissare al 10% la riduzione massima delle colonie causata dall’uso di fitofarmaci è stata formalizzata durante il consiglio Agrifish (agricoltura e pesca) del 28 e 29 giugno, che per la prima volta ha fissato un obiettivo comune di protezione di questi preziosi impollinatori all’interno della prossima Politica agricola comune (Pac).

Un obiettivo che però delude, se si considerano le conclusioni pubblicate nel lontano 2013 dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), secondo cui la diminuzione massima tollerabile nella popolazione di api mellifere in Europa non può essere superiore al 7%. Perdite di maggiore entità comportano il rischio di un significativo danno per la biodiversità e l’agricoltura, visto il ruolo fondamentale di questi insetti impollinatori. Ora, a sette anni di distanza, si sceglie di disattendere le indicazioni di Efsa, che probabilmente non sono nemmeno adeguate alla situazione attuale, considerando il peggioramento generale delle popolazioni di api in Europa degli ultimi anni e l’impatto del cambiamento climatico, fa notare Conapi commentando la decisione.

L’UE ha fissato al 10% il limite accettabile di diminuzione delle popolazioni di api mellifere causata dai pesticidi, contro il 7% chiesto da Efsa

Il limite del 10% è stato proposto dalla Commissione europea perché il documento dell’Efsa del 2013 che indicava la soglia del 7% non è stato approvato dalla maggioranza degli Stati membri, perché hanno ritenuto tecnicamente non realizzabile condurre studi sul campo per permettere di accertare se l’obiettiva sia stato raggiunto. Misurare una riduzione del 10% è difficile, ma è considerato fattibile dal punto di vista tecnico.

La maggior parte dei Paesi si è quindi allineato sulla soglia del 10%, più altri disposti a cambiare il proprio orientamento pur di raggiungere un compromesso. L’Italia è tra i pochi Paesi che, insieme a Paesi Bassi, Svezia, Francia, Slovacchia e Ungheria, ha sostenuto il limite raccomandato da Efsa, anche se, inizialmente, aveva chiesto una soglia di tolleranza del 12,8%. Ha poi cambiato posizione in seguito a una lettera di Conapi, Unaapi e Aapi rivolta ai ministri delle Politiche agricole, della Salute e della Transizione ecologica. Spicca in negativo la Grecia, disposta a tollerare una perdita del 23% delle api a causa dei pesticidi.

Gli apicoltori ritengono che non ci possano essere percentuali di rischio accettabili diverse da zero; – commenta Conapi – diversamente sarebbe come imporre ad un allevatore di bovini di considerare normale una perdita costante della potenzialità produttiva annua, per favorire pratiche agricole estranee alla propria attività, oltre tutto senza prevedere alcun indennizzo. Tuttavia, si è considerato il 7% un compromesso che possa essere il punto di partenza per raggiungere obiettivi più significativi di quelli delineati fino ad oggi.

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