Nonostante la moratoria europea del 2013 sull’uso all’aperto, e la successiva conferma in senso restrittivo e permanente (a eccezione delle serre) del 2018, i neonicotinoidi clotianidina, imidacloprid e thiamethoxam sono ancora molto presenti sui terreni del vecchio continente e, in particolare, su quelli francesi, dove questi insetticidi sono stati vietati del tutto nel 2018 per tutelare le api e gli altri insetti impollinatori.
Lo dimostra uno studio condotto sul campo dai ricercatori del CNRS, dell’INRA e dell’Institut de l’Abeille (ITSAP), e appena pubblicato su Science of the Total Environment, nel quale, in media, le sostanze incriminate sono state trovate in circa un campione su due, con una grande variabilità a seconda della stagione, del tipo di terreno e di altri fattori, ad esempio le piogge.
I ricercatori hanno raccolto 536 campioni in 292 campi di colza invernale per cinque anni a partire dall’inizio della moratoria, tra il 2014 e il 2018, e hanno scoperto che tutti e tre si riscontravano molto spesso. In particolare, l’imidacloprid è stato trovato nel 43% dei campioni, pari al 48% dei campi analizzati, e non si è osservata una tendenza alla diminuzione: al contrario, nel 2015 era positivo il 5% dei campioni e nel 2016 il 90%, senza un apparente motivo. Va detto che il 92% dei campioni positivi conteneva valori molto bassi di imidacloprid, compresi tra 0,1 e 1 nanogrammo per millilitro, ma in alcuni casi la concentrazione era di 70 ng/ml, ovvero superiore a quella che di solito si riscontra nei terreni trattati.
Per quanto riguarda le api, il rischio di mortalità più marcato si è avuto tra il 2014 e il 2016, quando il 12% dei campi mostrava una contaminazione tale da poter causare la morte del 50% delle api e dei bombi. Secondo gli autori è chiaro che queste sostanze sono molto persistenti, e che bisogna fare di più per controllare che i divieti siano rispettati e, se possibile, arrivare ovunque al bando totale.
Di segno opposto è invece uno studio uscito negli stessi giorni su Environmental Science & Technology nel quale il neonicotinoide preso di mira è stato uno di quelli ancora permessi, il thiacloprid. I ricercatori dell’Università di Lund, in Svezia, hanno verificato lo stato di salute di 18 campi di trifoglio rosso trattati e non trattati, usando come controlli terreni dove non era presente, e hanno visto che oltre a essere efficace, non sembra essere pericoloso per i bombi; al contrario, grazie alla sua attività, le colonie che si sviluppano vicino ai campi trattati sarebbero più vitali e più grandi di quelle presenti in prossimità dei terreni di controllo (forse perché – ipotizzano – le infiorescenze crescono più rigogliose e assicurano quindi più cibo ai bombi), e del tutto simili a quelle vicine ai campi non trattati.
Il thiacloprid è nella lista dei neonicotinoidi che presto potrebbero essere vietati, totalmente o parzialmente. I ricercatori svedesi affermano che, in assenza di valide alternative, il bando potrebbe avere conseguenze negative per le api.
Resta il fatto che si sta pensando di vietare il thiacloprid perché potrebbe avere effetti sul sistema endocrino dell’uomo, e l’argomento della supposta sicurezza per le api sembra troppo debole per orientare una scelta auspicata da moltissimi ricercatori di diverse discipline e nazioni: quella di rinunciare del tutto a questa discussa categoria di sostanze.
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Giornalista scientifica