L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato un’istruttoria nei confronti dell’industria dolciaria Balocco S.p.A. per presunta pratica commerciale scorretta in relazione all’iniziativa “Chiara Ferragni e Balocco insieme per l’ospedale Regina Margherita di Torino” promossa tra novembre e dicembre 2022. In quel periodo Balocco ha messo in vendita confezioni di pandoro a edizione limitata ‘griffati’ Ferragni, per sostenere la ricerca sull’osteosarcoma e sul sarcoma di Ewing a favore dell’Ospedale Regina Margherita di Torino.
Secondo l’Autorità il modo in cui è stata presentata l’iniziativa nei comunicati stampa e anche sulle confezioni del pandoro, poteva indurre in errore i consumatori facendo leva sulla loro sensibilità per iniziative benefiche a sfondo sociale. Gli acquirenti infatti, potevano essere indotti a credere che acquistando il pandoro Balocco con il marchio di Chiara Ferragni, contribuissero alla donazione per l’acquisto di un nuovo macchinario all’ospedale. Secondo quanto ipotizzato dall’Antitrust, Balocco aveva disposto una donazione in cifra fissa a favore dell’Ospedale parecchi mesi prima del lancio pubblicitario dell’iniziativa e dunque del tutto indipendentemente dall’andamento delle vendite del pandoro. Nell’ambito dell’istruttoria oggi i funzionari dell’Autorità hanno svolto ispezioni nelle sedi dell’azienda dolciaria con l’ausilio del Nucleo speciale antitrust della Guardia di Finanza.
© Riproduzione riservata Foto: Balocco, Chiara Ferragni
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Mah… se il nodo è davvero quello riportato nell’articolo a me sembra una questione di pura lana caprina, prospettiva che peraltro sarebbe perfettamente in linea con quella di alcune altre iniziative della nostra magistratura.
A me sembra che i consumatori vadano tutelati su mille altre questioni molto ma molto più sostanziale sostanziose!
Col cavolo che è una questione di lana caprina… se fai passare il messaggio che “più panettoni vendi, più contributo in beneficenza arriva” e poi questo non è vero, è un inganno bello e buono per il cliente, nonché un danno per la concorrenza: io comprerò il panettone “griffato” al posto di un altro, con l’idea che una quota ne sarà devoluta.
Avviene, banalmente, che più panettoni l’azienda vende e più ci guadagna. Il consumatore poi compra il panettone griffato pensando di fare beneficienza, ma in realtà ciò è falso. Chi ci guadagna è chi me l’ha venduto e basta.
Premesso che la questione citata nell’articolo è più ‘furbetta’ del solito, per quanto mi riguarda non mi piacciono per nulla nemmeno le iniziative ‘normali’, cioè quelle dove una parte del ricavato dalla vendita (tra l’altro quasi mai quantificato) va a beneficio di enti fondazioni vari, siano medici, benefici, si occupino di uomini o animali. Capisco che magari a detti enti torni comoda questa forma di finanziamento, però a mio parere distorce troppo il mercato ‘normale’, e poi se per donare un euro a qualcuno ne devo dare che so’ 15 ad una impresa, non ha nemmeno un senso economico. A me queste iniziative allontanano da quel prodotto, ma capisco che quello che definirei una specie di ‘ricatto morale verso il proprio senso di generosità’ possa permettere frutti commerciali interessanti per l’azienda….
PS se posso fare una aggiunta su un argomento simile A me non piace per nulla il “bonus patrimonio culturale”, mi pare si chiami così, cioè la norma con cui imprese recuperano mi pare ben il 75% di quanto ‘donano’ al fine di riparare beni culturali. Significa che in sostanza i 3 quarti viene in realtà pagato dalla fiscalità generale, ed io farei volentieri a meno che i miei soldi finissero dentro a certa roba, del tipo tanto per non equivocare tanta ‘arte contemporanea’ di cui si potrebbe fare a meno…
Stupisce vedere che l’ospedale non si è dichiarato parte lesa …