Molte persone sono convinte che l’assunzione di un antibiotico anche in assenza di un’infezione provoca spossatezza, ma sono altrettanto convinte che negli allevamenti intensivi gli animali sono, o almeno erano ingrassati con gli antibiotici. Ma gli antibiotici, oltre che uccidere microrganismi pericolosi, sono causa di spossatezza? Tolgono l’appetito e fanno dimagrire o fanno ingrassare? Solo opinioni o verità? Oggi sappiamo che la risposta al dilemma sta nel microbiota soprattutto digestivo.
Vi sono buone ragioni per pensare che gli antibiotici provocano una certa spossatezza, anche in assenza di infezione. Infatti quando vengono somministrati ad alte dosi e per trattamenti prolungati, alterano il microbiota intestinale e cioè la popolazione di batteri che vive nell’intestino e parte dell’asse intestino-cervello. Con questo asse microbiota e cervello comunicano attraverso varie vie tra cui il sistema immunitario. Una seconda causa di un senso di affaticamento è che alcuni antibiotici, come la tetraciclina, deprimono l’attività dei mitocondri, le “centrali energetiche” delle nostre cellule. Infine non si può escludere che una rapida distruzione di batteri prodotta dall’antibiotico, provocando una massiccia liberazione di tossine sia causa di spossatezza.
Se nell’uomo, in determinare condizioni taluni trattamenti antibiotici possono determinare condizioni di stanchezza o altri sintomi nervosi e comportamentali come si giustifica l’idea degli antibiotici usati per “ingrassare” gli animali da reddito? Per capirlo bisogna fare riferimento al microbiota digestivo. Verso la fine degli anni quaranta del secolo scorso, l’americana Lederle Laboratories pensa di destinare all’alimentazione animale i letti di fermentazione (sostanze che rimangono in seguito alla produzione di antibiotici e contenenti vitamina B12). Si scopre così che gli ottimi risultati evidenziati dal rapido accrescimento degli animali, non sono dovuti alla vitamina, ma ai pochi milligrammi d’antibiotico ancora presenti nei letti di fermentazione. Nascono così i promotori della crescita (Animal growth promoter – Agp) e il primo viene autorizzato nel 1951 negli Stati Uniti e poi a catena nel resto del mondo. Gli Agp sono diversi dai nutrienti e attraverso una modulazione del microbiota digestivo aumentano il tasso di crescita e l’efficienza della conversione dei mangimi. Tuttavia per i rischi d’insorgenza di antibiotico-resistenza, il 22 luglio 2003 il Parlamento Europeo e il Consiglio Europeo, adottano un Regolamento che vieta l’uso degli antibiotici promotori della crescita nell’alimentazione animale. Per questo motivo, da quasi venti anni nell’Unione Europea gli animali non sono più nutriti e “ingrassati” con antibiotici. Sono stati vantaggiosamente sostituiti con regimi alimentari sempre più equilibrati e mirati anche a migliorare il microbiota digestivo, usando trattamenti fisici, probiotici a base di microrganismi e prebiotici naturalmente prodotti.
Il microbiota con il suo ruolo poco appariscente ha iniziato ad assumere una certa importanza e oggi abbiamo incominciato a conoscerne caratteristiche e funzioni, ma anche diversità non solo di specie (quello di un uomo non è quello di un maiale o di una mucca), ma soprattutto la sua complessità. Il microbiota è una specie di super-organismo, che unisce in un’unica unità funzionale le nostre cellule e quelle dei tre regni (microrganismi, vegetali, animali) che convivono con un numero di cellule microbiche che ampiamente superano il numero di cellule con le quali è costituito l’uomo o un animale. Nel nuovo territorio di frontiera del microbiota molti saranno i progressi futuri, non solo per le nostre capacità terapeutiche con vantaggio per il benessere e per la nostra salute, ma anche per il benessere degli animali, la sicurezza e la qualità delle produzioni.
Professore Emerito dell’Università degli Studi di Parma e docente nella Facoltà di Medicina Veterinaria dal 1953 al 2002
Plaudo con entusiasmo alla meravigliosa sintesi del Prof. Ballarini “pro veritate” circa l’uso auxinico degli antibiotici in zootecnia. Ho apprezzato in modo particolare l’immagine del microbiota come “superorganismo funzionale” cui partecipano anche le cellule del corpo umano. Vorrei solo aggiungere e sottolineare il ruolo fondamentale dell’alimentazione quale strumento gestionale totalmente controllato dalle nostre scelte.
Vorrei domandare al prof. Ballarini, come mai quando cuoci una bistecca la dimensione di essa si riduce notevolmente? A cosa è dovuta la cosi evidente perdita di acqua?
Saluti
Lorenzo