Perché quando in televisione si parla di qualità del cibo o di contraffazioni alimentari, si intervistano cuochi e gastronomi, come è avvenuto ieri sera ad Anno zero nella puntata sul latte? Che senso ha parlare di ricostituzione del latte in polvere o di tenore di proteine e lipidi con chef e gastronomi? Quale contributo possono dare queste persone e a quale titolo parlano di truffe e processi tecnologici? Purtroppo questo scenario si ripete spesso. Si è visto ieri sera da Santoro ma anche altre volte a Porta a Porta e in programmi meno impegnati. L’esito è disastroso perché argomenti delicati che devono essere affrontati con molta professionalità vengono bruciati e il pubblico ne esce confuso e sbalordito. Ascoltando ieri sera Annozero si ha capito che il latte fresco è pagato pochissimo agli allevatori 0,30 €/l, e che viene venduto a caro prezzo ai consumatori (fino a 5 volte di più). Questo è vero solo in parte, sia perché oggi il latte alla stalla viene pagato da 33 a 35 centesimi, sia perché molti cittadini trovano ogni giorno nei banchi frigorifero di supermercati come Esselunga, Coop, Carrefour…. latte fresco di qualità ad un prezzo che oscilla da 0,64 a 1,1 €/litro. Ciò non toglie che il problema del prezzo troppo poco remunerativo corrisposto agli allevatori, sollevato più volte nel programma comunque esiste e va risolto. Va però detto che al prezzo base vanno aggiunti sia i premi qualità sia gli aiuti della PAC che costituiscono circa il 25% in più. Il secondo argomento trattato in modo confuso nel programma riguarda il latte proveniente dall’estero. Se qualche impresa utilizza latte in polvere ricostituito per confezionare in modo illegale latte a lunga conservazione è gravissimo e gli organi di controllo hanno il dovere di intervenire. Va però precisato che questa frode aveva senso tempo fa, quando esistevano sovvenzioni europee per il latte in polvere ad uso zootecnico. Adesso è “poco diffusa” perché priva di convenienza economica. L’assenza di truffe è confermata anche da un test su 26 marche di latte a lunga conservazione – di cui molte straniere – venduto ad un prezzo variabile da 0,49 a 1,40 €/l) pubblicato nel marzo 2010 dal mensile Altroconsumo. La rivista non ha riscontrato irregolarità (come invece lascia intendere uno dei servizi andati in onda nel programma di Annozero). Il programma inoltre non ha chiarito bene la differenza tra latte fresco e latte a lunga conservazione creando confusione. Molti personaggi intervistati lasciano intendere che il latte proveniente da altri paesi europei, non essendo Made in Italy, non viene controllato bene e la qualità può risultare non proprio eccelsa. Questa è una grave scorrettezza. Va detto chiaramente che il latte fresco tedesco, francese o di altri paesi europei risulta spesso di qualità superiore rispetto al nostro e costa anche meno. L’altro argomento trattato in modo approssimativo riguarda il latte in polvere. Stiamo parlando di uno degli ingredienti più diffusi nel settore alimentare, essendo presente nella stragrande maggioranza dei prodotti da forno e in migliaia di altri alimenti confezionati. Va altresì ricordato che il latte in polvere è lo stesso usato per l’alimentazione dei neonati! Criminalizzarlo come è stato fatto più volte dalle persone intervistate nel programma è un grave errore. Diverse volte si è detto e si è lasciato intendere che i formaggi e altri prodotti lattiero caseari fatti con latte in polvere sono poco raccomandabili. Non è proprio così!
Oggi il latte in polvere (non in Italia) si usa per standardizzare la percentuale di grassi e proteine in certi formaggi industriali e solo in alcuni periodi dell’anno; questo perché i processi produttivi vanno standardizzati se si vuole ottenere un prodotto costantemente uniforme, il che comporta un aumento dei costi e non certo una riduzione. E’ giusto sottolineare come hanno fatto gli amici di Slow food che i formaggi Dop fatti con latte crudo e/o latte pastorizzato sono di qualità superiore rispetto ai formaggi generici. Ma va altresì detto che si tratta di prodotti diversi, dai costi diversi – derivanti dal rispetto di rigidi disciplinari di produzione -acquistati da fasce di consumatori di reddito diverso. Per fare un paragone comprensibile si può dire che la differenza di qualità tra latte fresco di alta qualità e latte a lunga conservazione è simile a quella tra formaggi Dop e formaggi generici. Non bisogna per questo puntare il dito contro i formaggi standardizzati, perché sono acquistati dalla metà dei cittadini come avviene per il latte a lunga conservazione. Va solo detto che si tratta di prodotti diversi, anche per quanto riguarda il contenuto di servizio.Per tornare ad Annozero, quando in tv si vuole parlare di prezzi e di prodotti alimentari, è consigliabile utilizzare qualche cartello per fare capire ai telespettatori i punti critici. E’ anche opportuno rivolgersi a veri esperti (professori universitari o ricercatori di istituti specializzati) che parlano in modo appropriato senza creare confusione. In futuro spero che presentatori bravi come Santoro continuino a trattare i loro argomenti di politica ed economia, senza improvvisarsi su altri per evitare di confondere le idee ai consumatori.
P.S Granarolo oggi 11 giugno ha pubblicato sul Corriere della sera una pagina in cui dice che la più grande filiera italiana del latte non può accettare che si diffondano informazioni poco chiare o equivoche sul latte e invita i consumatori a visitare i suoi stabilimenti. L’iniziativa è un po’ enigmatica perché non si fa riferimento alla trasmissione di Santoro, non si dice nulla sugli errori e ci si limi ta a sottolinea la bontà della filiera italiana. Forse dall’azienda leader del settore ci si aspettava più coraggio e più chiarezza.
Roberto La Pira