Negli Stati Uniti la Coca-Cola Company potrebbe essere presto costretta da un giudice federale a modificare etichettatura e pubblicità di uno dei suoi prodotti di punta, la Vitaminwater, acqua vitaminizzata, prodotto già oggetto di una precedente sentenza analoga del 2010. Il magistrato Robert Levy di Brooklyn, New York, ha autorizzato la class action presentata da diverse associazioni di consumatori e dal Center for Science in the Public Interest (CSPI), specificando tuttavia che l’azione non dovrà essere finalizzata a un risarcimento in denaro, come accade di solito, ma appunto alla modifica di etichette e claims.
Secondo i consumatori, la Coca-Cola inganna i clienti sostenendo che Vitaminwater può essere un’alternativa all’acqua e alle bevande zuccherate e che anzi, la sua assunzione è collegata a benefici di varia natura, che vanno dalla protezione degli occhi e delle articolazioni al rinforzo del sistema immunitario ad altre supposte virtù.
In questo caso, ha specificato il giudice, non si può parlare di danno ai cittadini perché, anche qualora vi fosse, sarebbe troppo contenuto per essere quantificato, soprattutto se rapportato al singolo consumatore. Tuttavia le aziende non devono ingannare chi acquista i loro prodotti, tantomeno per quanto riguarda la salute. Infatti, tutti i prodotti Vitaminwater (a cui presto si aggiungeranno i gusti kiwi-fragola, pitaya o frutto del drago, Hylocereus undatus, un frutto tropicale), bacche di acai, melograno-mirtillo) contengono meno dello 0,5% di succo vitaminico e, nelle lattine da 590 ml, circa 8 cucchiaini di zucchero e 120 calorie.
Nel 2010 la Cola-Cola Company era stata censurata per la stessa bevanda: un altro giudice aveva affermato che violava le normative FDA sui claim salutistici. In quel momento, tra l’altro, l’azienda era diventata oggetto di satira dopo che aveva dichiarato che nessun consumatore senziente avrebbe mai potuto ritenere che Vitaminwater fosse più salutare della semplice acqua. In altre parole: vendeva prodotti pubblicizzati come salutari sostenendo però che nessuno mai avrebbe potuto credere alla pubblicità, con un atteggiamento contraddittorio e in fondo ridicolo. Il magistrato, inoltre, aveva sottolineato che il nome stesso era stato studiato per confondere i clienti, portati a credere che le vitamine fossero il principale ingrediente della bibita. Ma evidentemente non è servito, e anche per questo, probabilmente, Levy ha deciso di indicare una strada molto precisa a chi ha sporto querela, al fine di giungere a una modifica radicale della presentazione del prodotto, che servirebbe forse anche a far rientrare queste bevande nella giusta categoria: quella del junk food. Ha infatti sottolineato Michael F. Jacobson, direttore esecutivo del CSPI: «Vitaminwater, come la stessa Coca-Cola, favorisce l’aumento di peso, l’obesità, il diabete, le malattie cardiovascolari ed è a tutti gli effetti junk food: non si può in nessun caso farlo passare per un prodotto che fa bene alla salute».
Ma per il colosso di Atlanta, le cose non sembrano andare meglio neppure dal punto di vista economico. L’azienda ha appena reso noti i conti del secondo trimestre, che indicano un generale calo degli introiti, inferiori a quanto previsto nei mesi scorsi: in totale, i ricavi sono stati pari a 12,75 miliardi di dollari, contro i 12,96 attesi (con un ammanco di 2,6 miliardi di dollari rispetto alle stime). E questo nonostante la crescita di vendite a livello mondiale sia stata dell’1%, un valore che però livella il calo dell’1% nell’America del Nord e del 4% in Europa e l’aumento del 2% in America Latina, del 9% in Africa e in Asia e del 2% nei paesi del Pacifico.
Secondo Muthar Kent, amministratore delegato del gruppo dal 2008, le cause dei risultati non soddisfacenti sono da attribuire alla crisi internazionale e agli eventi atmosferici: primavera fredda e piovosa negli Stati Uniti, monsoni anticipati in India, alluvioni in Europa hanno spinto i consumatori a bere meno bevande fresche, come già avvenuto in passato in circostanze analoghe. In compenso, sempre secondo Kent, i prossimi mesi dovrebbero essere meteorologicamente simili a quelli degli anni scorsi, e le vendite dovrebbero risalire. In più ci si aspetta molto dalla Cina, dove la rete di distribuzione e il packaging sono stati migliorati. Ma questi argomenti non sembrano essere del tutto convincenti poiché la principale rivale, la PepsiCo, nello stesso arco di tempo ha avuto performance migliori (anche se i dati del trimestre verranno resi noti solo tra qualche giorno), e perché Kent non sembra fare i conti con un fenomeno in atto in tutto il mondo occidentale, un tempo principale mercato della Coca-Cola Cola: l’aumento di consapevolezza dei consumatori e la lenta ma costante inversione di tendenza, destinata a far rientrare le bevande gasate e zuccherate nella giusta collocazione di mercato, ossia quella di bevande bevute solo occasionalmente.
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Foto: Vitaminwater.com
Giornalista scientifica