Ogni settimana in Francia c’è una catena di supermercati, un’azienda o un ministero che invita i cittadini a non consumare un prodotto alimentare che presenta problemi di qualità, sicurezza, etichettatura o altro ancora. La notizia viene diffusa via internet dalle varie imprese e ripresa da numerosi siti e organizzazioni di consumatori per raggiungere il maggior numero di persone. Oltre a ciò i punti vendita devono esporre un cartello con la fotografia del prodotto ritirato o all’ingresso del negozio o in corrispondenza dello scaffale in un posto ben visibile.
In Francia nei primi quattro giorni di settembre c’è stato un ritiro ogni 24 ore (La ferme Bergerie-Fromageries des Abers ha richiamato diversi lotti di formaggi di capra contaminati da Listeria, la catena di supermercati Carrefour ha ritirato una salsiccia contaminata da Salmonella, mentre Auchan non vende più un dessert confezionato contaminato da Listeria. L’ultimo caso riguarda la società Mossieur Polette che ha ritirato dal commercio delle salsicce.
In Italia non succede nulla di tutto ciò. Raramente i supermercati mettono in rete la lista dei prodotti alimentari richiamati dal mercato. Solo Auchan e Simply dal 2 settembre hanno uno spazio sul sito destinato ad ospitare gli avvisi di tutti i prodotti ritirati e difettosi (con il marchio della catena e con quello dell’impresa). Anche Carrefour propone uno spazio simile ma l’elenco riporta solo i prodotti con il marchio della catena.
In Italia si arriva al paradosso che le aziende implicate in incidenti gravi, come la recente epidemia di frutti di bosco surgelati contaminati dal virus dell’epatite A, rifiutano di pubblicare l’annuncio sul proprio sito, tanto che in un caso non è mai stata diffusa la fotografia della confezione di frutti di bosco contaminata.
Il Ministero della Salute raramente diffonde questi comunicati e, quando lo fa, non propone le foto (tranne casi eccezionali come quello sul sospetto di botulino nel pesto, anche se le immagini sono arrivate con un certo ritardo).
Tutto ciò è inaccettabile visto che in Italia si fanno più controlli rispetto alla Francia e vengono ritirati dal mercato diversi prodotti. Ben lo sanno i responsabili delle catene secondo cui almeno 300 referenze l’anno spariscono dai punti vendita per i motivi più svariati. Spesso il ritiro non riguarda problematiche sanitarie, ma interessa comunque i consumatori (lattine di piselli etichettate come chicchi di mais, confezioni di lasagne surgelate etichettate come specialità greca, errori nella data, refusi nelle diciture, presenza di corpi estranei, contaminazione di metalli pesanti…). Ci sono anche decine di ritiri per motivi sanitari (Salmonella, Listeria, Campylobacter…) ma nessuno dice nulla. Perché? Eppure statisticamente una volta ogni 30-45 giorni c’è un’allerta abbastanza serio e una catena di supermercati ritira per motivi sanitari un prodotto dagli scaffali.
Nel mese di luglio abbiamo chiesto a diverse catene come vengono comunicate le allerta alimentari ai clienti. Alcune hanno risposto dicendo di utilizzare mail, altre preferiscono i cartelli (in alcuni casi fogli di carta di formato A4 poco visibili), altri telefonano… ma nessuno allora pubblicava in rete la notizia. Perché?
Sono passati due mesi da quando abbiamo chiesto alle catene di informare in modo adeguato i clienti sui prodotti ritirati dal mercato, come si fa all’estero. È vero che per la prima volta in occasione dell’allerta sul pesto al botulino di luglio diversi distributori hanno inserito annunci sui propri siti, ma poi una volta spenti i riflettori lo spazio è sparito. È triste constatare come i supermercati italiani non abbiano ancora deciso nulla di preciso. Coop in luglio precisava che nel corso dei primi sei mesi del 2013 ci sono sono stati quattro ritiri (11 l’anno precedente) e che il sito è predisposto per pubblicare i richiami dei prodotti a marchio, mentre sta valutando come può essere impiegato per quelli non a marchio.
Esselunga ci ha risposto dicendo che “dispone di procedure specifiche che disciplinano il ritiro e l’eventuale richiamo dei prodotti non conformi ai requisiti di sicurezza, così come previsto dal Reg. CE 178/2002. La procedura specifica è inserita nei Manuali di Autocontrollo dei Centri di Produzione e dei Negozi, quindi approvata anche dalle Autorità preposte ai controlli in ambito di Reg. CE 178/02. In caso di richiamo dal mercato, tali procedure prevedono la valutazione di specifiche modalità di avviso al consumatore, scelte sulla base di un criterio di rapidità ed efficacia.”
EcorNaturasì dichiara che “quando oltre al ritiro dal mercato è necessario fare un richiamo dal consumatore, inviamo ai clienti anche un volantino da esporre al pubblico nello scaffale vicino a dove viene venduto il prodotto e/o in altra posizione ben visibile dai consumatori. Le comunicazioni di qualsiasi natura che riguardano tutti i clienti sono salvate anche in un’area del ns sito web riservata ai clienti. E’ previsto a breve un confronto con i nostri colleghi informatici dell’EDP per valutare la possibilità di creare uno spazio sul ns sito web da dedicare alle comunicazioni al pubblico per informarli in caso di richiamo di prodotto”.
PAM supermercati adotta procedure aziendali allineate ai requisiti contenuti nel Reg. 178/2002 e alle relative linee guida applicative edite dal Ministero della Salute. La comunicazione ai clienti avviene attraverso la compilazione di un modulo/cartello esposto in negozio, all’accoglienza dei clienti, in prossimità delle casse e sugli scaffali dove era situato priam del ritiro. Il cartello riporta l’indicazione della non conformità, la descrizione dettagliata (nome, gusto, grammatura, ean, etc..), la foto della confezione e l’invito ai clienti che lo hanno acquistato a riconsegnarlo per il rimborso o la sostituzione. Nel cartello c’è anche un recapito telefonico.
Rivolgiamo nuovamente l’invito a tutte le catene a dedicare uno spazio nel sito a tutti i prodotti ritirati dagli scaffali e ad informare adeguatamente i consumatori. È bene ricordare che quanto stiamo chiedendo è il semplice adempimento di un obbligo previsto dalla legge (1). Il Fatto Alimentare ribadisce la disponibilità a ricevere i comunicati e rilanciarli in rete per diffondere meglio le notizie di ritiro come si fa già nel resto d’Europa.
(1) Informare i consumatori è un dovere delle imprese e delle catene distributrici previsto dall’art. 19 del reg. 178/2002 che così recita: “Se un operatore del settore alimentare ritiene o ha motivo di ritenere che un alimento da lui importato, prodotto, trasformato, lavorato o distribuito non sia conforme ai requisiti di sicurezza degli alimenti, e l’alimento non si trova più sotto il controllo immediato di tale operatore del settore alimentare, esso deve avviare immediatamente procedure per ritirarlo e informarne le autorità competenti.” C’è di più, se il prodotto è già stato acquistato dai consumatori, l’operatore deve informare gli acquirenti in maniera efficace e accurata, specificando i motivi del ritiro e, se necessario, richiamare i prodotti già venduti per tutelare la salute. È quindi necessario appendere dei manifesti all’interno del punto vendita per avvisare i clienti che un prodotto è stato ritirato e non va consumato.
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24