Allerta alimentare: il Ministero della salute invita le aziende e i supermercati a usare cartelli e siti internet per avvisare i consumatori. Nuove regole in arrivo ecco la bozza
Allerta alimentare: il Ministero della salute invita le aziende e i supermercati a usare cartelli e siti internet per avvisare i consumatori. Nuove regole in arrivo ecco la bozza
Roberto La Pira 29 Luglio 2015“Allerta alimentare” è un termine poco utilizzato dal Ministero della salute. Sul sito dell’istituzione solo due-tre volte compare, in una zona poco frequentata del sito, l’avviso del ritiro di un prodotto nocivo per la salute, quando in realtà le segnalazioni sono diverse decine. La lentezza di questa sezione del Ministero è disarmante, basta dire che nel corso di un’allerta per un sospetto caso di botulino in un vasetto di pesto venduto in tutta Italia dalle più importanti catene di supermercati, la notizia è stata diffusa quattro giorni dopo e le foto dei prodotti sono state pubblicate il quinto giorno. Dopo questo episodio che risale al 2013, abbiamo deciso di lanciare una petizione in rete chiedendo alle aziende e ai supermercati di pubblicare sui loro siti l’elenco dei prodotti ritirati dagli scaffali.
Il nostro appello è stato accolto e adesso una decina di catene riportano in tempo reale le allerta alimentari con la foto dei prodotti. Il Ministero ha ignorato tutto ciò per cui si assiste al paradosso che da anni per conoscere quali sono gli alimenti a rischio gli stessi funzionari del Ministero si collegano a Il Fatto Alimentare. Perché l’ufficio preposto del Ministero, che possiede i dossier degli alimenti ritirati e classificati come pericolosi per la salute, preferisce custodire i fascicoli nei cassetti, a differenza di quanto avviene in Francia, Inghilterra, Belgio, Germania e altri paesi dove le liste sono in rete? L’altro paradosso è che Regioni come la Valle D’Aosta da anni pubblicano in rete le allerta dei prodotti ritirati localmente, altre come la Campania diffondono notizie di due tre ritiri l’anno (!) in contrasto con l’ottusa politica del Ministero della salute che preferisce ignorare il problema. Più volte abbiamo chiesto spiegazioni alla direzione sanitaria che si occupa del Rasff ricevendo risposte vaghe.
Qualche settimana fa arriva la grande notizia che aspettavamo da anni: la Direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e della nutrizione del Ministero della salute ha pubblicato la bozza di un dossier (ancora ufficioso che vi proponiamo in allegato) sul richiamo dei prodotti e sulle allerta alimentari. Si tratta di un evento storico di una rivoluzione copernicana che coinvolge tutte le aziende e le catene di supermercati. La bozza anche se propone soluzioni da anni adottate in Europa, non piace all’industria alimentare che ha intenzione di apportare modificare significative in grado di stravolgere il documento. Ecco i punti salienti.
Il testo obbliga le aziende in base al regolamento 178/2002 CE, a informare i consumatori ogni qual volta venga richiamato un prodotto dal mercato indicando: nome del prodotto, marchio, lotto data di scadenza, sede dello stabilimento e altri particolari utili per la corretta identificazione oltre alla fotografia, al motivo del richiamo, le modalità per sostituirlo o per riavere il denaro e il numero verde per chiedere informazioni.
Anche il Ministero della salute avrà una sua pagina denominata “avvisi di sicurezza” che riporterà le informazioni ricevute dal sistema di allerta europeo Rasff o da altre fonti ufficiali come: Asl, Regioni, Aifa, Arpa e Nas con l’elenco dei prodotti.
Il documento del Ministero sottolinea l’importanza di una valutazione del rischio da parte delle aziende che ritirano un prodotto per non allarmare i consumatori ma fornire corrette informazioni sul reale pericolo in caso di assunzione. L’autorità di Roma ha anche messo a punto uno schema che proponiamo nella foto per valutare se si tratta di un rischio immediato come nel caso dei soggetti allergici, intossicazioni … o di un effetto a lungo termine (eccesso di pesticidi, alimenti con sostanze teratogene o genotossiche, cibo radioattivo, Ogm…).
C’è di più: nel caso di tossicità acuta o comunque di un rischio elevato (per esempio contaminazione da botulino) le aziende devono fare un richiamo attraverso un comunicato stampa da inoltrare anche a radio e tv tenendo conto del livello di distribuzione oltre che pubblicare la notizia sul sito aziendale o sul social network. Queste ultime due procedure (sito aziendale e social network) valgono anche nel caso di ritiro con un rischio di tossicità cronica. Se il rischio è sconosciuto è sufficiente un cartello nel punto vendita.
In ogni caso le aziende devono informare entro 48 ore l’Assessorato alla salute della Regione cui spetta il compito di controllare che tutte le procedure di richiamo e ritiro previste siano rispettate. Anche i supermercati e i negozianti hanno l’obbligo di esporre nei punti vendita cartelloni per avvisare i clienti. Le ultime due note riguardano il Ministero della salute che contrariamente a quanto fatto sino ad ora si impegna a informare la popolazione in caso di epidemia o di crisi alimentare attraverso dei comunicati e di seguire la stessa procedura quando si tratta di prodotti importati dall’estero. Il documento è stato discusso nel mese di luglio dalle associazioni di consumatori e dalle aziende e sono previsti altri incontri. C’è chi spera di adottarlo entro la fine dell’anno. Vi terremo aggiornati.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.