Due settimane fa ilfattoalimentare.it ha inviato una lettera aperta alle catene di supermercati: Esselunga, Coop, Conad, Auchan, Carrefour, Sigma e Interdis e al Ministero della salute chiedendo il perchè non viene divulgata la lista delle centinaia di prodotti alimentari ritirati dal mercato. Venerdì 9 marzo è arrivata una prima risposta del Ministero della salute, adesso aspettiamo quelle dei supermercati.

 

 

Gentile dottor La Pira,
in riferimento alla sua lettera aperta pubblicata su Ilfattoalimentare.it il 22 febbraio 2012 in cui si afferma che, a differenza di quanto avviene in altri Paesi europei, il Ministero della salute, pubblica “in modo discreto” le informazioni relative ai prodotti ritirati dal mercato e “solo quando c’è un pericolo grave come nei casi di botulino”, precisiamo che circa le informazioni relative ai prodotti oggetto di ritiro dal mercato, la normativa in materia di riservatezza per il sistema d’allerta rapido, di cui all’art. 52 del Regolamento (CE) 178/2002 e all’art.6, lettera D, dell’Intesa Stato Regioni del 13 novembre 2008 (G.U. 9 dicembre 2008 n. 287), stabilisce l’obbligo di non diffondere informazioni coperte dal segreto professionale, eccezion fatta per quelle che devono essere rese pubbliche, qualora le circostanze lo richiedano, ai fini di tutela della salute umana.

 

La Commissione europea ha fornito, seppure solo verbalmente, chiarimenti in materia, precisando che gli unici dati che non possono essere resi pubblici sono i prezzi contenuti nelle fatture commerciali e le ricette.

L’adozione immediata da parte degli operatori delle misure di ritiro dal mercato dei prodotti oggetto di segnalazione, unitamente alla verifica puntuale dell’autorità competente sulla loro efficacia, è di per sé sufficiente a garantire un elevato livello di protezione della salute umana. Le informazioni relative ai prodotti oggetto  d’allerta sono pubblicate sul sito del Ministero nei casi ritenuti di effettiva necessità, quando cioè le  misure adottate dalle autorità competenti  possono rivelarsi non del tutto sufficienti a salvaguardare la salute del consumatore, come nei casi di vendita on line di alimenti o integratori alimentari contenenti sostanze pericolose per la salute pubblica. Le tipologie di rischio, oggetto dei comunicati ministeriali, hanno riguardato anche il Clostridium botulinum, le contaminazioni da Escherichia coli sierotipo O104:H4 e le alterazioni di colore blu di prodotti lattiero caseari, tanto per fare alcuni esempi. 

 

Infine, per quanto concerne la pubblicazione dei nominativi degli operatori oggetto di segnalazione, l’art 8, comma 4, della Legge 462/86, riguardante misure urgenti in materia di repressione delle frodi e sofisticazioni alimentari, istituisce un elenco pubblico delle ditte condannate per reati di frode e sofisticazione alimentare. L’elenco è pubblicato annualmente con ordinanza ministeriale e reso disponibile ai cittadini sul sito istituzionale del Ministero. Le condanne riguardano le violazioni all’art. 5 della Legge 283/62, quindi sia le sofisticazione alimentari sia i casi di frode sanitaria, come nel caso degli “alimenti insudiciati”, invasi da parassiti, congelati in modo abusivo e con attrezzature non autorizzate, con data di scadenza o termine minimo di conservazione coperti in modo parziale.
Cordiali saluti


Ringrazio il Ministero, ma nella lettera mancano le risposte ad alcune domande importanti. Il Ministero sa che la pubblicazione delle ditte condannate per frodi e sosfisticazioni alimentari è assolutamente incompleta, contiene i dati parziali di qualche regione e riguarda reati avvenuti 4-5 anni prima.

 

Il Ministero ritiene che le iniziative delle aziende obbligate per legge a ritirare i prodotti quando riscontrano un problema, siano sufficienti per garantire la sicurezza dei consumatori.

 

Sicuramente questo sistema è efficace, ma perchè non mettere in rete le notizie come avviene in molti Paesi? La rete è gratuita e capillare e permetterebbe di informare adeguatamente un numero decisamente superiore di consumatori che hanno acquistato il prodotto. Si tratta di almeno 1000 prodotti l’anno. Qual è il problema? Perchè considerare l’informazione un ostacolo? Perché la Valle d’Aosta pubblica in rete le notizie? Una scheggia impazzita o un esempio da imitare?

 

Roberto La Pira

 

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Fabio
Fabio
15 Marzo 2012 14:06

Ritengo l’esempio della Regione Valle d’Aosta un esmpio e non una scheggia impazzita.

Per quanto concerne La pubblicazione dell’elenco annuale dei produttori condannati per frodi e sofisticazioni alimentari , si rimane un po perplessi in quanto la stragrande maggioranza delle condanne riguarda situazioni affatto coincidenti la natura della frode (con l’aggravante o meno della tossicità ).

Trattasi per l’appunto determinate fattispecie contravvenzionali legate ai profili di irregolarita dell’alimento sanzionati dalle varie lettere di cui si compone l’articolo 5 della Legge 283/62. Ai quali universalmente viene riconosciuta la natura colposa .

Ma questa e un altra storia.