Molti lettori ci chiedono perché le autorità sanitarie non attivano il sistema di allerta alimentare quando in seguito ad analisi di laboratorio o dopo avere effettuato ispezioni nelle aziende o nei punti vendita riscontrano un alimento contaminato. L’automatismo tra irregolarità e ritiro del prodotto dal mercato non è scontata perché in molti casi non esiste un grave rischio per la salute pubblica.
Il Ministero della salute ha classificato quattro eventualità che dovrebbero sconsigliare azioni di ritiro del prodotto. Pur condividendo questa scelta, va ricordato che il Ministero della salute raramente informa i cittadini quando un prodotto viene ritirato dal mercato per motivi che il sistema europeo classifica come “allerta”. Quest’anno il Ministero ha lanciato un solo allerta ufficiale mentre in altri paesi avviene l’avviso viene diffuso anche una volta alla settimana!
Ecco le linee guida del Ministero della salute.
1) Quando in un alimento viene riscontrata la presenza di additivi o di residui di sostanze autorizzate ma in quantitativi superiori a quanto consentito dalla normativa vigente, e il quantitativo di queste sostanze consenta di escludere ragionevolmente la pericolosità per la salute pubblica.
2) Quando viene riscontrata la presenza di microrganismi potenzialmente patogeni in prodotti intermedi (per esempio carne di pollo cruda utilizzata per preparare cotolette impanate prefritte n.d.r.) destinate ad essere sottoposte a uno o più trattamenti tali da garantire la distruzione dei microrganismi patogeni, prima della commercializzazione.
3) Quando viene riscontrata la presenza di germi abitualmente utilizzati come indicatori di igiene o indice contaminazione in numero superiore ai limiti consentiti o a valori guida, ma l’agente biologico potenzialmente pericoloso non risulta vitale.
4) Quando viene riscontrata una frode commerciale come: adulterazioni, sofisticazioni, contraffazioni, che non rappresentano un pericolo attuale o potenziale per il consumatore (per esempio olio extra vergine di oliva miscelato con olio di semi o ottenuto da olio deodorato, vino etichettato come Dop quando non lo è, mozzarella di bufala preparata con latte di vacca… n.d.r.).
Sara Rossi
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.