Una famiglia, madre con figlia e figlio piccolo, indecisa davanti a uno scaffale del supermercato

Glass jar of sauce in the hands of the buyer. Sauce in the hands of the buyer at the grocery storeSentiamo sempre più spesso parlare di alimenti ultra-trasformati e del loro possibile impatto sulla salute. Ma siamo davvero sicuri di saperli riconoscere? Secondo un sondaggio realizzato nel Regno Unito da YouGov per la British Nutrition Foundation c’è ancora tanta confusione a riguardo e una buona parte dei consumatori fa fatica a distinguere i prodotti veramente ultra-processati da cibi che hanno subito un minor grado di trasformazione.

L’indagine rivela  che i consumatori conoscono gli alimenti ultra-trasformati meno di quanto ci si potrebbe aspettare, già a partire dal nome. Il 70% dei partecipanti afferma di non aver mai sentito il termine “alimenti ultra-processati” prima del sondaggio. Nonostante la scarsa conoscenza, il 36% delle persone risponde comunque di cercare di ridurre la quantità di prodotti lavorati consumati e per più di un quinto (21%) in una dieta sana e bilanciata gli alimenti ultra-trasformati non dovrebbero proprio comparire.

Le difficoltà dei consumatori si manifestano soprattutto nella capacità di identificare correttamente un prodotto come ultra-trasformato, in maniera variabile a seconda delle tipologie. Per esempio più di un quarto delle persone ha correttamente classificato i cereali da colazione con zuccheri aggiunti (28%) e i sughi pronti (26%) come alimenti ultra-trasformati. Ma meno di un quinto è riuscito a riconoscere come ultra-processati il pane in cassetta pre-confezionato (19%), il gelato confezionato (12%), lo yogurt magro alla frutta (9%) e i fagioli stufati in scatola (8%).

C’è una quantità crescente di studi sugli alimenti ultra-trasformati e la salute, e questo termine non è mai stato usato così tanto. – spiega Sara Stanner, direttrice scientifica della British Nutrition Foundation – Ma la maggior parte delle persone non l’ha mai sentito e non sa con precisione che cosa include. Molti cibi che sarebbero classificati come ultra-trasformati potrebbero non essere riconosciuti come tali e, anche se molti alimenti ultra-processati non sono opzioni salutari, non è sempre così. Oltre a prodotti meno salutari come cracker, torte, dolci, cioccolata e bevande zuccherate, di cui molti devono ridurre il consumo, i cibi ultra-trasformati possono includere anche il pane integrale affettato e salse a base vegetale per la pasta, che possono essere parte di una dieta sana e bilanciata”.

Uno yogurt alla frutta può essere classificato tra gli alimenti ultra-trasformati sulla base dei metodi di produzione e degli ingredienti usati

La definizione di alimenti ultra-traformati più usata deriva dal metodo di classificazione NOVA, secondo cui si tratta dei prodotti realizzati attraverso processi di lavorazione industriale, che spesso contengono additivi alimentari come coloranti, aromi, emulsionanti e conservanti. Di conseguenza anche prodotti realizzati con ingredienti di qualità e nutrizionalmente bilanciati possono ricadere nel gruppo dei cibi ultra-processati (NOVA 4) per via dei metodi di produzione, oppure per la presenza di conservanti.

Viceversa due prodotti a prima vista molto simili possono ricadere in gruppi diversi a seconda degli ingredienti e dei processi produttivi a cui è sottoposto. Per esempio, uno yogurt alla frutta potrebbe essere classificato come alimento trasformato (NOVA 3) se realizzato con latte e frutta a pezzi, oppure come ultra-trasformato se viene realizzato con preparati a base di frutta, zucchero e additivi.

Alcuni cibi ultra-processati, come dolci, snack fritti, torte e bevande zuccherate, sono già riconosciuti come alimenti da limitare dai professionisti della nutrizione – prosegue Stanner – tuttavia questo non significa che tutti i prodotti ultra-trasformati debbano essere demonizzati. Leggere le etichette, in particolare controllare il contenuto di zuccheri, sale e grassi saturi, può essere utile per aiutarci a fare scelte più salutari.

© Riproduzione riservata Foto: stock.adobe.com

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Osvaldo F.
Osvaldo F.
3 Marzo 2021 16:16

In effetti non pensavo vi appartenessero i fagioli stufati in scatola.

Roberto Stanzani
Roberto Stanzani
Reply to  Osvaldo F.
30 Marzo 2021 08:57

Il che dimostra l’inutilità di questa classificazione: i fagioli stufati in scatola sono un alimento sanissimo, del tutto simile per ingredienti ai fagioli stufati che ci potrebbe preparare nostra nonna.
Per non parlare dello yogurt magro alla frutta e del gelato confezionato… Due alimenti notoriamente pericolosissimi per la salute. Che differenza ci sarà mai con un gelato artigianale di ottima qualità? Almeno nel gelato confezionato ci sono i valori nutrizionali in etichetta e spesso hanno meno calorie di quelli artigianali. Suvvia.

laura francesca filippucci
laura francesca filippucci
Reply to  Osvaldo F.
30 Marzo 2021 17:03

Essendo un sondaggio svolto in Inghilterra, i “fagioli stufati” sono probabilmente i “baked beans” ,molto consumati da loro, che son pieni di zucchero e chissà quanti altri ingredienti poco sani. I fagioli stufati che si trovano da noi sono altra cosa. I prodotti industriali , come i prodotti freschi,
non sono uguali in ogni Paese.

Alessio
Alessio
30 Marzo 2021 21:23

“alimenti pieni di zucchero” è il nuovo “contiene olio di palma”, ossia uno dei tanti spauracchi di cui la pubblicità ci riemipe orecchie e bocca per spingere verso cibi “senza” a ogni costo, mentre con la complicità del “semaforino” tanto amato le industrie sostituiscono con cibi ultratrasformati i cibi più semplici e meno nocivi ma che contengono grasso, zucchero, sale usando al loro posto dozzine di ingredienti il cui effetto cumulativo si rivela sempre meno sicuro.

Dovremmo come consumatori darci una svegliata e smetterla di dare retta bovinamente alla pubblicità ortoressizzante che ad esempio per anni ha dipinto come bombe di colesterolo le uova… e improvvisamente ops, le uova prima non sono poi così male, e poi in silenzio vengono rimosse dalla lista dei cibi assassini per tornare tranquillamente tra quelli consumabili in una dieta equilibrata perché, guarda un po’, finalmente si ammette che la maggiore fonte di colesterolo siamo noi stessi se geneticamente predisposti e non l’ovetto alla mattina.

Cosa che era evidente a chiunque avesse ricordato che nonne e bisnonne hanno cucinato per una vita usando una mezza dozzina di uova al giorno e allevando generazioni di figli e nipoti in ottima salute… per poi dare il cambio a una generazione di ossessionati da danni immaginari indotti dai cibi incpolpevoli.

E lo stesso per lo zucchero, che ovviamente in eccesso è dannoso (occhio, ché anche l’acqua vi ammazza se ne bevete cinque litri) ma ha nutrito senza problemi generazioni di italiani e ovviamente non causa direttamente diabete e carie… la manipolazione dell’opinione pubblica da parte delle lobby di tutti i generi è sempre stata un mezzo di potere e le multinazionali hanno sempre saputo sfruttarla al meglio.