Pesticidi nei fertilizzanti per agricoltura bio: sequestrate 65 tonnellate. I retroscena di una storia iniziata un anno fa e il ruolo fondamentale delle associazioni del biologico
Pesticidi nei fertilizzanti per agricoltura bio: sequestrate 65 tonnellate. I retroscena di una storia iniziata un anno fa e il ruolo fondamentale delle associazioni del biologico
Roberto La Pira 23 Luglio 2014La Guardia di Finanza ha sequestrato 65 tonnellate di un fertilizzante destinato all’agricoltura biologica contenente “matrina” (un alcaloide estratto dalla radice della Sophora Flavescens, pianta diffusa in Asia e Oceania comprato all’estero), spacciato per concime “naturale”e commercializzato in Italia senza l’autorizzazione del Ministero della salute.
La notizia ha fatto il giro delle redazioni in fretta e, come spesso avviene, c’è chi ha puntato il dito contro l’agricoltura biologica. In realtà tutta l’operazione denominata dalle forze dell’ordine “Mela stregata” è stata promossa e portata avanti proprio dagli stessi operatori del mondo bio in prima persona. Vi proponiamo questo intervento di Roberto Pinton dell’Unità di crisi di FederBio in cui viene descritta tutta la storia che in realtà è iniziata un anno fa.
Nel maggio 2013 FederBio, la federazione interprofessionale del settore biologico, riceve dagli organismi di controllo aderenti la segnalazione della presenza sul mercato di alcuni di prodotti presentati come “corroboranti” e “preparati biodinamici” di due aziende: Icas e Novas. Le perplessità riguardano le etichette che non riportano la composizione quali-quantitativa e le schede tecniche, in cui vengono descritti effetti tipici degli insetticidi.
Da una verifica incrociata con l’associazione IBMA Italia-ASSOMETAB (l’organizzazione dei produttori di mezzi tecnici per l’agricoltura biologica) e Demeter Italia (l’Associazione dei produttori, trasformatori e distributori di prodotti agricoli e alimentari biodinamici), FederBio accerta che non si tratta di preparati biodinamici. L’uso ingannevole della denominazione e la non conformità dell’etichetta autorizzano a sospettare anche sulla composizione. A questo punto FederBio allerta gli associati (la maggior parte delle organizzazioni degli agricoltori biologici, degli organismi di controllo, delle associazioni dei tecnici e degli altri operatori della filiera) informando sui rischi correlati all’impiego di questi presunti “corroboranti” , considerando il loro impiego incompatibile con il marchio biologico.
Per la precisione va detto che la vendita senza autorizzazione del Ministero della salute di alcune sostanze per l’agricoltura, impiegate come “corroboranti, biostimolanti, o potenziatori della resistenza delle piante” è prevista dal decreto ministeriale n.18354/2009.
Stiamo parlando di sostanze che non sono classificate come fertilizzanti e neppure come fitosanitari, in quanto non comportano rischi particolari anche se hanno effetti positivi sulle piante: si tratta di prodotti alimentari come l’aceto o l’olio, il comune bicarbonato, la propoli e la lecitina o di altri, come la calce utilizzata sin dall’antichità per correggere l’acidità di terreni troppo acidi. Va da sé che i “corroboranti” sono utilizzati da tutte le aziende agricole e non solo da quelle biologiche.
Insieme alla segnalazione ai soci, FederBio avvisa la Direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e la Direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della Salute. La ditta ICAS inizialmente ipotizza azioni legali nei confronti di FederBio e degli organismi di controllo che avevano avvisato gli agricoltori, però sino ad ora non hanno avuto seguito. Il 3 giugno 2013 la federazione costituiva un gruppo di lavoro sui prodotti per la difesa delle piante, affidandone il coordinamento a Stefano Di Marco dell’Istituto di Biometeorologia del CNR, per accertare se i prodotti per l’agricoltura sul mercato, al di là di quanto dichiarato in etichetta, fossero effettivamente utilizzabili dalle aziende biologiche (*)
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
“che la presenza di matrina in un corroborante agricolo possa avere effetti nocivi sull’uomo e l’ambiente è da dimostrare”
Non si possono usare due misure: la stessa affermazione si può fare anche per molti OGM, ma il mondo “bio” su quel fronte ragiona con il principio opposto.
Le coltivazioni sono difese tramite prodotti fitosanitari, i cui effetti e tossicità sull’uomo e sull’ambiente sono valutati a livello europeo e poi registrati a livello nazionale. Per ciascuna sostanza attiva viene presentato un dossier specifico. I prodotti fitosanitari usati in biologico sono conosciuti alla natura, derivano per esempio da minerali, da vegetali o da microrganismi. I prodotti fitosanitari usati in agricoltura convenzionale sono di sintesi chimica. Tutti però sono valutati per la loro tossicità sull’uomo e sull’ambiente. Per la matrina non sono state fornite tali indicazioni perché la sostanza non è registrata. Qui sta la truffa, è stata scelta una scorciatoia per la commercializzazione del prodotto, ma la sostanza potrebbe essere tossica oppure non esserlo.
Gli OGM non sono conosciuti dalla natura, sono quanto di meno naturale può esistere al mondo, il loro DNA viene modificato in laboratorio.
Cosa c’entrano gli OGM?
Qui i biologici avevano la certezza che il concime era irregolare come etichetta e sospettavano che avesse altri problemi e bene hanno fatto a denunciarlo. La segnalaziome ha permesso di scoprire la sostanza non autorizzata. La sostanza è vietata, che abbia effetti nocivi sarebbe un aggravanre, quello che conta è che è vietata, chi produceva il fertilizzante non doveva usarla, bravo a chi ha lanciato l’allerta.
vanno a guardare il pelo dentro l’uovo e non guardano l’uovo marcio , cioè tutte le truffe che ci sono in giro, che tutti sanno e nessuno interviene…..
Questa storia sembra un altro esempio di comunicazione/confusione/iniziativa istituzionale, poco comprensibili.
Allarme, allerta e ritiri in notevole ritardo di oltre un anno dalle segnalazioni.
Colpevole sbagliato, anzi meritorio e garantista preventivo.
Il vero responsabile assolto almeno per un anno, poi vedremo come finirà la storia.
Informazione stampa strumentale ed intempestiva.
Ma nel mondo dell’agricoltura convenzionale chi controlla chi e cosa ne sappiamo?
Il principio di precauzione (Reg. CE 178) prevede che se non è accertata (scientificamente) l’innocuità (per l’uomo) di un prodotto che entra nella catena alimentare, questo non può essere utilizzato. Non il contrario.E se un principio attivo o prodotto che lo contiene non è autorizzato, non si può utilizzare.