Blogger e influencer finiscono di nuovo nel mirino dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Dopo un anno dal primo intervento, è scattata una seconda azione di moral suasion per mettere fine al fenomeno della pubblicità occulta nei post pubblicati attraverso i canali social di celebrità e personaggi web. Quella dell’influencer marketing e delle pubblicità nascoste nei blog, nei video e nei post sui social media è una pratica scorretta molto diffusa anche tra i food blogger, di cui Il Fatto Alimentare si è occupato più volte in passato (per esempio qui e qui).
La novità è che adesso celebrità, blogger e influencer con seguiti più o meno importanti hanno anche loroattirato l’attenzione di piccoli e grandi marchi che, dietro compenso o forniture gratuite, piazzano i propri prodotti nei blog e nei profili social del personaggio. In questo modo, al consumatore giunge il messaggio che l’influencer segue un’azienda e ne utilizza i prodotti. Non c’è nulla di male in tutto questo, basta che il contenuto pubblicitario venga correttamente segnalato ai consumatori, ma questo spesso non accade.
Già nel 2017, l’Antitrust aveva lanciato una prima azione di moral suasion nei confronti di tutti gli operatori, in particolare grandi marchi e influencer famosi, affinché segnalassero in maniera chiara e precisa la natura promozionale dei vari post. All’epoca, le risposte giunte all’Agcm sembravano positive: celebrità del web e aziende hanno cominciato a collaborare, mentre hashtag (#nomemarchio, #nomeprodotto, #pubblicità, #ad) e riferimenti alla natura pubblicitaria dei post pubblicati sono aumentati. Anche i social network, come per esempio Instagram, hanno potenziato gli strumenti per segnalare i post pubblicitari, al di là dell’uso di hashtag dedicati.
Con questo secondo intervento, l’Antitrust si rivolge principalmente a blogger e influencer meno famosi, ma comunque con un seguito non indifferente, che non si sono adeguati alle norme e continuano a proporre prodotti sponsorizzati senza segnalarlo ai follower. L’Agcm ricorda che inserire tag all’azienda (@nomemarchio) e hashtag con il nome del prodotto (#nomeprodotto) non sono sufficienti a identificare la natura pubblicitaria del post, ma è necessario utilizzare espressioni come: #pubblicità, #sponsorizzato, #advertising, #inserzioneapagamento oppure#prodottofornitoda.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
era ora..
La novità??? Ma quale novità. Sono almeno 10 anni che si vedono questi personaggi travestiti da blogger.
Più che “novità” direi “finalmente”.