Una volta l’acqua minerale si vendeva in bottiglie di vetro in farmacia, le marche erano poche e le bottiglie venivano comperate solo da persone con problemi di salute. Adesso le bottiglie si vendono al supermercato, ci sono oltre 250 marche e ogni italiano ne beve 195 litri a testa! La situazione è cambiata perché la funzione salutistica è diventata secondaria, mentre prevale il fattore di servizio, ovvero l’uso dell’acqua minerale come prodotto sostitutivo dell’acqua di rubinetto.
Tutto ciò è avvenuto perché molti acquedotti hanno gestito male il servizio proponendo acqua clorata, con sapori e colori strani, altri non hanno saputo gestire problemi di inquinamento della falda ecc. Alla fine l’immagine di quella di rubinetto è scaduta e i consumi di acqua minerale sono cresciuti progressivamente sino ai livelli record di adesso.
In questi anni gli incidenti registrati presso gli imbottigliatori di acqua sono stati decine, ma l’immagine della bottiglia supportata da massicce campagne di marketing è sempre rimasta a galla. La stessa scelta dei contenitori in Pvc troppo sensibili al calore ora sostituiti con il Pet è stata superata brillantemente. Il marketing ha vinto la sfida tra acquedotti privati e pubblici proponendo una minerale che fa bene alla salute, una minerale leggera, una minerale che può aiutare a dimagrire e a depurare l’organismo. Poi è arrivata la crisi economica, la necessità di ridurre i costi familiari ha penalizzato l’acquisto della minerale, i gestori di acquedotti sono diventati più bravi e hanno ridotto le quantità di cloro utilizzando nuovi sistemi di depurazione e la gente comincia a scoprire che in molti comuni le differenze tra acqua pubblica e privata sono difficili da percepire a livello sensoriale. I gestori più avveduti hanno iniziato a collocare le fontanelle pubbliche nei parchi che distribuiscono acqua di rubinetto fresca e con le bollicine e molti consumatori si sono convertiti all’acqua di rubinetto trovando assurdo spendere cifre esorbitanti per un prodotto che si può avere praticamente gratis ( un litro di di minerale costa circa 30 centesimi, mentre se beviamo dal rubinetto l’acqua pubblica costa un litro costa un millesimo di euro). Poi c’è anche l’aspetto ambientale ovvero l’impatto che comporta produrre e trasferire nei punti vendita miliardi di bottiglie. L’impatto di CO2 prodotta da 100 litri di minerale in bottiglia di plastica equivale a quello generato da un’auto di media cilindrata che percorre circa 67 km, mentre per 100 litri di acqua del rubinetto la stessa auto percorre 350 metri.
I supermercati Coop hanno deciso di promuovere una campagna di sensibilizzazione invitando i cittadini a rivalutare l’acqua di rubinetto, a usare caraffe filtranti nelle situazioni dove la qualità non è eccelsa e, per gli irriducibili della bottiglia scegliere quelle proveniente da fonti situate nella regione di residenza per ridurre l’impatto ambientale dovuto al trasporto (una bottiglia di acqua Levissima o di San Pellegrino percorre 1000-1500 km per arrivare sullo scaffale del supermercato siciliano )
Mineracqua, l’associazione dei produttori di minerale, ha risposto con un annuncio pubblicitario dove ribadisce le sue motivazioni ed evidenzia la purezza dell’oro blu in bottiglia. Una cosa è certa gli italiani bevono troppa minerale senza che vi sia reale necessità. In molte località l’acqua di rubinetto è ottima in altri è buona. Se i gestori degli acquedotti cominciassero a fare conoscere la loro qualità e a promuovere l’acqua che sgorga dal rubinetto allora i consumi di minerale diminuirebbero, ogni cittadino italiano arriverebbe a risparmiare fino a 60 euro l’anno e la quantità di rifiuti e di impatto ambientale ne trarrebbe vantaggio. E la salute? Basterebbe quantificare in modo serio i vantaggi che hanno le persone sane che scelgono l’acqua minerale per rendersi conto che praticamente non esistono.
Il percorso è iniziato bisogna andare avanti.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24