A distanza di due anni dalla campagna di informazione contro l’invasione dell’olio di palma e dalla petizione lanciata su Change.org da Il Fatto Alimentare e Gift (Great Italian Food Trade) l’Italia sta diventando il primo paese europeo palm free. Abbiamo fatto tutto da soli, visto che Coldiretti, Greenpeace e Altroconsumo non hanno voluto condividere il progetto. In due anni abbiamo raccolto 176 mila firme con la petizione, pubblicato oltre 150 articoli, intervistato i più qualificati nutrizionisti, rilanciato i pareri scientifici di quattro agenzie per la sicurezza alimentare europea (*) oltre a quello dell’Istituto Superiore di Sanità, tutti molto critici nei confronti dell’olio tropicale.
Lo sforzo maggiore è stato quello di smentire le favole inventate dalla lobby, capeggiata da Ferrero e Barilla insieme ai produttori malesi. Le notizie infondate sulla qualità nutrizionale dell’olio, sull’impossibilità di sostituirlo, sui presunti vantaggi ambientali e addirittura l’esistenza di un complotto internazionale, sono servite a poco. I 10 milioni di pubblicità televisive investiti dalla lobby sono andati in fumo come le foreste tropicali, senza fare alcuna presa sui consumatori.
Una vittoria dal basso
La vittoria della nostra iniziativa, rappresenta forse il primo caso in Italia di una campagna ‘dal basso’ che ha vinto contro le grandi aziende alimentari, riuscendo a modificare il sistema di produzione industriale. In questi anni pochissime volte siamo stati invitati nei programmi tv e ancor meno siamo stati intervistati dai giornali nonostante i centinaia di servizi andati in onda. Le interviste erano preferibilmente rivolte a nutrizionisti che hanno cambiato improvvisamene giudizio sul palma come Giorgio Calabrese e Antonio Migliaccio.
C’erano anche personaggi noti come Andrea Ghiselli (ex Inran), Eugenio del Toma, Michelangelo Gianpietro… presentati sempre come super esperti favorevoli al palma, dimenticando di dire che si tratta di consulenti delle grandi aziende utilizzatrici di olio tropicale. Anche gli scienziati come Elena Fattori del Mario Negri e Carlo Agostoni dell’IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico Milano (**) che hanno presentato in diverse occasioni una ricerca a favore dell’olio di palma (l’ultima volta nel convegno di Milano del 27 ottobre organizzato da Ferrero), si sono ben guardati dal precisare che il lavoro è stata cofinanziato dalla Ferrero e di avere ricevuto nei tre anni precedenti, finanziamenti rispettivamente da Aidepi (associazione di categoria dei produttori di prodotti da forno e grandi utilizzatori di olio tropicale) e da Ferrero.
Le aziende che hanno abbandonato l’olio di palma
Nonostante ciò la capacità di ragionare dei consumatori e le argomentazioni scientifiche e ambientali che abbiamo riportato hanno prevalso, e oggi l’Italia sta per diventare il paese europeo dove l’olio di palma nel settore alimentare risulta in via di estinzione. Oggi le aziende palm free in Italia sono 15 e ci sono anche decine le catene di supermercati (Coop Italia, Esselunga, Carrefour, Unes…) che stanno modificando le ricette. L’elenco si allunga ogni giorno e i prodotti senza olio tropicale hanno superato quota mille.
Un ringraziamento va a tutti i consumatori che ci hanno sostenuto e ai nutrizionisti che hanno condiviso con noi la campagna. In questa storia non c’è stata nessuna demonizzazione, ma un lavoro di informazione supportato da idee e dati scientifici oggettivi. L’ipotesi del complotto o della lobby contro il palma è il frutto dell’immaginazione di politici che hanno le idee confuse e dalla lobby delle aziende produttrici che ha cercato in tutti i modi di delegittimare Il Fatto Alimentare e Gift, ignorando l’autorevolezza delle fonti scientifiche nazionali e internazionali. Il percorso è stato molto difficile e più volte sono state avanzate insinuazioni e dubbi sul nostro operato e sulla correttezza delle nostre tesi, ma qualcuno ha fatto male i calcoli.
Note
(*) Contrari all’uso dell’olio tropicale sono i dossier pubblicati dall’Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Anses) nel 2011 su acidi grassi e palma e dal Consiglio Superiore della Sanità in Belgio nel novembre 2013 (“La problématique des acides gras saturés athérogènes et de l’huile de palme” – Il problema degli acidi grassi saturi aterogeni e dell’olio di palma). C’è anche il documento del 2016 firmato dall’Istituto nazionale olandese per la salute pubblica e l’ambiente (RIVM) quello dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) del 2016 e infine quello dell’Efsa del 2016.
(**) Elena Fattore del Mario Negri oltre ad avere ricevuto finanziamenti dalla Ferrero per lo studio presentato al convegno di Milano organizzato dalla stessa azienda il 27 ottobre, nei 3 anni precedenti ha avuto finanziamenti da AIDEPI, l’associazione di categoria che riunisce le grandi aziende produttrici di prodotti da forno e che ha investito milioni nella campagna a favore dell’olio di palma. Un altro relatore del convegno il pediatra Carlo Agostoni dell’IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico Milano oltre ad essere coautore della ricerca presentata da Elena Fattore, ha ricevuto per i 3 anni precedenti a questo studio finanziamenti da Soremartec, una società della Ferrero.
Roberto La Pira e Dario Dongo
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Speriamo che non sostituiscano l olio di palma con schifezze simili tipo olio di colza! Che tra lo altre cose già usano ma perché non mettono olio e oliva che in Italia ne abbiamo molto?
Qui c’è un approfondimento sull’olio di colza: http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-colza-esperto-acido-erucico.html
diciamo in modo un po più corretto che le aziende si sono dovute adeguare visto che i prodotti con olio di palma hanno avuto un calo drastico nelle vendite…. …
Perche’ di olio d’oliva non ce n’e’ abbastanza
Diciamo che i consumatori (a parte le firme) insieme possono fare la differenza e di conseguenza orientare il mercato…bravi per avere dato le informazioni importanti che un comune consumatore non può conoscere…in quanto al gusto sono uguali a prima e io da tempo acquisto quelli con olio semi di girasole (comunque è corretto che ci siano gli ingredienti segnati sulla confezione non con nome generico così chiunque può scegliere in base alle preferenze), e non mettere oli vegetali che è etichetta fuorviante (ricordo che le ditte nascono e crescono per la richiesta dei consumatori e non viceversa se tutti si facessero i biscotti in casa non ci sarebbero le grandi aziende produttrici di prodotti da forno…).
ad oggi 8 novembre la ferrero non ne vuole sapere di toglierlo dalla sua filiera di prodotti … passa in tv la sua pubblicità ….. NOI CONSUMATORI SIAMO STANCHI DI ESSERE PRESI IN GIRO DALLE GRANDI AZIENDE …. CI DEVONO RISPETTARE …. E QUANDO CI IMPUNTIAMO SU UNA “LOTTA” … NON E’ PER DIVERTIMENTO … MA VOGLIAMO RISPETTO E CONSIDRAZIONE ….
Buongiorno Mariagrazia,
perché pensa di essere presa in giro? Io sono stato per anni consumatore di biscotti contenenti olio di palma di una famosa azienda italiana, ma pochi giorni fa ho scoperto, a malincuore, che le ricette dei loro prodotti sono state modificate per seguire la moda del “senza olio di palma”. Sa Da una cosa? Ho smesso di essere cliente, il prodotto attuale non mi soddisfa più sia come struttura, sia come gusto. Tutte le chiacchiere che girano oggi sull’olio di palma sono tanto false quanto vere ma come sempre dovrebbe prevalere il buon senso. Ho chiesto al servizio consumatori della ditta produttrice di biscotti se pensavano di lasciare comunque libera scelta al consumatore, presentando i loro prodotti con o senza olio di palma, purtroppo mi hanno risposto con le solite frasi di rito che non dicono nulla. Mi aspetto però che in futuro, quando i consumatori smetteranno di acquistare i loro prodotti ( perché il consumatore sarà anche attento e intelligente, ma poi se il prodotto non piace il consumatore non conauma), valutino anche quest’ opportunità.
Cordiali saluti
La Ferrero si piegherà al mercato come tutte le altre aziende. Tempo al tempo.
Ma nessuno la obbliga ad acquistare prodotti con olio di palma…il rispetto che lei chiede dove sarebbe? nel fatto che se lei pensa una cosa, le fabbriche alimentari si adattino ed elimino ciò che lei ritiene nocivo? la forza del consumatore è nel comprare o nel non comprare…non ci inventiamo ruoli che non esistono per favore
Risulta palese che Pelisseri si riferisce alla Mulino Bianco. Non sono d’ accordo sulla sua delusione relativa al sapore. Io sono riuscito a trovare in un supermercato ancora le vecchie Macine con olio di palma e le ho confrontate con quelle nuove con olio di girasole, ormai dominanti. Avevo dei dubbi sul buon risultato di un olio di polinsaturi su un pasta frollata, ed invece non si nota alcuna differenza. Certo i dubbi che sia meglio per la salute rimangono perché Barilla resta ambigua in etichetta, non specificando la percentuale di poli e mono insaturi, ma indicando solo gli insaturi in generale. Ciò può voler dire due cose: la friabilità tipica di un grasso saturo potrebbe essere stata ottenuta dalla combinazione di un olio di girasole “alto oleico” di pregio con la panna, oppure da un meno pregiato olio di girasole comune di prevalente acido linoleico sottoposto a interesterificazione, e questo non sarebbe un bene, perché non si conoscono gli effetti sul lungo termine dei grassi sottoposti a questo processo. Ritengo invece ottima la scelta fatta da Mulino Bianco per sostituire l’ olio di palma nei cornetti: una combinazione di burro di cacao, girasole, cocco e cartamo che si approssima al burro di latte o allo strutto, ma corretto con meno saturi . La prevalenza del burro di cacao rende il mix migliore in quanto è prevalente l’ acido stearico che anche se saturo è neutro per il cuore, mentre l’ olio di cocco integra acidi saturi a media e corta catena ma, essendo solo terzo in quantità, questi sono presenti in misura minore e ben bilanciata dagli insaturi dell’ olio di girasole, presente in misura maggiore, e dall’ acido oleico presente anche nel burro di cacao al 40%. Non manca il palmitico presente al 25-30% nel burro di cacao, che nel mix dovrebbe quindi risultare sotto il 15%: quindi meno del burro di latte e molto meno ( 1/3) dell’ olio di palma, che invece ha la frazione satura troppo sbilanciata sul solo acido palmitico !!!! Ricordiamo che l’ acido palmitico è presente anche nel latte, nella carne come anche nell’ olio d’ oliva, ed il suo problema è solo nell’ abuso quando sbilanciato dalla scarsezza degli altri acidi grassi saturi e insaturi, cosa a cui andava incontro fino a pochi anni fa’ chi si nutriva di soli prodotti conservati, tutti con l’ olio di palma ambiguamente nascosto fra gli “oli vegetali”, convinto di assumere ottimi oli vegetali salutari e invece arrivare a quasi un 50% di palmitico in rapporto agli altri acidi grassi nel complesso giornaliero: una bomba innaturale per il nostro organismo!!!! Quindi complimenti alla Barilla che è andata incontro alle richieste dei consumatori, che da due anni avevano progressivamente smesso di acquistare i suoi prodotti. Almeno sui cornetti di meglio non si poteva fare per combinare la conservabilità e palatabilità con le direttive sulla salute, nei limiti del consumo moderato che si deve fare di queste merendine.
Che dire? Complimenti ai vincitori, ovvio: Change.org, Il Fatto Alimentare e Gift hanno diritto di prendersi tutti gli onori della “vittoria”… Ma vorrei modestamente ricordare che il movimento che ha portato a far escludere l’olio di palma dai cibi è partito da più lontano. Il film francese “Green” del 2010, gli spot di Greenpeace (all’inizio…) e attività di educazione alimentare nelle scuole (lo spot dei miei studenti del 2013 “Olio di palma? … No grazie!” ha avuto su youtube più di 27.000 visualizzazioni…) e direi anche i servizi di Report, hanno dato voce ad una minoranza silenziosa che per anni ha sperato di poter cambiare il mercato… Perchè, cambiare il mercato si può! Basta creare consumatori responsabili…. responsabili verso la propria salute e verso processi produttivi finalmente sostenibili…
D’accordo in Francia , ma in Italia l’iniziativa è nostra poi altri si sono affiancati nel corso dei due anni. Report non ha mai citato la nostra iniziativa e il suo servizio è andato in onda 8 mesi dopo.
allora forse non mi sono spiegata … il consumatore non si diverte … vuole prodotti controllati e sicuri … ultimamente il mercato sta degenerando importando prodotti dall’estero non controllati come i nostri Italiani … vedi grano olio pesticida etc …. non sto ad elencarli non ce ne bisogno … per la questione dell’olio di palma , come me tantissimi altri consumatori, non lo accettano per il semplice motivo che non fa bene alla salute e poi c’è il problema più grande che è la deforestazione di un polmone verde … che stanno distruggendo per piantare palme … e che serve (serviva) per purificare l’aria che respiriamo. Come dice lei sig. Pelisseri che ha sempre mangiato prodotti con questo olio ed erano molto buoni … anch’io ho sempre gustato prodotti senza questo olio ed erano friabili gustosi digeribili leggeri e non facevano male alla salute. Lei è libero di avvelenarsi io sono libera di non avvelenarmi. Ora lei può scegliere mentre NOI eravamo obbligati a prendere i prodotti con olio di palma perché tutti si erano convertiti a questo condimento.
Sig Pelisseri, se lei commenta in questo ambito vuol dire che segue Il Fatto Alimentare. Non mangiare cibi che contengono olio di palma non e’ una moda, non ha mai letto uno dei tantissimi articoli passati su questo giornale a proposito dell’abuso di olio di palma dalle industrie alimentari? Secondo lei, avvelenarsi e’ una scelta? Per oltre un decennio si sapeva delle proprieta` nocive dell’olio di palma raffinato, eppure e` stato utilizzato ovunque e comunque, dal latte in polvere per lattanti ai prodotti di panificazione e da forno che tutti consumavamo senza pensieri.
Grazie Il Fatto Alimentare! Grazie per aver fatto luce e scoperto intrecci di convenienza. Io personalmente mi sono battuta e ancora lo faccio per far capire che, mentre i nostri soldi alla cassa erano genuini, i prodotti nella busta della spesa non lo erano di certo.
E’ veramente incredibile come la massa di pecore si faccia condizionare da campagne come questa che con la salute non hanno niente a che vedere ma sono pura ideologia.
Dovrebbe essere la stessa cosa per quanto riguarda i gelati, ancora troppi con questo olio …
certo che alcuni commento disinteressati sui biscotti senza olio di palma mi “colpiscono” con una certa intensità.
Perchè non liasciare in pace la Ferrero visto che per fortuna è sufficiente non comprare i loro prodotti ?
vorrei sapere se tutti i numerosi promotori della campagna anti olio di palma, archiviata questa vittoria, possano passare ad un’altra di interesse pubblico e a tutela dei consumatori
volessimo iniziare a parlare di glifosato?
si stanno già occupando … canada .. etc … ogm … etc … Monsanto … etc …. e tanto altro
Noi Popolo/consumaturi ..siamo nella posizionedi dire BASTA a tutti questi veleni … e le multinaz … dovrebbero abbassare la cresta …. SO NO SICURA CHE CE LA FAREMO …. OGNUNO DEVE FARE LA PROPRIA PARTE E TUTTI INSIEME POSSIAMO VICERE!!! non è sogno è realtà
Prossima sfida?
Suggerisco una campagna a favore dei cereali non modificati, a favore dei produttori bio e contro il grano di importazione essiccato con il glifosato.
Le aziende danno quello che il consumatore vuole,
ma non è detto che sia meno peggio di quello che
hanno contestato.
sono tornati all’olio di girasole … non fa deforestazione ed è molto leggero e non fa danni alla salute. Certo ogni prodotto fa male se preso in quantità eccessive … ma usando prodotti che giià da soli non fanno male E’ MEGLIO
Si Nico è vero …… appunto……. danno quello che il consumatore vuole ……solo nella “forma finale”
il metodo , “gli ingredienti+aromi&co” , per raggiungerla , li decidono loro e noi (le istituzioni , associazioni e anche consumatori finali) dobbiamo vigilare in ogni caso affinchè , in generale , con contestazioni o meno , non deve essere solo una questione di “forma finale”
MariaGrazia
il CETA è stato approvato … mi chiedo chi se ne stava occupando dov’era …… magari indaffarato con il TTIP …
non mi pare che nelle istituzioni europee c’è stato un grande dibatitto e sopratutto (a parte quel fazzoletto di “terreno” in Belgio) qualcuno che lo “contestasse” a nostro favore
ora il CETA sarà usato come cavallo di troia Trump permettendo ….
Dopo le iniziative e la sacrosanta sensibilizzazione sulla diffusione e la pessima qualità del palma, ritengo si debba tutti ed Il Fatto in primis, mantenere l’attenzione senza assolvere nessuno a priori, ma controllando in modo particolare i trattamenti chimici e fisici aggressivi per l’estrazione e la raffinazione degli olii e dei grassi in circolazione, ad opera dell’industria olearia.
La maggioranza degli italiani e non solo, preferiscono prodotti nazionali, ma di qualità controllata e garantita, senza fare sconti a nessun produttore inadeguato o peggio in malafede, piccolo o grande che sia.
Ci siamo conquistati una reputazione ed un gradimento che rappresenta un patrimonio nazionale condiviso e non dobbiamo e possiamo permettere e permetterci di perdere questo alto valore aggiunto.
ci sono commenti che propinano polemiche sterili sulla fondatezza degli allarmi riguardanti l’olio di palma raffinato, che mi guardo bene dal rinfocolare. l’unica cosa che conta, in questi casi, è farsi un’opinione scevra da vincoli ed oggettiva e, quindi, scegliere il prodotto che piace. le scelte dei consumatori orientano sempre il mercato, non c’è Ferrero che possa tenere. ma se tanti consumatori continuano a disinteressarsi di problemi che li coinvolgono, a loro insaputa, ci saranno sempre i furbi che ne approfitteranno.
bravi ezio e luigi!!
io di proposito ….nel mio piccolo….in ogni occasione …….cerco di “svegliare le coscienze” di amici ..parenti ..e colleghi !!!
questo dobbiamo farlo un po tutti
è vero che si bada sempre prima al prezzo ……. se ci si riflette ….lo sconto ricevuto a breve .. non ripaga poi nel lungo termine , salvo qualche “ristretta cerchia di amici”
perchè ora non coinvolgere aziende di supermercati dove la gente più “pover” va sempre ad acquistare? tipo eurospin o lidl o md-ld discount o Todis? hanno tutti sto maledetto olio di palma!
Leggasi: Abbiamo “COSTRETTO”, non “convinto” le aziende ad abbandonare l’olio tropicale . Come ? Con un bombardamento mediatico scandalistico in negativo trasformato in una moda cui sono sensibili per forza nell’immediato gli organi di marketing di aziende alimentari e della GDO , invece di indurle in positivo, come si conviene a media ragionevoli , equilibrati e non ideologizzati a ragionare sull’utilizzo di un olio, di palma o meno, con caratteristiche salutistiche ed ecologiche più ragionevoli volte al “MIGLIORAMENTO” DELLA QUALITA’ ! ! !
Non credo che la partita sia così semplicemente e trionfalmente vinta. Le guerre cruente lasciano sempre dei morti, magari innocenti, e la storia restituirà la verità. Sono convinto che la vera vittoria in campo alimentare, ma quella non immaginata , dichiarata e strombazzata della campagna sarà il miglioramento dell’olio di palma a livelli tali da non richiedere alcuna obbiezione ragionevole, restituendo l’olio di palma ad un utilizzo consono alle peculiari caratteristiche d’uso, di costo unitario, e di basso impatto ambientale rispetto a diversi altri olii.
Anche se sarà questa una delle soluzioni avremo sempre vinto, perchè abbiamo sollevato un problema che le aziende hanno dovuto affrontare e risolvere a dispetto delle frottole che hanno raccontato per giustidicare l’impiego di un ingrediente per anni nascosto dalle etichette. Chissà perché.
Per Costante, che crede nella possibilità di convincimento del marketing aziendale con argomenti logici e razionali sulla qualità nutrizionale di un ingrediente, concordo con il suo auspicio, ma purtroppo osservo che ad esclusione dei marchi che vendono alimenti salutistici, tutti gli altri hanno regole di merito e di scelta completamente opposte.
Cioè sono bravi e premiati se vendono molto quello che costa il meno possibile, in barba alla qualità nutrizionale.
Basta leggere le etichette degli alimenti in commercio, tutte mirate alle qualità organolettiche dei prodotti e pochissimo purtroppo, a quelle nutrizionali.
Vedi Ezio, le campagne si possono condurre in positivo ed in negativo, talvolta nel caso negativo, cioè con guerre che producono morti e feriti, più strascichi partigiani, ed effetti totalmente distorsivi.
Prova a vedere la pagina pubblicitaria, sicuramente illegale, comparsa sul “Corriere della sera” inserto di Milano di oggi 13 Novembre: Frantoio Santa Tea di Firenze pubblicizza a caratteri cubitali il suo olio “da sempre 100% extra vergine d’oliva ” SENZA OLIO DI PALMA. Ciò, in barba alle norme di legge fa pensare ai consumatori che tanti olii extravergini siano aggiunti di olio di palma, e vedremo se il giurì della pubblicità avrà almeno il pudore di sanzionare pesantemente, come dovuto , questa azione illegale
La campagna contro l’olio di palma è diventata come la NO TAV che si legge su tutti i muri, e purtroppo, con grave danno per la salute, come il “SENZA LATTOSIO”, moda che costringe le aziende , semplicemente su richiesta di consumatori disinformati e disorientati dai media e da mode insensate, ad azzerare il lattosio in prodotti ,anche quelli con tassi di lattosio trascurabili per qualsiasi deficienza lattasica, e con costi aggiuntivi a carico degli stessi consumatori. Tutto questo per dire che a mio parere le istanze giuste vanno portate avanti con rigore scientifico ed i piedi per terra, calcolando a dovere i costi/benefici.
Riporto e condivido in pieno:
“Sono convinto che la vera vittoria in campo alimentare, ma quella non immaginata , dichiarata e strombazzata della campagna sarà il miglioramento dell’olio di palma a livelli tali da non richiedere alcuna obbiezione ragionevole, restituendo l’olio di palma ad un utilizzo consono alle peculiari caratteristiche d’uso, di costo unitario, e di basso impatto ambientale rispetto a diversi altri olii”.
Fino al raggiungimento di tale auspicabile risultato finale, la campagna contro la diffusione di quello che oggi viene impiegato, non solo è legittima e doverosa, ma ha prodotto un notevole vantaggio salutistico a tutti i consumatori ignari ed in modo particolare ai bambini indifesi.
Purtroppo per la stragrande maggioranza dei consumatori bombardati da questa guerra, che poteva essere condotta nel giusto ambito scientifico senza impressionare e coinvolgere la stragrande molteplicità di consumatori, il messaggio che OLIO DI PALMA è una parolaccia da evitare d’ora in poi sempre e dovunque, anche se riportato come dai n.s auspici alla normalità, rimarrà ingiustamente per lunghissimo tempo. E’ questo che Costringe il marketing di diverse aziende a chiedere per ragioni di mercato agli organi tecnici modificare formule consolidate, non sempre con ottimi risultati.
Ne so qualcosa in quanto fin dagli anni 80 sono stato fra i promotori e conduttori di un gruppo di Assicuratori di Qualità alimentare coagulatosi in AICQ appartenenti alle maggiori Aziende Alimentari , allo scopo fra l’altro senza concorrenza, di prevenire sul nascere le problematiche di qualità su materie prime. processi e pratiche agricole, oltre che monitorare la legislazione relativa. Non si pensi e NON E ASSOLUTAMENTE ‘VERO come si legge sovente su questa rubrica, che le Aziende alimentari siano alla costante ricerca di “fregare i consumatori” per massimizzare i profitti. Gli ostacoli che si presentano di volta in volta, vanno monitorati, prevenuti e rimossi, magari anche sempre tenendo conto dei costi, pur essi fra altri considerabili attributo di qualità. Un passo falso trascurato può mettere in serio pericolo qualsiasi azienda alimentare, soprattutto le maggiori. I comportamenti volutamente spregiudicati e fraudolenti si riscontrano molto più frequentemente fra i piccoli, meno sottoposti a controlli pubblici e mediatici e nel sottobosco di pratiche alimentari di tipo “Bio” o similari.
Così si difendono le aziende ed i consumatori che col loro acquisto le promuovono o le bocciano, non con le campagne scandalistiche e coercitive che spesso producono anche seri danni e perdite di posti di lavoro.
Gentile Costante le campagne scandalistiche e coercitive sono quelle che hanno portato avanti le aziende con 10 milioni di euro per dire che l’olio di palma è buono , sano e rispetta la natura promosse da AIDEPI che raccoglie aziende come Ferrero, Barilla, Bauli.. salvo poi essere smentite da EFSA e da ISS e dalle principali agenzie per la sicurezza alimentare. Lo scandalo è ascoltare cosa si dice in TV da esperti al soldo delle aziende sul Palma .