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L’integratore Trigno M vantava una mirata attività antineoplastica

Capita spesso di leggere articoli che descrivono le miracolose proprietà di una sostanza naturale in grado di sconfiggere il cancro, l’Alzheimer o di far perdere i fastidiosi chili di troppo. Anche nel settore degli integratori e dei nutraceutici ci sono prodotti che promettono risultati sorprendenti, cercano di guadagnarsi una fetta di un mercato molto florido. Per accrescere la credibilità agli occhi dei consumatori, in alcuni casi le prove scientifiche vantate nei messaggi pubblicitari risultano esagerate oppure si tende ad evidenziare la collaborazione di una figura istituzionale di spicco.

Un caso del genere ha spinto l’Istituto Superiore di Sanità a diffondere un comunicato stampa in cui afferma di non aver in alcun modo sponsorizzato l’integratore alimentare Trigno M, commercializzato dall’azienda Biogroup srl. Trigno M un prodotto  a base di estratto di prunus e un mix di vitamine, minerali e amminoacidi – detto complesso attivatore nutraceutico (CAN) è stato presentato da un distributore come un preparato con supposte attività antitumorali. L’estratto di prunus deriva dal prugnolo selvatico (Prunus spinosa L. varietà Trigno), una pianta originaria del Molise, le cui presunte proprietà sono state incensate e talvolta esagerate su diverse testate a tiratura nazionale e locale.

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Trigno M è un integratore alimentare a base di estratto di Prunus spinosa e CAN

In un comunicato diffuso da Biogroup lo scorso autunno, si dice che l’integratore Trigno M sarebbe un’idea del dottor Mastrodonato, iridologo, naturopata, omeopata e presidente della SIMeB – Società Italiana di Medicina Biointegrata – e del dottor Occhionero, docente presso l’Istituto SIMeB. Gli studi sulle qualità del prunus in realtà  sono stati condotti dalla dottoressa Stefania Meschini, dell’Istituto Superiore di Sanità. La ricercatrice ha anche più volte partecipato a convegni di Oncophytoterapia (sic), disciplina non riconosciuta, organizzati dallo stesso SIMeB in giro per l’Italia nella primavera del 2015, per illustrare i risultati degli studi, precisando il carattere preliminare. L’ISS ha infatti in programma di continuare gli studi sul prugnolo selvatico a partire da test in vivo su animali. Dalla collaborazione di Biogroup e Istituto Superiore di Sanità è anche scaturito un brevetto, in vista di possibili future applicazioni farmacologiche del prunus, che potrebbero sfociare in qualche cosa di concreto tra qualche anno.

ricercatore scienza cibo ogm
Trigno M è stato pubblicizzato come antineoplastico senza sufficienti prove scientifiche

Biogroup, però, ha deciso di non aspettare i lunghi tempi della ricerca e ha messo in commercio l’integratore Trigno M puntando sulla presunta ‘mirata azione antineoplastica’. Peccato che, come specifica l’Istituto Superiore di Sanità nel comunicato, per il momento non ci sono prove scientifiche sufficienti per sostenere questa affermazione. Al momento non ci sono dati su pazienti oncologici né sperimentazioni cliniche in corso e tutti gli studi ufficiali eseguiti sul prunus sono stati condotti su cellule con esito promettente, ma “c’è molta strada da fare prima di dimostrare la sua efficacia sull’uomo e di affermare che l’integratore possa avere un’efficacia sul piano clinico” come spiega l’ISS in un comunicato del giugno 2015. Va detto che la letteratura scientifica è piena di studi su sostanze che, come il prugnolo, manifestano in vitro proprietà anticancro salvo poi rivelarsi inefficaci in test clinici o in prove effettuate su animali.

L’attribuzione di proprietà ancora da verificare al prugnolo e l’uso a dir poco scorretto degli studi e del nome dell’Istituto Superiore di Sanità, segnalati da una giornalista di OggiScienza, hanno portato l’Istituto ad agire duramente e diffidare “chiunque a utilizzare il nome dell’ISS per operazioni commerciali” e dall’uso di espressioni come “mirata azione antineoplastica” o “coadiuvante della terapia antitumorale”. In seguito ai provvedimenti dell’ISS, le frasi incriminate sono state rimosse dal sito di Biogroup.

 

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Lauretta
Lauretta
27 Maggio 2016 10:54

Grazie per la segnalazione. Fosse così semplice combattere un tumore, e invece non lo è. Le forme sono differenti con farmaci chemioterapici necessari diversi per ognuno e in cocktail ad hoc. Forse sarebbe più utile studiare gli effetti collaterali di questi farmaci esistenti per dare un efficace aiuto a chi combatte il cancro, che sono devastanti nell’anima e nel corpo per lungo tempo. Purtroppo chi è preso nella rete si aggrappa a qualsiasi barlume di aiuto anche ingannevole.

ezio
ezio
28 Maggio 2016 12:03

D’accordo sulla prudenza nelle fasi di ricerca, ma quando s’identifica un prodotto o sostanze potenzialmente attive contro il tumore o altre gravi patologie, bisogna accelerare i tempi della sperimentazione e non frenarli, come succede spesso.
L’incidenza statistica della mortalità e delle condizioni di vita dei malati gravi, non consentono alle istituzioni perdite di tempo e vanificazioni della ricerca.
In questo campo non ci sono poteri da gestire, ma solo risultati da ottenere al più presto ed al meglio possibile, con meno effetti collaterali degli attuali trattamenti medici.

massimo
massimo
28 Maggio 2016 15:45

purtroppo non sono i soli a dare notizie così gonfiate. anche diverse aziende di BIGFARMA lo fanno regolarmente, non ultima una grossa azienda nazionale che sembra invitare con la pubblicità televisiva a curasi l’ipertrofia prostatica da soli, oltretutto con un prodotto che risale agli anni ’70, per cui di certo non nuovo così come viene presentato.