Non si placa la polemica intorno alle etichette a semaforo, osteggiate soprattutto in Italia, perché accusate dal Ministero dell’agricoltura e dalle associazioni di consumatori di penalizzare i prodotti made in Italy. La realtà è che queste etichette sono adottate volontariamente dalla maggior parte dei supermercati britannici e da molte insegne in Francia e Spagna e da poco si iniziano a vedere anche in Italia.
Ma perché l’etichetta a semaforo è uno strumento così utile? Per rendersene conto basta confrontare lo stesso prodotto presente sugli scaffali italiani e in quelli britannici. Prendiamo ad esempio la polvere solubile Nesquik, di cui abbiamo parlato recentemente in un articolo evidenziando le numerose scritte salutistiche presenti sulla confezione.
Le corpose informazioni nutrizionali di Nesquik Opti-Start e del suo analogo britannico Nutri-Start, sono pressoché identiche. Entrambe vantano il contenuto di Vitamina D, Vitamina C, ferro e zinco, che permettono di dichiarare qualità salutistiche come la promozione delle funzioni cognitive e il benessere delle ossa. Si tratta però di informazioni di carattere volontario che la normativa claims 1924/2006 non dovrebbe consentire, perché queste diciture dovrebbero essere subordinate alla definizione dei profili nutrizionali, il cui scopo è impedire la presenza di diciture salutistiche o health claims su prodotti poco equilibrati da un punto di vista nutrizionale.
Un’altra caratteristica comune delle etichette inglesi e italiane è la doppia tabella nutrizionale: se da una parte vediamo i valori riferiti a 100g di prodotto, dall’altra abbiamo i valori riferiti a una porzione (2 cucchiaini) abbinati a una tazza di latte (200 ml). Si tratta di una distinzione non sempre compresa dal consumatore. C’è il rischio di attribuire a Nesquik le proprietà nutrizionali che appartengono al latte. Per questo motivo la norma non prevede un’informazione riferita a due prodotti abbinati (sarebbe come se in un barattolo di sugo pronto mettessimo la tabella nutrizionale di un piatto di spaghetti conditi).
L’etichetta a semaforo, a parte queste stravaganze, va considerata un aiuto per i consumatori perché dice esattamente le quantità di zuccheri, grassi e sale contenuti nel preparato. Ecco allora spuntare nel caso del preparato per il latte il colore rosso per l’eccessivo contenuto di zuccheri e un giallo per i grassi totali e saturi. In questo modo l’informazione risulta semplice ed immediata. La domanda è: se l’etichetta a semaforo esiste già, perché Nestlé non fa un passo avanti e non la propone anche in Italia?
Le etichette a semaforo adottate in Francia, chiamate Nutri-Score, sono il miglior sistema per aiutare il consumatore a capire le caratteristiche nutrizionali di un prodotto. Lo schema è molto semplice: il rosso indica un alimento da assumere con moderazione, il verde un cibo sano mentre il giallo invita a consumare il prodotto senza esagerare, per mantenere una dieta equilibrata. Le etichette sono state accolte con entusiasmo dall’OMS e dalle associazioni dei consumatori. In questo dossier di 19 pagine spieghiamo come funziona il Nutri-Score e perché nutrizionisti e società scientifiche che si occupano di alimentazione non possono che essere favorevoli all’adozione anche in Italia.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Alla puntata di Ballarò di ieri sera hanno trattato, anche se velocemente, l’argomento delle etichette semaforo, cosa che secondo me andrebbe promossa, non eliminata.
Ma ovviamente ci sono troppi soldi che girano e, come al solito, si tratta di una politica sbagliata e fatta di truffatori che non sono interessati alla nostra salute.
io volevo sapere,come mai nelle confezioni risparmio di Nesquik c’è l’olio di palma mentre nelle piccole no?
L’etichetta semaforo, così come altri sistemi pur nella loro semplicità ed immediatezza non sono assolutamente informativi dal punto di vista della nutrizione. Molte aziende ed altri “comunicatori” parlano di alimenti BILANCIATI senza spiegare che cosa significa. Il principio che assumo è quello enunciato da Paracelso: “la dose è il veleno” (usatissimo in tossicologia e nell’etichettatura delle sostanze pericolose) pertanto il semaforo ROSSO, VERDE o GIALLO è ancora una volta arbitrario così come lo sono, ad esempio i i valori di riferimento per sali e vitamine (vedi reg. 1169/2011, allegato XIII) dove si parla del 15 % dei valori nutritivi di riferimento…perchè non il 20 o il 22? Se è vero che “piuttosto” è meglio che “niente” c’è qualcosa di meglio: che cosa? Si chiama INQ ovvero Index of Nutritional Quality enunciato da R. G. Hansen in Food Technology, 10, 86, 1991. Il sistema si basa sulle raccomandazioni di ogni Ministero della Salute (per persone in buono stato di salute, ma non varia anche nelle diete speciali) èd è immediato: ad esempio se una arancia da 100 g fornisce circa 34 kcal e 0.2 mg di ferro; in una dieta da 2700 kcal/giorno i LARN prevedono che una adeguata assunzione di ferro, per una persona di 18 – 29 anni sia di 10 mg. Il calcolo dell’INQ:
(Quantità di nutriente/1000 kcal)/(LARN del Nutriente/1000 kcal) = 5.88/3.70 = 1.58
Quindi 100 g di arancia sono una buona fonte di ferro e, anche se non forniscono tutto il ferro necessario a coprire il fabbisogno giornaliero, proporzionalmente alla frazione calorica della dieta (1,25 % delle kcal/giorno), la densità nutrizionale di questo nutriente è adeguata, infatti è maggiore di 1.
Ogniqualvolta una certa quantità di un alimento da come risultato dell’INQ di un nutriente un valore superiore a 1 quell’alimento è, secondo questo criterio, una buona fonte di quel nutriente.
Oltretutto, dato che dobbiamo avere una alimentazione variata, sarebbe assurdo assumere 5 kg di arance per coprire il fabbisogno giornaliero di ferro.
Costruendo la dieta in questo modo si può facilmente verificare come determinate combinazioni alimentari sono adatte a soddisfare le necessità nutrizionali dell’organismo nonché, aspetto invero importante, a soddisfare anche il piacere di una alimentazione sana e variata.
In definitiva una etichettatura nutrizionale che mostri graficamente la distanza di ogni nutriente dal valore previsto per una dieta equilibrata per un soggetto in buona salute (1) aiuterebbe molto di più a capire come una combinazione di alimenti possa avvicinarsi ad una dieta equilibrata, piuttosto che una arida serie di numeri o dei semaforini del tutto arbitrari (NOTA: il sistema, negli USA è presentato ai bambini delle elementari)
Esistono dei software per il calcolo dell’INQ nelle diete (Vedi LEXTRA)