Vi segnalo un’incongruenza che ho riscontrato nell’etichetta del Pesto alla Genovese Buitoni, in confezione da 140 grammi, prodotto da Nestlé Italiana SpA nello stabilimento di Moretta (Cn) via Locatelli n.6. Come risulta dalla foto allegata, tra gli ingredienti non è specificato che il formaggio Grana Padano contiene LATTE e Lisozima da UOVO. Addirittura l’allergene UOVO è indicato non come sicuramente presente nel prodotto ma come indicazione ipotetica: “Può contenere uova”. Secondo me si tratta di una dicitura rischiosa per le persone allergiche alle uova perché dalla lettura si evince che l’uovo non è uno degli ingredienti del pesto, ma si può trovare nel prodotto sotto forma di possibile contaminazione. Ho già comunicato all’azienda e al responsabile del Sian competente. Per sintetizzare ecco gli ingredienti del Pesto: 1) in etichetta: olio di girasole, siero di LATTE in polvere, olio extravergine d’oliva 10%, FORMAGGIO PECORINO, FORMAGGIO GRANA PADANO 5%, destrosio, pinoli 1,5%, sale, aglio 0,5%, aromi naturali. Può contenere Uova. 2) sul sito Buitoni.it 3) sul sito Buonalavita.it
Valeria Invernizzi
Abbiamo chiesto un parere all’avvocato Dario Dongo esperto di diritto alimentare
L’etichetta del pesto, a prima vista, non sembra conforme alle norme introdotte in Europa 13 anni fa per la tutela dei consumatori affetti da allergie e intolleranze alimentari. Già la direttiva 2003/89/CE (“direttiva allergeni”) aveva prescritto l’indicazione in etichetta dei singoli componenti degli “ingredienti composti”, come nel caso del Grana Padano presente nel Pesto alla genovese Buitoni. Il regolamento (UE) n. 1169/2011 (“Food Information Regulation”, vedi ebook L’etichetta), nell’abrogare la citata direttiva, ha rafforzato il dovere di informazione in merito alla presenza degli ingredienti allergenici. Adesso sulle etichette è obbligatorio evidenziarne la grafica rispetto agli altri ingredienti dell’elenco e ripetere il nome qualora un ingrediente allergenico sia presente in più matrici. Nel caso di impiego di Grana Padano la menzione dovrebbe venire seguita dalla citazione, tra parentesi, degli ingredienti “latte, sale, caglio, conservante lisozima da uovo”(1). Ricordando che l’omissione di tale notizia rappresenta non solo una violazione dei doveri di informazione prescritti dal regolamento (UE) n. 1169/2011, bensì comporta la qualificazione del prodotto come alimento a rischio, ai sensi del regolamento (CE) n. 178/2002, “General Food Law”(2).
La dicitura volontaria “può contenere uova”, d’altra parte, non è di per sé idonea ad assolvere il dovere sopra espresso. A maggior ragione in quanto l’operatore responsabile dell’informazione al consumatore ha il divieto di modificare o sottrarre le notizie ricevute dai propri fornitori in merito agli alimenti e/o ingredienti utilizzati, quando ciò possa indurre in errore o comunque arrecare pregiudizio all’utente finale(3). Il prodotto in questione tuttavia – come ci è stato chiarito da Nestlè Italia nella lettera qui acclusa (vedi sotto) – risulta essere stato realizzato con un Grana Padano particolare in quanto privo di lisozima. Preso atto di ciò, non si può che esprimere un parere favorevole sulla etichetta esaminata.
Sono infatti esentati dall’obbligo di citazione degli ingredienti “i formaggi, il burro, il latte e le creme di latte fermentati, purché non siano stati aggiunti ingredienti diversi dai pro dotti derivati dal latte, gli enzimi alimentari e le colture di microrganismi necessari alla fabbricazione o ingredienti di versi dal sale necessario alla fabbricazione di formaggi che non siano freschi o fusi” (4).
Note (1) Si veda anche, al proposito, il parere 17.7.08 n. 1 del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare presso il Ministero della Salute.
(2) Ai sensi del reg. CE 178/02, articolo 14, la sicurezza dell’alimento deve venire valutata tenendo conto – tra i vari aspetti – delle categorie vulnerabili di consumatori, quali appunto i pazienti affetti da allergie alimentari, e le informazioni che accompagnano l’alimento. E gli alimenti a rischio devono venire tempestivamente assoggettati alle azioni correttive previste dal successivo articolo 19 del predetto regolamento (ritiro commerciale, notifica alla ASL competente, informazione ai consumatori, richiamo pubblico quando ogni altra azione non risulti insufficiente a garantire un elevato livello di sicurezza dei consumatori)
(3) Cfr. reg. UE 1169/11, articolo 8, comma 4
(4) Cfr. reg. UE 1169/11, articolo 19, comma 1, lettera d
Dario Dongo
LA REPLICA DI NESTLE’
Dopo la pubblicazione dell’articolo Nestlé ci ha scritto una lettera in cui spiega perché l’etichetta del Pesto Buitoni rispetta le norme di legge. In seguito a questa segnalazione il testo è stato modificato e corretto.
Egregio Avvocato Dongo,
ho letto su Ilfattoalimentare.it l’articolo a sua firma dal titolo “Pesto alla genovese Buitoni: mancano gli allergeni in etichetta. Il parere dell’avvocato Dongo: non è conforme”, relativo alla presunta incongruenza riscontrata da una consumatrice nell’etichetta del Pesto alla Genovese Buitoni in confezione da 140 grammi. Innanzitutto mi preme chiarire che l’etichetta in questione è corretta, mentre il suo giudizio di non conformità risulta “fuorviato” da un equivoco di partenza.
Il reclamo è sorto infatti dal fraintendimento della consumatrice convinta che nel prodotto vi sia Grana padano additivato con lisozima da uovo. Nella fabbricazione del Pesto alla Genovese Buitoni non viene in alcun modo impiegato Grana padano contenente lisozima, bensì viene esclusivamente utilizzato Grana padano realizzato senza l’aggiunta di questo additivo (E1105). Come anticipato, quindi, l’ingredientistica riportata in etichetta, dove in 6ª posizione è indicato il “Formaggio Grana padano” al 5%, è coerente e corretta. Diverso invece è il tema delle indicazioni per i consumatori allergici. Nel rispetto di quanto prescritto dal Regolamento CE n. 178/2002, in etichetta è stata apposta l’avvertenza “Può contenere uova”. La rigorosa applicazione delle buone prassi di fabbricazione e dell’HACCP e la massima cautela rivolta a favore delle categorie vulnerabili dei consumatori, non ci consentono di escludere un rischio di contaminazione crociata da uovo nel Pesto alla Genovese. Ecco perché tale avvertenza risulta apposta a chiare lettere immediatamente sotto la lista ingredienti: nello stabilimento italiano di Moretta (CN) infatti, dove viene prodotto il Pesto alla Genovese Buitoni, vengono realizzati anche tanti altri prodotti che contengono uovo o Grana padano con lisozima. Per ricapitolare, il Pesto alla Genovese Buitoni non contiene fra gli ingredienti il Grana Padano con lisozima, ma, considerato il rischio da contaminazione crociata, si è ritenuto opportuno riportare dopo la lista ingredienti l’avvertenza “Può contenere uova”. Questo con il massimo intento di chiarezza e di tutela per i consumatori allergici alle proteine dell’uovo. Aggiungiamo che la consumatrice nel riportare gli ingredienti, per sintetizzare, ha omesso il primo e più importante: il basilico, che rappresenta il 31.5%.
Manuela Kron, direttore Corporate Affairs Gruppo Nestlé in Italia
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Non so se sia questo il caso, ma esiste anche il Grana Padano senza lisozima…ad esempio quello bio.
Potrebbe essere stato utilizzato per non dover inserire un conservante in etichetta, visto che la dicitura corretta sarebbe in realtà “latte, sale, caglio, conservante: lisozima da uovo” visto che di un additivo va specificata la funzione e non solo la presenza. E potrebbe essere stato ritenuto ininfluente specificarne la natura “bio”, trattandosi di un prodotto convenzionale. Il “può contenere uova” potrebbe far riferimento ad altro tipo di crosso contamination. Tanti “potrebbe” lo so, ma mi sembra strano che un’azienda come Buitoni commetta errori così grossolani…
Oppure potrebbe essere davvero un errore…
Quello che non condivido però è dire che il “può contenere uova” sia una dicitura rischiosa per chi è allergico (a prescindere dall’errore o meno di Buitoni): dubito fortemente che un allergico alle uova consumi il prodotto ugualmente solo perchè la presenza dell’allergene è data come probabile ma non come certa! O almeno, se io fossi allergico, mi comporterei così e considererei il prodotto come CERTAMENTE contenente uova; di conseguenza comunque non lo consumerei. Suppongo che così farebbe qualunque persona allergica, visto che ne va della propria salute…
Pur comprendendo le perplessità sull’etichetta aggiungo al commento di Alessandro che l’uso di lisozima è una facoltà non un obbligo pertanto potrebbe essere che nei capitolati di fornitura sia espressamente richiesto grana padano senza lisozima, peraltro nel Trentingrana, grana padano a tutti gli effetti, è vietato l’uso di lisozima, a quel punto decadrebbe l’obbligo di indicazione degli ingredienti rientrando in un caso di esenzione, prima di affermare con sicurezza che l’etichetta non è a norma attenderei le verifiche.
Tutto può essere, e l’eventuale impiego di grana padano rigorosamente privo di lisozima potrebbe in effetti risultare l’unica ‘chance’ di salvataggio dell’etichetta in questione. Dubitandosi comunque l’impiego di Trentingrana, poiché in tal caso non si saprebbe comprendere la fonte di potenziale contaminazione da uovo cui pure é fatto riferimento a margine dell’elenco ingredienti…
Avvocato
ripeto senza voler fare il difensore di Nestlè, se non sbaglio nello stabilimento di Moretta viene prodotta anche pasta ripiena, e, come lei stesso ha fatto notare, vista l’incertezza normativa, delle potenziali contaminazioni ne abusano tutti.
In ogni caso, non credo si tratti di Trentingrana, perchè in questo caso non credo sarebbe corretta la dicitura Grana Padano, visto che entrambi sono DOP. A voler cavillare bisognerebbe anche capire se è corretto indicare Formaggio Grana Padano, senza specificare DOP.
Per le tracce di uova la fonte non può essere il formaggio (perchè in questo caso sarebbe la conferma di una errata etichettatura); trovo più probabile (sempre volendo sostenere il fatto che l’etichetta sia corretta) l’ipotesi di And