Un lettore ci ha segnalato che nei croissant Bauli è nuovamente presente il colorante biossido di titanio. Nel 2013, dopo la sollecitazione di un consumatore, l’azienda aveva deciso di togliere questo colorante da alcuni prodotti (leggi articolo). Ci scrive il lettore: “nonostante la promessa della Bauli di eliminarlo a fine scorte (alcune settimane secondo l’azienda) è ancora lì e siamo quasi al 2016!”. La richiesta di eliminare il colorante che conferisce un colore più bianco alla crema dei croissant, derivava dalle criticità che il biossido di titanio (E171) presenta. Le particelle di biossido ad uso alimentare sono eterogenee: ossia comprese tra 40 e 220 nanometri (nm). Quando le dimensioni delle particelle sono comprese nell’intervallo 1-100 nm, il biossido di titanio costituisce un nanomateriale, con i rischi che ne conseguono (leggi approfondimento).
A questo punto abbiamo chiesto delucidazioni a Bauli per capire se questo additivo è stato reinserito, oppure se si tratta ancora di una vecchia referenza.
Di seguito pubblichiamo la risposta dell’azienda
“Gentilissima redazione,
Vi ringrazio della segnalazione che ci consente di aggiornare il tema in oggetto. A seguito infatti della citata richiesta di allora, l’azienda aveva in effetti messo a punto una ricettazione alternativa che non prevedeva l’utilizzo del biossido di titanio. Attraverso test di mercato pre e post lancio della nuova formulazione abbiamo seguito il trend di apprezzamento del consumatore che ci ha restituito segnali di gradimento decisamente inferiori alla formulazione originaria.
I consumatori infatti, specificamente interrogati in merito, hanno evidenziato che una crema traslucida risultasse poco appetibile e rigettata rispetto alla formulazione precedente di un piacevole e gradito colore bianco. A fronte di tale evidenze, abbiamo deciso di ripristinare la formulazione originaria della farcitura stante l’evidenza – come già affermato in altra nostra precedente nota – dell’’assoluta mancanza di criticità al consumo dei prodotti interessati.
L’obiettivo e l’impegno del gruppo Bauli continua comunque a essere quello di eliminare dalle proprie ricette tutti gli additivi che presentano alternative tecnologiche soddisfacenti e appaganti per il consumatore. Vi ringraziamo per l’attenzione e la terremo aggiornata nel caso di ulteriori future novità in merito.
Gianluca Gazzola, R&D and Quality Assurance Director”
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Già il fatto che un dirigente di un colosso industriale alimentare utilizzi il termine “ricettazione” per definire la formulazione della ricetta mi sconforta….
A parte questa puntualizzazione, resta da capire come è stato gestito il test e quale panel di consumatori è stato interrogato (età, stile alimentare, etc…)
Inoltre sarebbe molto interessante sapere se questi sono stati messi al corrente delle criticità del colorante e del perché del suo utilizzo, giusto per comprendere meglio i criteri di valutazione dei consumatori interrogati.
Non so, io credo che un’azienda abbia tutto l’interesse di conoscere il reale gradimento dei propri prodotti, perchè da ciò derivano le vendite…quindi, a che pro falsare il test? a che pro strutturare il test in modo tale che non restituisca un risultato veritiero? Cosa ci guadagnerebbe Bauli ad aggiungere il colorante qualora effettivamente il prodotto con il colorante fosse meno gradito di quello senza?!
Si trova anche nelle merendine Bauli per bambini, quelle a forma di animali!!
Vorrei aggiungere che è utilizzatissimo anche in farmaceutica per sbiancare le pillole/granulati (chi mai prenderebbe una pillola marrone??) e cosmesi, quindi se queste sedicenti multinazionali lo utilizzano nelle proprie ricette…sembrerebbe proprio innocuo! Però quello che è scritto su wikipedia non lascia tanto tranquilli:
”…Come additivo alimentare (colorante) è identificato dalla sigla E 171, e la sua «innocuità sul potenziale cancerogeno non è ancora stata stabilita». Tuttavia, la dose giornaliera accettabile ufficialmente stabilita è attualmente «senza limiti» per JECFA e «non quantificabile» (in mancanza di NOEL) per SCF.[6]…
[6]^ Cécile Voss, Veleni in tavola? Utilità e rischi degli additivi alimentari, Editoriale Altro Consumo, 2002 (ISBN 88-87171-30-0): l’autrice lo considera un additivo da evitare.”
Ognuno scelga in libertà cosa mangiare.
la risposta lascia quantomeno perplessi
Da “SCELTE ALIMENTARI NON AUTORIZZATE” di Marco Pizzuti
E171
Biossido di titanio, colorante bianco. Nonostante venga utilizzato anche negli alimenti, il suo impiego principale è nella produzione di vernici e lo si trova anche in numerosi altri prodotti, tra cui cosmetici (filtri solari) e articoli per l’igiene personale (dentifrici). Il livello di tossicità dipende dal tipo di struttura e di dimensioni delle sue particelle (in ambito alimentare variano dai 40 ai 220 nanometri). E’ presente in natura sotto le diverse forme cristalline del rutilio, dell’anatasio e della brookite. Nella forma dell’anatasio è 100 volte più tossico del rutilio, ma la generica dicitura E171 non spiega al consumatore se si tratta di nanoparticelle e neppure di quale struttura cristallina è composto. Il biossido ti titanio è stato associato a effetti avversi come reazioni infiammatorie, danni alle cellule, risposte immunitarie e morbo di Crohn. Al biossido di titanio è stato attribuito anche un ruolo potenzialmente carcinogenico dal Canadian Centre for Occupational Health and Safety (CCOHS) e dallo IARC. I bambini sono maggiormante esposti all’E171, in quanto consumano un gran numero di alimenti con alti livelli di biossido di titanio: gomme da masticare, caramelle e alcuni dolciumi.
A mio avviso sono inutili campagne contro questo o quel prodotto fino a quando la gente rimarrà ignorante. L’informazione, al giorno d’oggi, c’è e si trova facilmente, quando la gente comincerà ad essere cosciente di quello che mangia forse anche le industrie alimentari si dovranno adeguare.
mi chiedo come abbiano fatto i test , se hanno informato i clienti che ad una crema più traslucida corrispondeva un prodotto più sano e naturale , è ovvio che fra una mela sana e una un pò bacata scelga quella sana , ma se mi viene detto che quella sana è ricoperta di pesticidi .. prendo la bacata
L’occhio vuole la sua parte. L’interpellato ha ragione, se si fa una cosa brutta la gente non la compra.
Come diceva Totò:” Che è colpa mia se il mondo è pieno di fessi”.
a me appare chiaro che Bauli, in questo caso, non ha alcun interesse ad avvisare il consumatore dei potenziali rischi di un colorante o di un qualsiasi altro ingrediente usato nella “ricetta”. Quindi, se il malcapitato consumatore non è informato, è facilmente indotto a fare la scelta peggiore!