La Corte di Giustizia europea contro le acque povere di sodio: si considera solo il sodio del sale e non del bicarbonato. Tranne in Italia
La Corte di Giustizia europea contro le acque povere di sodio: si considera solo il sodio del sale e non del bicarbonato. Tranne in Italia
Beniamino Bonardi 22 Dicembre 2015Il contenuto di sodio delle acque minerali naturali deve essere calcolato non soltanto sulla base del cloruro di sodio presente, cioè del sale da tavola, ma occorre considerare anche il bicarbonato di sodio. Non si può quindi affermare che un’acqua minerale naturale è a basso contenuto di sale o sodio, oppure che è indicata per le diete povere di sodio, se il tenore di sodio complessivo è uguale o superiore a 20 mg/l.
È quanto stabilito dalla Corte di Giustizia europea, con una sentenza relativa a un caso sollevato in Francia nel 2009, quando le autorità ingiunsero alla Neptune Distribution, che si occupa della vendita e della distribuzione delle acque minerali naturali frizzanti “Saint-Yorre” e “Vichy Célestins”, di sopprimere qualsiasi menzione volta a far credere che tali acque avessero un basso o bassissimo contenuto di sale o di sodio. L’ingiunzione riguardava le frasi: “La St-Yorre contiene soltanto 0,53 g di sale (o cloruro di sodio) per litro, ossia meno che un litro di latte!!!”; “La Vichy Célestins contiene solo 0,39 g di sale per litro, ossia da 2 a 3 volte meno che un litro di latte!”.
La Neptune Distribution aveva impugnato la decisione e il Consiglio di Stato si era rivolto alla Corte di Giustizia europea. Il nodo da sciogliere era quello relativo al bicarbonato di sodio, che potrebbe essere considerato altrettanto pericoloso per la salute umana rispetto al cloruro di sodio, per chi soffre di ipetensione, in quanto nessun dato scientifico consente di affermare o escludere che questa sostanza induca o aggravi l’ipertensione arteriosa come invece accade per il sale da tavola. Secondo la Corte di Giustizia, è corretto adottare il principio di precauzione, per cui quando sussistono incertezze riguardo sui rischi per la salute, possono essere adottate misure protettive senza dover attendere che le criticità siano esaurientemente dimostrate.
Nel caso specifico, si legge nella sentenza, “non sembra escluso un rischio per la salute umana derivante dal consumo abbondante di sodio presente in diversi composti chimici, in particolare nel bicarbonato di sodio“. Quindi, “per quanto riguarda la validità del divieto di far figurare sulle confezioni, sulle etichette e nella pubblicità delle acque minerali naturali qualsiasi indicazione o menzione relativa al basso contenuto di tali acque di cloruro di sodio, ovvero sale da tavola, che possa indurre in errore il consumatore circa il contenuto complessivo di sodio delle acque minerali in questione, la Corte ritiene che tale divieto sia giustificato e proporzionato in quanto risponde all’esigenza di garantire al consumatore l’informazione più precisa e trasparente possibile ed è adeguato e necessario per garantire la tutela della salute umana all’interno dell’Unione”.
Per capire quale sia la situazione in Italia abbiamo interpellato Giuseppe Dadà, Direttore Qualità di Ferrarelle, che ritiene che il caso sollevato in Francia si possa considerare come messaggio pubblicitario ingannevole rispetto a quanto prescritto dalle vigenti normative. Il caso è specifico per l’azienda Neptune e lontano dalla realtà italiana. Da noi infatti il contenuto di sodio dichiarato sull’etichetta è complessivo e viene calcolato considerando le varie forme chimiche, compreso il bicarbonato di sodio, così come richiesto dalle normative nazionali ed europee per le acque minerali.