cereali zuccheri semplici
La nostra dieta è troppo ricca di zuccheri semplici: cereali, succhi di frutta, bibite e merendine

«La nostra dieta è troppo ricca di zucchero, quello semplice. Senza un’adeguata politica di contenimento, il sovrappeso, il diabete e le malattie cardiovascolari sono destinati ad aumentare». Potrebbe essere riassunta così, un’analisi pubblicata sulla rivista The Lancet Diabetes & Endocrinology dai ricercatori Barry Popkin (scuola di salute pubblica, università del North Carolina) e Corinna Hawkes (centro per le politiche alimentari, City University di Londra). Partendo dal ruolo che gli alimenti addizionati con zuccheri semplici hanno nell’insorgenza di alcune patologie, gli autori sono tornati su un tema oggi dibattuto anche Oltreoceano.

Sulle nostre tavole finiscono quotidianamente alimenti e bevande che apportano una quantità eccessiva di zuccheri semplici. Le molecole vengono subito assorbite dall’organismo e questo comporta un rapido incremento della glicemia e dei livelli di insulina nel sangue. Come spiega Alberto Ritieni, docente di chimica degli alimenti all’Università Federico II di Napoli, «gli zuccheri sono aggiunti agli alimenti per soddisfare il desiderio subconscio di avere energia disponibile in breve tempo e assicurano molte calorie a fronte di un ridotto sforzo metabolico». Di zuccheri semplici abbonda la dieta occidentale, come conferma la nuova pubblicazione. Il problema è molto sentito negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Australia.

fragola kiwi frappè smoothie
Questi alimenti spesso sono fonte di energia rapida e vengono preferiti da bambini e adulti

Un contributo determinante  all’aumento degli zuccheri è collegato all’abuso di bevande come: soft drink, succhi di frutta e bibite energetiche che accompagnano l’attività sportiva. Attualmente – svelano Popkin e Hawkes – il 68% di quelle commercializzate negli Stati Uniti contiene dolcificanti ad alto contenuto calorico e solo il 5% edulcoranti a basso impatto energetico. Spulciando nel database Euromonitor, i ricercatori hanno riscontrato che le vendite di queste bevande è in crescita ovunque. Gli ultimi picchi – in termini di calorie quotidiane e di volumi pro capite – riguardano i Paesi dell’America del Nord, dell’America Latina, dell’Europa occidentale, l’Australia, la Nuova Zelanda e le isole del Pacifico.

Le conseguenze di questo trend sulla salute pubblica sono prevedibili: aumento del sovrappeso e dell’obesità, maggiore incidenza del diabete e della sindrome metabolica. Non solo. Come descritto in un lavoro pubblicato sul Journal of the American Medical Association, il consumo di una lattina di bevanda zuccherata al giorno aumenta di oltre un terzo il rischio di un evento cardiovascolare.

bibite zucchero soft drink
Le bibite zuccherate contengono molto zucchero: non si risolve il problema con gli edulcoranti

Gli strumenti per arginare la diffusione degli zuccheri semplici  esistono e sono molteplici. Nell’articolo si cita la tassazione dei prodotti che li includono: già attuata con successo dal Messico, dalla Finlandia, dall’Ungheria e dalla Francia. Altre  valide soluzioni sono: ridurre la disponibilità di bibite nei distributori delle scuole, abolire gli spot in tv, realizzare campagne informative destinate ai bambini ed etichettare in maniera più chiara gli alimenti sotto accusa. Interessante è pure l’esperimento condotto in Cile, dove l’alleanza tra la comunità scientifica e la società civile ha portato al divieto di abbinare i giocattoli per i bambini ai menù dei fast food, ai cereali per la prima colazione e ai gelati.

Il problema dell’eccesso di zuccheri semplici è dibattuto anche all’interno della comunità scientifica italiana, come raccontato da Il Fatto Alimentare. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle linee guida aggiornate pochi mesi fa, ha optato per la fermezza: «Gli zuccheri semplici dovrebbero costituire meno del dieci per cento del contributo energetico quotidiano». Tradotto: non più di cinquanta grammi al giorno, pari a dodici cucchiaini. Posizione ribadita anche da Francesco Branca, direttore del Dipartimento della nutrizione per la salute e lo sviluppo dell’Organizzazione mondiale della sanità, in un’intervista concessaci poche settimane fa. La difficoltà, nella pratica, sta nel misurare la quantità contenuta nei prodotti industriali. Una lattina di bibita gassata contiene almeno dieci cucchiaini di zucchero, un succo di frutta può arrivare a cinque. Vanno tenuti d’occhio pure i cereali per la prima colazione. I Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti (Larn) fissano per gli adulti un limite superiore al consumo di zuccheri: entro il quindici per cento dell’energia totale giornaliera. Ma sulla questione c’è stato un acceso dibattito nei mesi scorsi che ha portato alcuni esperti a contestare la posizione assunta dal nostro Paese.

I provvedimenti contro l'abuso di zucchero sono molti: dalla tassazione al controllo degli spot
I provvedimenti contro l’abuso di zucchero sono molti: dalla tassazione al controllo degli spot

Percentuali a parte, secondo Lorenzo Maria Donini, docente di scienze dell’alimentazione all’Università Sapienza di Roma, «dovremmo rieducare i bambini a consumare merende ricche di zuccheri complessi, dove il pane torni a essere protagonista. Ma spetta anche all’industria proporre merende con un minore indice glicemico. L’aggiunta di zuccheri e dolcificanti inizia già a partire dai baby food ed “educa” il consumatore a ricercare i sapori dolci. La soluzione non sta nel consumare le bevande contenenti dolcificanti a basso contenuto calorico. Se si eccede anche con queste, il risultato che si ottiene è lo stesso. Un po’ come accade con gli alimenti light: siccome si sa che apportano meno calorie, si è portati a mangiarne di più».
Twitter @fabioditodaro

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luigi
luigi
29 Dicembre 2015 11:18

attenzione anche ai dolcificanti artificiali, che potrebbero danneggiare la salute!

Giulio Calderoli
Giulio Calderoli
10 Gennaio 2016 13:59

come dentista sono cosciente del ruolo negativo degli zuccheri sia per la salute dei denti che per la salute in generale.
Sostengo la diffusione delle linee guida dell’OMS.
Anche la nostra associazione -l’ ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) – ha diffuso in occasione dell’Expo materiale informativo su questo argomento.
Trovo che questo articolo di Di Todaro sia molto ben fatto e che riassuma molto bene il problema.
dottor Giulio Calderoli