Gli alimenti senza glutine si stanno diffondendo sempre più anche nelle diete di persone non celiache ma che sono convinte di fare una scelta salutare. È davvero così?
L’alimentazione “gluten free” è stata sdoganata da ormai cinque anni ed è la più diffusa negli Stati Uniti. Viene elogiata da celebrità come Gwyneth Paltrow e Oprah Winfrey, diffusa attraverso centinaia di libri, alcuni anche per bambini (con titoli come “Freddy ha male al pancino”). In Italia iniziano a vedersi i primi segni di questa tendenza ed è solo questione di tempo prima che raggiunga lo stesso livello di popolarità.
Il glutine è una sostanza proteica naturalmente presente in diversi tipi di cereali, ma viene anche utilizzata dalle industrie alimentari come legante per tenere insieme gli ingredienti: lo si trova in prodotti insospettabili come sughi, zuppe pronte e cioccolato. Un italiano su 100 è celiaco, cioè ha un’infiammazione cronica dell’intestino tenue, causata dal glutine. Nell’organismo dei celiaci questa proteina scatenano una risposta autoimmune e la conseguenza è un danno alla mucosa intestinale, compromettendo l’assunzione di altri nutrienti. Si può presentare con una sintomatologia classica intestinale (con nausea, vomito, diarrea, stipsi e addome gonfio) o con una sintomatologia atipica extra intestinale, sempre più frequente (sintomi neurologici, dermatite erpetiforme, etc…). La celiachia può anche essere asintomatica, pur continuando a danneggiare l’organismo. L’unica terapia possibile è un’alimentazione completamente priva di glutine.
Esiste poi la sensibilità al glutine non celiaca (NCGS), una sorta di reazione avversa al glutine con manifestazioni molto più leggere della celiachia, di cui però non si hanno molte certezze. Non si hanno ancora degli strumenti per riconoscerla: in genere, la diagnosi avviene per esclusione della celiachia, basandosi su sintomi come mente annebbiata, nausea, problemi intestinali, dolori muscolari e stanchezza. La cura, anche in questo caso, è l’eliminazione del glutine, mentre possono essere tollerati gli alimenti con tracce di glutine o piccole quantità di questa proteina.
L’ADI, Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, sostiene che negli ultimi anni si è verificato un incremento delle diagnosi della NCGS e della celiachia, fino a 5 volte soprattutto nei bambini, dovuto anche al miglioramento delle tecniche di accertamento per riconoscere questi disturbi. Le cause si identificano in un aumento del consumo di grano, a una modificazione della qualità del frumento e del glutine presenti nei prodotti e al sempre più frequente uso del glutine nelle industrie come additivo o come riempitivo.
La dieta senza glutine è dunque l’unica scelta possibile per chi soffre di questi disturbi ma presenta diversi lati negativi. Infatti se in teoria dovrebbe portare a un calo di peso, perché vengono eliminati alimenti ricchi di carboidrati come pane e pasta, in realtà per molte preparazioni sono introdotti oli e additivi per mantenere sofficità e fragranza, risultando alla fine più calorici. Diversi studi hanno dimostrato che i celiaci a dieta senza glutine da lungo tempo possono andare incontro a carenze di micronutrienti, come le vitamine del gruppo B, il ferro, il magnesio, l’acido folico e anche la fibra proprio perché maggiormente presenti negli alimenti che vanno esclusi. Chi elimina il glutine dalla propria tavola deve porre una particolare attenzione all’apporto nutritivo e dev’essere seguito da un professionista che indichi delle alternative adeguate. A lungo andare, una dieta priva di glutine può aumentare il rischio di patologie cardiovascolari, sindrome metabolica e osteoporosi.
Inoltre, non bisogna pensare che ogni prodotto gluten free sia sano e dietetico: una merendina senza glutine rimane pur sempre una merendina. È un errore in cui incorrono in molti, pensando che siano a prescindere prodotti più sani, finiscono per nutrirsi di cibo spazzatura o di alimenti fortemente industrializzati e quindi vanificare ogni proposito salutista. Un recente studio australiano ha analizzato più di 3.200 alimenti senza glutine di diverse categorie, da cibi base a junk food, concludendo che i valori nutrizionali e l’apporto calorico sono in media gli stessi di cibo tradizionale della stessa categoria. Infatti, sono quattro gli elementi che rendono appetibile il cibo industriale: zucchero, sale, grassi e glutine. Togliendone uno, è inevitabile che gli altri debbano aumentare per poter vendere il prodotto.
Tra le altre cose, i non celiaci che scelgono autonomamente di eliminare il glutine incorrono nel rischio di non poter più diagnosticare la celiachia, in caso esista veramente. Chi ha il dubbio dovrebbe prima consultare un dottore e poi considerare il tipo di alimentazione da seguire.
Un altro punto da non sottovalutare è il lato economico. “C’è un business enorme dietro al cibo gluten free – spiega Enzo Spisni, docente di Fisiologia della Nutrizione all’Università di Bologna – che dal mercato per celiaci, quindi relativamente ristretto, si è spostato al grande pubblico. Per questo gli alimenti senza glutine vengono pubblicizzati in televisione. Perché altrimenti investire tanti soldi per un prodotto di nicchia? È ovvio che si sta cercando di incoraggiare questa tendenza del gluten free. Ci si attacca alla possiblità della sensibilità al glutine, spesso diagnosticata con metodi fai-da-te, per vendere.” In tanti infatti si convincono di soffrire questo disturbo, magari leggendo in internet di quegli stessi sintomi generici e collegabili a tante altre cause. “La nostra è una tradizione di pasta, pane e pizza è forte, ma presto le industrie arriveranno a proporli senza glutine e così ci sarà il boom della popolarità. È un argomento caldo, e c’è confusione: in Italia, per esempio, è il Ministero della Sanità ad approvare gli alimenti senza glutine erogabili gratuitamente ai celiaci, e anche in questo settore la spesa sanitaria è aumentata tantissimo negli ultimi anni.” Insomma, l’argomento non è chiaro ai più e le industrie se ne approfittano. Negli Stati Uniti si era arrivati a etichettare come gluten free persino i cosmetici, anche se la sostanza, per causare danni, deve essere ingerita.
La dieta gluten free fa parte del fenomeno “health halo”, cioè la scelta di prodotti considerati salutari basandosi solo sulle apparenze. Così, come si comprano snack ricchi di sodio etichettati come “senza grassi” o cibi “light” ma dal grande apporto calorico, ci si orienta verso prodotti senza glutine credendo che possano avere un qualche effetto positivo sulla nostra salute. E le industrie se ne approfittano. Per evitare queste trappole psicologiche, bisogna imparare a leggere le tabelle nutrizionali.
Ma il glutine è solo l’ultimo degli alimenti da bandire per chi soffre di ortoressia, cioè il controllo compulsivo dell’alimentazione; molti temono che presto quasi ogni tipo di cibo verrà considerato “cattivo”. Sempre negli USA erano stati registrati casi di giovani che mascheravano la propria anoressia come celiachia.
La dieta senza glutine non solo è impegnativa e spesso inutile, ma anche costosa. Bisogna prima consultare un professionista per controllare i propri sintomi, se ci sono, prima di imbarcarsi in un regime alimentare complesso e che può rivelarsi controproducente e dannoso. Seguire le mode ne vale la pena?
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Il glutine dovrebbe essere bandito dalla dieta umana.
Insomma c’è una lobby per qualsiasi cosa. Oppure ci sono aziende attente ad anticipare i trend e a sfruttarli. Che mi sembra molto più credibile e sensato.
Le mode sono create proprio dalle aziende, non nascono dal nulla.
Consiglio a te e a Marco la lettura di questo illuminante articolo di Dario Bressanini: http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/05/08/vade-retro-glutine/
Io ho dovuto rimuoverlo, il mio intestino è rinato, ho eliminato anche lo zucchero. Consumo glutine e zuccheri eccezionalmente ogni tanto, tipo 1 volta alla settimana o in piccolissime dosi più spesso. Ma sto molto meglio di prima.
Che sia una moda o altro poco conta, ad ogni modo negli ultimi tempi su pubmed (portale che raccoglie articoli scientifici svolti in tutti gli istituti mondiali) sono sempre di più gli studi che correlano il glutine e la sensibilità al glutine a tantissime malattie degenerative e autoimmuni quali tiroidite di hashimoto ecc.
A mio parere gran parte dei problemi nasce proprio dall’uso di grani selezionati senza pensare alle caratteristiche nutrizionali ma solo alle capacità produttive.
Buongiorno,
volevo segnalare la nascita di un nuovo portale per la ricerca, la valutazione, e la segnalazione di attività (pizzerie, ristoranti, hotel, etc) che offrono cucina senza glutine.
Questo il link per visitare il sito:
http://www.glutile.it
Io non ho bisogno di nessun medico per capire che ho l’intestino gonfio da 28 anni ed eliminando il glutine ho perso 2 taglie in 20 giorni ed anche perso 2KG, senza considerare che ora sto eliminando la massa grassa (circa 10KG) che mi porto dietro fin da quando ero un bambino.
Sto raggiungendo risultati per me prima impensabili, per me non era possibile rimanere magro senza uccidermi di palestra e bruciare milioni di calorie ad ogni sessione, ed ingrassavo comunque. Ora rimango magro semplicemente mangiando bene.
Prima ero in tilt, ora scoppio di salute, non sono vegano o vegetariano ma ultimamente sto anche consumando davvero poca carne.
Io vi consiglio di iniziare a farvi qualche domanda se anche voi avete problemi di gonfiore cronici dell’intestino, malessere, malumore, stanchezza, avete qualcosa che non va.
Io ora mangio la pizza solo raramente, pane non ne mangio, grano mangio cerco di mangiarne di grano duro, kamut, ecc. Alimento base patate, riso e frutta.
Ti stai avvicinando alla dieta del gruppo sanguigno.
peccato sig. Marco che il Kamut abbia glutine…eh,si..pur lui .
Si marina, ma consumo Kamut in percentuale 5% su 95% patate e riso. Ed è l’unico cereale di cui faccio uso, gli altri son quelli strani tipo qinoa miglio grano saraceno o al massimo grano duro 1 volta ogni 100.
La dieta del gruppo sanguigno per il mio gruppo prevede tanta carne, io mi limito in questo, visto che carni si trovano oggi in giro
Consiglio sll’autrice dell’articolo e a chi volesse approfondire le basi dcientifiche del pro e del contro sul glutine di documentarsi su pubmed.vi sono ormai decine di pubblicazioni scientifiche che confermano i dubbi sulla salubrità e utilità del glutine per l’organismo umano.le basi scientifiche sono solide al riguardo.vi sono diverse alternative alimentari che consentono di evitare eventuali carenze nutrizionali.infine:non tutti i glutini sono uguali.parliamo di una famiglia che include decine di molecole e non tutte hanno ripercussioni negative sulla salute.A questo proposito segnalo un articolo sul grano monococco pubblicato poche settimane fa proprio su questo sito.
Alla luce di tutto questo viene da domandarsi:allora bisogna eliminare il glutine dalla propria dieta?probabilmente no,ma sicuramente sarebbe opportuno ridurne l’assunzione,scegliendo prodotti con glutine meno problematico.Per es. il pane prodotto mediante lievitazione a pasta acida o pasta madre
Concordo con l’importanza di consultare un professionista prima di eliminare il glutine dalla dieta. Scelta che come giustamente ha sottolineato l’autrice dell’srticolo può essere dannosa, cito: “A lungo andare, una dieta priva di glutine può aumentare il rischio di patologie cardiovascolari, sindrome metabolica e osteoporosi”. Quindi a prescindere dalle fonti da cui si apprendono le notizie, consiglio di prenderle cum grano salis, e operare le scelte soltanto dopo aver consultato un professionista.
Consiglio all’autrice dell’articolo e a chi volesse approfondire le basi dcientifiche del pro e del contro sul glutine di documentarsi su pubmed.vi sono ormai decine di pubblicazioni scientifiche che confermano i dubbi sulla salubrità e utilità del glutine per l’organismo umano.le basi scientifiche sono solide al riguardo.vi sono diverse alternative alimentari che consentono di evitare eventuali carenze nutrizionali.infine:non tutti i glutini sono uguali.parliamo di una famiglia che include decine di molecole e non tutte hanno ripercussioni negative sulla salute.A questo proposito segnalo un articolo sul grano monococco pubblicato poche settimane fa proprio su questo sito.
Alla luce di tutto questo viene da domandarsi:allora bisogna eliminare il glutine dalla propria dieta?probabilmente no,ma sicuramente sarebbe opportuno ridurne l’assunzione,scegliendo prodotti con glutine meno problematico.Per es. il pane prodotto mediante lievitazione a pasta acida o pasta madre
Come sempre quando nasce una nuova moda ci sono quelli che ci si buttano a pesce, convinti dalla pubblicità che sia il toccasana dei toccasana, e quella del gluten-free è solo l’ultima.
Correttamente l’autrice parla di ortoressie, che sono le figlie del benessere e della disinformazione, chi non ha cibo neppure si sogna di eliminare questo o quello (come ben sa chi è vissuto in tempi magri o in posti disagiati), mentre chi ha tutto e può mangiare tutto si “informa” su youtube e sui blog (l’equivalente della pettinatrice o del bar) e poi “decide” che è furbo essere no-glutine, vegano, crudista ed altre assurdità.
E il fatto che esistano pubblicazioni a riguardo non ha alcun significato se non sono state oggetto di peer review, il solo fatto di pubblicare una sciocchezza non la rende affatto vera.
Quindi se si hanno dubbi circa, in questo caso, la propria tolleranza al glutine invece di dar retta alla pubblicità e fare da sè occorre andare dal medico e verificare come stanno le cose, e solo se ci si scopre veramente celiaci o intolleranti avrà senso rinunciare al glutine.
Mauro
Sono molto d’accordo sull’importanza di affrontare con attenzione l’eventuale eliminazione del glutine dalla dieta senza aver prima accertato scientificamente di essere o non essere celiaci. Ma, al di là di questo, mi piacerebbe capire perché AIC che sempre dice di sapere tutto e di essere il punto di riferimento non prenda posizione in commenti a questo articolo, lasciando così che le “opinioni” dilaghino.
Forse è banale, ma l’articolo non sembra prendere in considerazione l’ipotesi, ma mi sembra il caso anche di far notare che scegliere il “gluten free” per qualsivoglia motivo, giusto o sbagliato che sia, non significa per forza ricorrere a prodotti industriali ad hoc, basta scegliere cibo, e intendo cibo vero, che di sua natura non ne contiene.
Posto che la celiachia è una cosa seria che va affrontata assolutamente “a livello medico COMPETENTE” e non , come è stato spiegato sopra a livello di opinioni e di blog, perché al contrario si possono produrre, in particolare nei nostri figli, danni incalcolabili, fisici e psicologici. Purtroppo si stanno diffondendo abitudini, a tutti i livelli, consumeristici, pubblicitari, distributivi, fino al negozio di alimentari dietro l’angolo, di promuovere, fuori luogo, prodotti “SENZA x od Y” ( tipo glutine, lattosio, conservanti, etc. ) anche per alimenti dove non abbia senso, addirittura in contrasto a precisi termini di legge ( “senza x ” è vietato ove i prodotti simili non contengano normalmente x). Sono comportamenti che vanno seriamente contrastati e di cui le autorità (veramente competenti ed attente?) si dovrebbero interessare se si tiene veramente alla protezione della salute dei consumatori
a quale specialista occorre rivolgersi per una diagnosi corretta?
gastroenterologo?
grazie
chieda consiglio al medico di base.
“Chi elimina il glutine dalla propria tavola deve porre una particolare attenzione all’apporto nutritivo e dev’essere seguito da un professionista che indichi delle alternative adeguate. A lungo andare, una dieta priva di glutine può aumentare il rischio di patologie cardiovascolari, sindrome metabolica e osteoporosi.”
“La dieta senza glutine non solo è impegnativa e spesso inutile, ma anche costosa.”
Resto esterrefatto da queste dichiarazioni!
L’uomo è un essere frugivoro e vive casomai senz’altro meglio senza i cereali, in particolare il grano responsabile di problematiche importanti.
Consiglio la lettura del libro “La dieta zero grano” del dottor William Davis
ps. è la prima volta che leggo un post su questo sito; credo sarà l’ultima.