Al di là di quanto riportato da molti giornali sull’obbligo di portare sino al 20% il contenuto di succo di arancia nelle bibite (prendendo spunto dai comunicati stampa di Coldiretti), il provvedimento difficilmente entrerà in vigore. Si tratta ancora di un testo al vaglio dell’UE, e in ogni caso l’eventuale entrata in vigore dovrebbe arrivare dopo il maggio 2016, visto che la procedura TRIS necessaria per la notifica alla Commissione europea è tutt’altro che conclusa. Come si può verificare sul sito ufficiale, il periodo di standstill della norma (intervallo in cui la legge rimane sospesa al vaglio della Commissione e dei 28 Stati Membri) è stato prorogato al 1°maggio 2015. Dopo questa data, la proposta di legge concede 12 mesi dal perfezionamento di tale procedura per l’applicazione della norma.
Nel frattempo, molti stati membri hanno inviato commenti o relazioni su questa vicenda e, probabilmente l’Italia dovrà rispondere a osservazioni e domande sulla legittimità della norma rispetto al diritto comunitario. È vero che l’incremento riguarderebbe solo i produttori nazionali (sarebbe impensabile estendere l’obbligo a tutti i 28 Stati membri) ma si tratta comunque di una norma pur sempre discriminatoria che metterà i nostri produttori in una condizione di svantaggio competitivo. Negli altri paesi si continuerà a produrre le stesse bevande con il 12% di succo e anche meno, visto che in alcune nazioni il limite è il 5%.
La proposta con le istanze italiane risale a qualche tempo fa ed era già stata rigettata una prima volta da parte della Commissione Europea (leggi articolo), eppure la scorsa primavera il progetto è stato rinotificato alla Commissione con alcune modifiche, riguardanti principalmente l’ambito di operatività, ristretto alle sole “aranciate” prodotte sul territorio nazionale. Tale limitazione è stata introdotta per evitare le accuse di limitazione della libera circolazione degli alimenti sul mercato comune, visto che il limite in Europa per il succo è fissato al 12% ma si arriva anche al 5%.
Un elemento importante da considerare è che per i progetti di legge nazionali potenzialmente in conflitto con il diritto UE (come in questo caso) i tempi burocratici si allungano, ed è quello che sta avvenendo, dato anche che sei Stati europei hanno avanzato commenti e quattro (Repubblica Ceca, Irlanda, Olanda e Polonia) hanno presentato una relazione circostanziata sulla proposta.
Sarebbe bene evitare facili trionfalismi giornalistici per una previsione che non soltanto non sapremo se entrerà in vigore (e comunque non prima del maggio 2016), ma che qualora venisse definitivamente approvato il provvedimento avrebbe un impatto tutt’altro che benefico per le imprese italiane ( tutti i produttori europei continuerebbero a commercializzare le stesse bevande con il 12% di succo di arancia, mentre i nostri imprenditori si troverebbero obbligati a sopportare maggiori costi e uno svantaggio competitivo non trascurabile).
Come ultimo elemento va ricordato che nessuno impedisce ai produttori italiani ed europei di confezionare aranciate con una quantità di succo maggiore, evidenziando questo aspetto sull’etichetta. Perché trasformare questa possibilità in obbligo?
Sara Rossi
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Boh. Se uno vuole bere del “succo d’arancia” le compra e le spreme. Ovvero compra del succo d’arancia in tetrapack (verificandone sulla confezione la %).
Le aranciate sono bibite gasate. Che, a prescindere dal 5-10-20%, contengono di zucchero e gas. Conta il gusto del consumatore che può preferire una marca o l’altra sapendo che NON è molto diversa da una cola o da una gassosa. E, paradossalmente, non è detto che quella con più succo (20%)risulti la più buona
Un conto bere una bibita con i 5% ,altro è bere il 20% è genuino……meglio nn commercializzare quelle al 5% .
Lo cosa divertente è che per fare le bibite col 20% di succo servirà metterci più zucchero (per contrastare l’acidità) o un dolcificante artificiale.
A proposito della genuinità e della naturalità…
Ha ragione Sara Rossi, a mio parere. Se un’Azienda, magari collegata con Coldiretti o altri Soggetti consumeristici che usano spesso questi argomenti pubblicitari per propria visibilità, vuol produrre bevande con maggiore contenuto in succo, può farlo benissimo e legalmente anche adesso e pubblicizzarlo ai consumatori. Che bisogno c’è di spendere tane parole e carta su argomenti scontati? Che bisogno c’è di fare figuracce con la Commissione CE per arrivare a far spendere denaro comunitario (anche nostro) per farci rispondere di NO?
Io per esempio acquisto succo di arancia 100% e lo consumo tal quale o al 50%; alla mia nipotina invece lo diluisco al 10-20% per non indurle troppa acidità che la fa star male.
leggendo velocemente l’ariticolo sembrerebbe che solo all’Italia sarebbe obbligatorio l’aumento al 20% di succo nelle bibite, se così perché solo al nostro paese?
Se è una normativa Europea dovrebbe riguardare tutti i suoi membri indiscrinatamente e senza ma.
poi ritengo che un aumento di succo o polpa è solo un vantaggio per chi lo consuma…
sperando una vostra risposta.. buon week-end
folghera fabio
Gentile Fabio, la proposta è italiana, ma anche se venisse approvata varrebbe solo per i prodotti confezionati in Italia e su suolo italiano. Già adesso le aziende che desiderano possono aumentare a loro piacimento la percentuale di succo.