Gentile redazione, sono rimasta colpita dalla nuova pubblicità di Activia con Alessandro Borghese. Ho visto lo spot in televisione e sono andata a guardarmi il sito, a questo link www.activia.it. La cosa che mi ha stupito è che nello spot televisivo Activia viene proposto in sostituzione dello yogurt : “yogurt, brava, ma quale yogurt?“ chiede Borghese all’attrice che interpreta una consumatrice di fronte al banco frigo, e poi la invita a provare Activia perché ”diverso”. Mentre lo slogan proposto dal sito è ”Lo sai che gli yogurt non sono tutti uguali? “ . Quello che non mi convince è che sulle confezioni Activia non è mai definito yogurt, mi pareva anzi di aver capito che la definizione corretta fosse quella di latte fermentato, perché contiene fermenti probiotici (“bifidus actiregularis”) , diversi da quelli che si trovano nello yogurt (come si legge, per esempio, nel sito dell’associazione di produttori . Se le cose stanno così, mi chiedo, è legittimo promuovere Activia con questo slogan, che sembra alludere ad una comparazione con lo yogurt, quando in realtà si tratta di un prodotto diverso?
Paola
Ecco la risposta del Servizio Consumatori Danone.
Gentile signora, Activia è a tutti gli effetti un latte fermentato, in quanto contiene, oltre a due fermenti presenti anche nei normali yogurt, il Bifidus Actiregularis che favorisce l’equilibrio della flora intestinale. Nella percezione della maggior parte dei consumatori, i latti fermentati vengono associati genericamente alla categoria degli yogurt. La nostra campagna ‘Soddisfatti o rimborsati’ vuole invitare a provare Activia proprio per sperimentare le qualità di questo prodotto. La comparazione tra Activia e i normali yogurt è peraltro ammessa dalla normativa italiana ed europea, in quanto le due tipologie di prodotto hanno in comune il medesimo momento di consumo e sono sostituibili fra loro. La campagna era stata sottoposta all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, da cui aveva avuto parere favorevole. La ringraziamo per l’interesse dimostrato nei confronti dei nostri prodotti e restiamo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento.
Servizio Consumatori Danone (numero verde 800 804037)
Le nostre considerazioni
La signora Paola ha ragione quando dice che Activia non è vero yogurt.In Italia non esiste una legge sullo yogurt ma una norma volontaria UNI che specifica la tipologia dei batteri lattici (Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus thermophilus) e fissa il numero di batteri vivi che devono esserci alla scadenza del vasetto (10 milioni per grammo in totale, di cui 1 milione al minimo per una delle due specie batteriche) anche se poi in realta sono sempre molti di più. C’è poi una circolare del Ministero della Salute del 1974 che precisa che i batteri lattici specifici dello yogurt ne costituiscono la caratteristica essenziale e che gli stessi devono essere vivi e vitali fino a scadenza (min 3-5 milioni per grammo). L’altro elemento da considerare è che nello yogurt prodotto in Italia non si può togliere il siero che si forma dopo la fermentazione come invece si fa in altri paesi come la Grecia (il cosiddetto yogurt colato) e nemmeno aggiungere latte in polvere come è possibile fare in Germania oppure in Francia. Per questi motivi nel banco frigorifero del supermercato troviamo a fianco di vasetti di vero yogurt che contengono solo Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus thermophilus altri prodotti che vengono classificati come latti fermentati (denominazione che deve comparire anche sull’etichetta).
Questa premessa è necessaria per ribadire che Activia non è un vero yogurt, ma un latte fermentato ottenuto fermentando il latte con Lactobacillus bulgaricus, Streptococcus thermophilus e Bifidus Actiregularis. Negli spot non si dice mai che Activia è uno yogurt perché sarebbe scorretto, e infatti anche nel caso dell’ultima campagna “soddisfatti e rimborsati” che ha come testimonial Alessandro Borghese si rispetta la regola. La forza del marchio e di migliaia di spot che in questi anni sono stati trasmessi sono serviti ad associare Activia al vasetto di vero yogurt, quando in realtà si tratta di latte fermentato. Nel mondo alimentare ci sono altri esempi simili, c’è la finta mozzarella che dopo centinaia di spot che ritraggono il prodotto in un piatto insieme a insalate con pomodoro, capperi e cipolle viene associata dai consumatori alla mozzarella vera. Un altro esempio è quello dei succhi di arancia ACE che contengono il 25-30% e la rimanente quota di acqua ma vengono associati al prodotto 100%. Miracoli della pubblicità.
Sara Rossi
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
un articolo veramente interessante che testimonia una volta di più l’attenzione sempre crescente nei consumatori che non si accontentano più di spot e promesse varie, ma cercano informazioni prima e conferma dopo.
Dopo aver letto il commento di Sara Rossi alla replica di Danone, come consumatore mi sento “preso in giro”, dato che in effetti, Activia non è uno yogurt.
E visto che come sottolinea Danone, “La campagna era stata sottoposta all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, da cui aveva avuto parere favorevole,” mi chiedo come sia possibile vista l’immagine presente sul sito di IAP che recita: La pubblicità deve essere onesta, veritiera e corretta!
Visto quanto spiegato nell’articolo, come fa ad essere veritiera?
Concordo con il commento di Paoblog. Il mio personale consiglio è: lasciate perdere le pubblicità di cibo, e ancora di più se il testimonial è un master chef. Da italiani dovrebbe almeno esserci rimasta la capacità di saper riconoscere autonomamente il cibo di qualità, senza farsi influenzare da uno spot.
Lavoro nel settore alimentare, e per esperienza professionale ho dovuto affrontare la questione “DENOMINAZIONE YOGURT”. Dal mio punto di vista ho notato che ci sono definizioni comunitarie molto larghe che lasciano poi a ogni singolo stato la definizione restrittiva. In Italia, è palese che sotto la pressione di una lobby pesante che tutti conosciamo, la definizione di YOGURT è ultra restrittiva. Questo non vuol dire che si dice il falso se Activia, Vitasnella o Muller sono nello stesso scaffale o vengono paragonati allo yogurt pur non avendo per l’Italia la definizione di yogurt mentre in FRANCIA E GERMANIA ottengono questa definizione. Non esageriamo nell’additare gli spot, la verità e altri principi senza prima affrontare da vicino le tematiche nello specifico (ammesso che lo si voglia fare).
Mi risulta, a meno che non sia cambiato qualcosa nella ricettazione, che anche Vitasnella e Muller non avrebbero la definizione di yogurt per l’italia, ma come per Muller la comunità europea lo consente in altri paesi e rientrando in alcuni parametri questo prodotto può essere chiamato yogurt anche in Italia. La linea è davvero sottile, ma da li a definire pubblicità ingannevoli ecc ce ne passa.
Gentile GP, diciamo che forse servirebbe una normativa più precisa e con meno “ostacoli”. Purtroppo non è così. Ricordo ancora quando in Italia non era definito il numero di batteri vivi alla scadenza e c’era chi arrivava a cento milioni e chi a poche centinaia.
Sono d’accordo il nodo è sempre la chiarezza delle normative, però attenzione a demonizzare, testimonial, spot e prodotti vari quando in Francia e in Germania un prodotto viene chiamato yogurt mentre in Italia no perché ci sono leggi troppo restrittive a mio avviso. Quindi in Italia il testimonial dice il falso e nel resto d’Europa no? Purtroppo l’ue legifera ma poi dove nel locale trova le associazioni di categoria si ferma. Fa bene parlare di alcuni temi, però dove ci sono lacune si rischia di provocare pensieri errati nei consumatori.
salve gentile redazione,
volevo sapere se in questo articolo dove si evidenzia che il
prodotto contiene il bifidus actiregularis corrisponda al vero
in quanto avevo sentito che tale elemento non esiste ma sarebbe un nome commerciale e proprio per questo la societa in questione
era stata multata dall autorita per pubblicita ingannevole
spero di ricevere notizie in merito per capire effettivamente come stanno le cose
Non ci risulta quanto lei sostiene
In effetti il B. actiregularis è in realtà B. animalis registrato sotto diversi nomi commerciali a seconda del paese.
http://en.wikipedia.org/wiki/Bifidobacterium_animalis
Quanto alla multa relativa a questo specifico spot, non saprei, ma non mi sembra di aver letto nessuna notizia in merito. Forse ti confondi con questa?
http://www.ilfattoalimentare.it/danone-ritira-la-domanda-per-i-claims-salutistici-di-activia-e-actimel.html
Salve a tutti, sono un P.I. Tecnologo alimentare. Dai miei studi, la definizione di yogurt è proprio quella di “latte fermentato”. Il fatto che “Activia” contenga Il Bifidus Bacterium, dona al prodotto una caratteristica funzionale superiore. Il termine “Yogurt”, va a differenziare i latti fermentati da tutti quei preparati a base di latte che non hanno subito fermentazione e non presentano sufficienti UFC di S.Thermophilus e L. Bulgaricus.
Non sono affatto d’accordo con questa affermazione: non basta che ci sia un microbiota di altro genere rispetto a S. thermophilis e L. bulgaricus per dire che quel prodotto è superiore agli altri, come è tutto da dimostrare che un tale microrganismo passa indenne dallo stomaco o che abbia capacità probiotiche (la scienza non ha ancora definito come certezze questi termini). Anche altri marchi commerciali in passato hanno utilizzato altre specie microbiche (es. L. paracasei) per arricchire i loro prodotti, ma nulla è più corretto affermare che a prescindere da tutto ciò conta quanti milioni di fermenti vivi ci sono al momento del consumo.
In questo la legge italiana pur se molto vecchia (credo che su latte e latti fermentati siamo ai Regi Decreti del 1929!) definisce yogurt solo quei latti fermentati che contengono S. thermophilus e L. bulgaricus.
Che i prodotti italiani si contrappongo a quelli esteri è anche un bene ma purtroppo ciò limita molto la nostra industria perché il gusto si sta orientando a uno yogurt di tipo compatto.
Più che sul microrganismo in sé andiamo allora a discriminare gli ingredienti di tutti i produttori esteri che possono utilizzare latte in polvere, amidi, pectine, etc: e in questo Danone non è certo diverso dagli altri!