sono rimasto stupito per la pubblicità del prodotto SanFruit di Sant’Anna che, al pari di tante altre, scivola nel cattivo gusto abbinando un sedere femminile ad un succo di frutta. Visto che questo tipo di pubblicità si ripropone ciclicamente, vuol dire che fa vendere e ripaga l’azienda più delle eventuali sanzioni e censure (nel senso di autocensura pubblicitaria).
Non voglio parlare della malafede e dello scarso rispetto di chi lavora nel marketing, lo fanno già per me le precedenti campagne bloccate, tuttavia è assai triste prendere atto di quanto il pubblico si faccia manovrare da certe immagini e abbia un basso livello di rispetto delle donne, senza dimenticare alcune pubblicità con bambine ammiccanti e in pose poco adatte alla loro età. Una società ben più che ipocrita, questa, dove poi si oscura il viso del figlio dell’attore sulla copertina del settimanale di turno.
Per questo rinnovo l’invito a boicottare i furbi, chi dimostra scarso rispetto delle donne e della nostra intelligenza. Per altre considerazioni vi rimando all’articolo del Corriere.
Paolo, curatore di Paoblog
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Squallido!
Usare il corpo di una donna, un bel corpo per carità, per i succhi di frutta è ridicolo, le scuse che accampano sono ancora peggiori e soprattutto, quella non è la marca di acqua che ha sfrantecato i cabasisi con i bambini, tutta bambini, purezza e altre storielle?
Hanno un marketing schizofrenico o cosa?
Mi spiace ma non sono d’accordo sul “al pari di tante altre” perché riduttivo: non sono tante, son quasi tutte. 🙂 Che si tratti di dentifricio, gelati, automobili, profumi ecc, il corpo femminile è abusato (termine non casuale) ed i richiami sessuali la fanno da padroni. Non è questione di essere “bacchettoni” o bigotti: qui si salvano – forse – solo gli acari della polvere. 2) Marketing e pubblico: il primo fa ciò che il secondo vuole (vedere) oppure il pubblico è manovrato dalla pubblicità? Confine labile e probabilmente entrambe le cose. 3) Se non l’ipocrisia quantomeno la coerenza ma è chiedere troppo. E poi, nella pubblicità in questione, non mostrano il volto 🙂
“tante altre” non è riduttivo, ed il fatto che sia un malcostume generalizzato è spiegato chiaramente nel post citato: http://paoblog.net/2013/05/30/pubblicita-95/
Paolo, il mio commento era ironico
allora come non detto, Daniele, l’ironia non l’ho colta 🙂
Mi fa piacere che si punti il dito su questo tipo di pubblicità, che tuttavia imperversa per molti prodotti. Anch’io eviterò quanto pubblicizzato; a volte basta leggere l’etichetta per capire che certi prodotti vengono presentati bene perchè non hanno altro da offrire se non l’immagine, discostandosi dal preservare la nostra salute.
Oltre alle motivazioni dell’interessante articolo, si insiste a proporre la donna come l’unica in grado, in casa, di usare la lavastoviglie.
in questo caso vien da dire che il prodotto non ha da offrire neppure l’immagine 😉