Da due anni chiediamo a Grom di cambiare le scritte sulla presunta assenza di additivi nel suo gelato riportate a grandi lettere sui muri delle gelaterie e nei depliant. Ieri Guido Martinetti, patron della catena di gelaterie italiane famose nel mondo, ci ha scritto dicendo che presto le frasi saranno modificate, mentre i depliant sono già stati corretti e ringrazia Il Fatto Alimentare.
Egr. dott. La Pira,
ho da poco letto le considerazioni de Il Fatto Alimentare in merito a Grom ed alla serietà con cui conduco questa impresa.
Desidero quindi aggiornare brevemente lei e i suoi lettori in merito alle iniziative che abbiamo preso a seguito delle sue precedenti osservazioni riguardanti la distinzione tra “additivi alimentari” (in quanto definizione generica) e “additivi chimici”, utilizzata dalla nostra azienda.
Sulla base delle indicazioni del Ministero della Salute avverrà (specifico l’iter in seguito) un unico cambiamento: la scritta presente nei negozi Grom, che afferma che il nostro gelato “non contiene aromi, coloranti, conservanti e additivi chimici”, riporterà che il nostro gelato non contiene “aromi, coloranti, conservanti ed emulsionanti”; questo vale ovviamente anche per i materiali di comunicazione (brochure etc), che sono già stati modificati, come certamente avrà notato.
Vorrei, prima di specificare l’iter che abbiamo seguito nei mesi scorsi per aggiornare la nostra comunicazione, sgombrare il campo da ulteriori malintesi. Lei ha ragione: il Ministero della salute ci ha confermato che la definizione “Additivi chimici”, consentita e utilizzabile a partire dal 1965, è stata abolita – ergo, non utilizzabile – nel corso degli anni ’90. La ringrazio, perché mi permetterà di essere un imprenditore ancora più attento e mi ha permesso di conoscere meglio il complesso mondo che regola l’etichettatura degli alimenti e la comunicazione che ne segue; credo sia un aspetto che valorizza il vostro lavoro e sia altrettanto la sintesi più nobile dell’attività de Il Fatto Alimentare. Grazie davvero. Sinceramente.
Lei ha torto: l’attenzione con cui approcciamo ogni più piccolo dettaglio della nostra attività, ivi compresa la cura con cui compiliamo il cartello degli ingredienti e ogni comunicazione che rivolgiamo ai nostri clienti, è assoluta e rigorosa. Possiamo, posso, sbagliare in alcuni aspetti della mia attività, ma desidero ripetere fermamente un concetto, che auspico le sia chiaro: la mia serietà e la mia buona fede sono fuori discussione.
Riassumo quindi, per i suoi lettori più attenti e curiosi, l’iter che abbiamo percorso a partire dal dialogo telefonico che ho avuto con lei nel mese di luglio 2013.
Il 30 luglio 2013 abbiamo posto un’interrogazione al Ministero della Salute, dal quale abbiamo ricevuto risposta il 18 aprile 2014: tale risposta definisce quanto ho già spiegato al punto precedente. Nei giorni successivi ho lavorato personalmente seguendo le indicazioni del Ministero, e a breve modificheremo la frase presente nei negozi Grom, sostituendo come detto le parole “additivi chimici” con il termine “emulsionanti”.
La nuova dicitura, della qual correttezza sono personalmente certo (e sarò felice di avere un commento pubblico da parte degli esperti de Il Fatto Alimentare), è stata sottoposta oggi stesso – a seguito del suo nuovo articolo – a verifica da parte del Ministero della Salute, ai fini di avere un’ufficialità non contestabile in futuro, specie nei mercati internazionali, che costituiscono un’opportunità straordinaria di vendita di gelato di alta qualità prodotto in Italia.
Anche se può sembrare semplice, la modifica della frase, dal punto di vista pratico, sarà complessa: si tratta di gestire l’attività in oltre 50 negozi sul territorio italiano e, inoltre, la formazione di circa 600 persone, la maggior parte delle quali di età inferiore ai 35 anni (ne sono orgoglioso) e di sesso femminile (ne sono ancora più orgoglioso).
Non appena il Ministero darà l’ufficialità alla nostra proposta procederò immediatamente con i lavori in ogni singolo negozio Grom. Rimane il fatto, ovviamente, che il cartello unico degli ingredienti è presente in ogni negozio, è pubblico e da sempre riporta ogni nostro ingrediente con minuzia e attenzione al dettaglio: credo sia la miglior testimonianza della serietà con la quale approcciamo l’argomento “ingredientistica” nei nostri negozi. Porgo a lei auguri di buon lavoro, e ai vostri lettori un saluto cordiale.
Guido Martinetti
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
“Anche se può sembrare semplice, la modifica della frase, dal punto di vista pratico, sarà complessa: si tratta di gestire l’attività in oltre 50 negozi sul territorio italiano e, inoltre, la formazione di circa 600 persone, la maggior parte delle quali di età inferiore ai 35 anni (ne sono orgoglioso) e di sesso femminile (ne sono ancora più orgoglioso).”
E’ chiaro che dover gestire la formazione di così tante donne sotto i 35 anni è molto complesso dal punto di vista pratico.
Non forziamo le interpretazioni: vuol solo dire che la novità coinvolge molte persone e molti punti vendita. e il fatto che Martinetti sia orgoglioso di avere tanti giovani e tante donne tra i collaboratori mi sembra solo positivo
buffo sistema di procedere: davvero ha fatto un quesito di questo tipo al Ministero? e i consulenti che cosa li paga a fare???? non era così difficile…
a giudicare da come maneggia con un po’ troppa leggerezza il termine “biologico” nei suoi negozi mi sa che deve cercarsene di migliori….
afr
Condivido con afr, magari adesso si aspetterà un altro annetto in attesa della “convalida” ministeriale ad una pubblicità privata … chissà cosa ne penseranno quelle piccole aziende magari meno famose che magari in questi anni per situazioni del genere sono state sanzionate senza tanti problemi per pubblicità ingannevole art. 2 D.Lgs. 109/92 … forse a fronte di possibili situazioni prima di stampare un cartellino ingredienti sarà meglio chiedere la “convalida” ministeriale?
Gentile sig. Martinetti,
non ci prenda per i fondelli. In preparazione alla mia attuale attività di gelatiere artigianale, nel 2011 ho seguito un corso per l’abilitazione alla somministrazione di alimenti e bevande presso un istituto della Camera di Commercio di Milano. Benché in quella sede mi siano stati forniti solo alcuni rudimenti di legislazione in materia alimentare, l’impossibilità di distinguere gli additivi (così come gli aromi) tra “chimici” e “naturali” in base alle normative in vigore mi era perfettamente nota.
Non solo: il ricorso al Ministero della Salute è un chiaro escamotage pubblicitario (“io vorrei raccontarvi come stanno le cose in modo chiaro, ma dal Ministero mi dicono che non mi è consentito”) per allungare i tempi e trasmettere al pubblico l’idea di un particolare scrupolo: qualsiasi consulente serio le avrebbe dato la medesima opinione in meno di un’ora, e non credo che Grom non possa permettersi fior di consulenti.
Mettiamola così: lei ha utilizzato una comunicazione legittima dal punto di vista del marketing ma quantomeno inesatta dal punto di vista normativo, ed è stato pizzicato. Comprensibile, ma sarebbe stato più corretto ed onesto presentare semplicemente le sue scuse.
PS: sono un gelatiere, ma al contrario di molti miei colleghi considero Grom un’ottima azienda, che ha consentito (e in parte “obbligato”) molti di noi a ripensare il proprio approccio al prodotto e al marketing. Tanto di cappello e mille auguri di ulteriori successi, quindi.
…ma che risposte “acide”…..un po’ di invidia?????
Veramente, io ho ribadito che rispetto Grom e gli faccio i migliori auguri. Ma sul tema degli additivi “chimici” il sig. Martinetti si è dimostrato o disonesto o sprovveduto.
è finita amen.
Da collega, senza invidia, (beh… forse un poco) condivido la risposta di Andrea.
Se non ci fosse stato il fenomeno Grom queste discussioni forse non sarebbero mai nate e avremmo continuato a fare la fila nelle cosiddette gelaterie artigianali (che di artigianale nel 90% dei casi hanno solo il marketing ) per continuare a mangiare gelati senza fermarsi e chiedere cosa ci mettessero dentro.
Forse adesso ci sarà (si spera!! almeno per i lettori del ” Fatto alimetare “) un pò piu’ di consapevolezza e magari un pò piu’ di riflessione!!
Mi pare si stia un po’ esagerando, la qualità del gelato di Grom è orgoglio italiano in tutto il mondo!
Per me era ovvio che la loro scritta si riferisse agli “additivi chimici”,e comunque la lista ingredienti è lì ben in evidenza per tutti!
Ma di cosa stiamo parlando? Avete benchè minima idea dell’ABISSO che c’è tra il loro gelato e quello delle “gelaterie artigianali”? Qualitativamente parlando ovviamente! Ecco parliamo di questo! Di come viene fatto il gelato nella maggior parte delle gelaterie, di cosa sono fatti i preparati alla base di ogni gusto, del fatto che i bambini ne sono tra i principali consumatori, non mi sembra venga ribadito abbastanza.
COMPLIMENTI AVETE TROVATO IL PELO NELL’UOVO! PECCATO LE ALTRE SIANO UOVA MARCE..
Costanza sulla qualità del gelato abbiamo già detto più volte che Grom si attesta su un livello medio alto ma che ci sono molte gelateria artigianali dove il gelato è ottimo o eccellente.
La questione è che Grom per due anni ha preso in giro i suoi clienti dicendo che il suo gelato non contiene additivi chimici. Per due anni gli abbiamo detto che era sbagliato ma hanno voluto aspettare una risposta del ministero e quando è arrivata non l’hanno divulgato come ci avevano promesso. Abbiamo nel frattempo inviato due esposti all’Iap e all’Agcm per non farci prendere in giro da Grom e ribadire che Grom fa pubblicità ingannevole. Adesso Grom dovrà cambiare i depliant e le scritte e ci ha ringraziato ammettendo di avere sbagliato. Cosa c’è che non va bene in questa storia?
Costanza penso che voglia dire che accanto alle gelaterie (poche!!) ottime o eccellenti la maggior parte delle gelaterie artigianali (90%) sono mediocri o pessime. Anch’ io mi sono meravigliato quando è nata questa storia che sia stato preso di mira solo Grom!! E’ questo che non è andato bene! Tutto qua.
Sono assolutamente d’accordo con La Pira: la questione non è la qualità del gelato di Grom, sulla quale ciascuno ha la sua legittima opinione, ma il fatto che Grom abbia fatto per anni comunicazione in modo ingannevole. Anche qualora fosse in buona fede inizialmente – cosa della quale è lecito dubitare, visto che si tratta di un’azienda da un paio di decine di milioni di euro di fatturato e non certo sprovveduta in materia di normativa alimentare – il fatto alimentare ha segnalato la questione molto tempo fa. Chi opera nel settore sa benissimo che l’aggettivo “chimico” non ha alcuna rilevanza né normativa né reale, visto che la maggior parte degli ingredienti di un alimento è il risultato di trasformazioni chimico-fisiche. Però il termine in sé spaventa, e il dichiarare la sua assenza rassicura il consumatore. In questo senso si tratta di comunicazioni ingannevole: sostengo l’assenza di qualcosa di indefinito e indistinguibile da altri ingredienti solo per ottenere il favore del pubblico.