Grom e gli additivi naturali che non esistono. Le perplessità di un lettore sulla decisione di segnalare a Iap e Agcm la pubblicità scorretta
Grom e gli additivi naturali che non esistono. Le perplessità di un lettore sulla decisione di segnalare a Iap e Agcm la pubblicità scorretta
Roberto La Pira 10 Giugno 2014“A seguito del nostro ultimo articolo sul marketing della catena di gelaterie Grom – ci scrive un lettore – mi sembra che la polemica sia fondata sul nulla e lo dimostrate voi stessi anche in questo articolo: prima riportate la frase intera corretta “Grom non utilizza coloranti, aromi, conservanti e additivi chimici.” poi quando vi fate la domanda fatidica, riportate solo una parte e mette i puntini sul resto: “Ma se gli additivi che usa Grom sono almeno tre, perché le scritte sui muri (vedi foto sotto) dicono che “Grom non utilizza coloranti, aromi e additivi chimici…”?
La questione sta tutta nella parola che (appunto) avete intenzionalmente tagliato: “CHIMICI”. Loro si vantano si usare solo additivi naturali e non di origine chimica, non di non usarne affatto! E sinceramente non mi sembra nemmeno lesivo nei confronti dei concorrenti: sarei ben felice di vedere quanti avrebbero il coraggio di dichiarare la stessa cosa, mentre invece, forti del fatto che la maggior parte della gente non ha la più pallida idea di cosa ingurgiti, è già tanto se le gelaterie espongono la lista degli ingredienti!
Anche Edoardo ha posto interrogativi analoghi in una mail spedita ieri sera
Riccardo
—-
Riccardo e Edoardo, non esiste la categoria “additivi chimici” o “additivi naturali” oppure “additivi sintetici”, esistono gli additivi punto e basta. Qualsiasi differenza ulteriore risulta fuorviante. L’acido ascorbico, che è il precursore della vitamina C, è un additivo, così come l’acido citrico. Entrambi, pur essendo sostanze naturali, sono additivi e come tali vanno indicati sull’etichetta. Se invece nel gelato si usa il succo di limone allora basta scrivere tra gli ingredienti succo di limone e si potrebbe scrivere “non contiene additivi”.
Il Ministero della salute in una nota dice che: la definizione di additivo può suscitare nel consumatore atteggiamenti di diffidenza, per questo è opportuno fornire alcune indicazioni di carattere generale:
– molti additivi sono costituenti naturali di alimenti: ad es. l’acido citrico, la lecitina, le pectine, i tocoferoli
– gli additivi alimentari sono sostanze ampiamente studiate e documentate sotto il profilo tossicologico e il loro uso è costantemente sotto il controllo di Organizzazioni Internazionali e Nazionali. Per essi è fissata una dose accettabile giornaliera, che rappresenta la quantità di additivo che può essere ingerita giornalmente attraverso la dieta nell’arco di vita senza che compaiano effetti indesiderati
– nella preparazione e conservazione degli alimenti è autorizzato l’impiego solo di quelle sostanze esplicitamente elencate in una apposita lista positiva.
Anche l’Efsa dice chiaramente: “gli additivi alimentari sono sostanze deliberatamente aggiunte ai prodotti alimentari per svolgere determinate funzioni tecnologiche, ad esempio per colorare, dolcificare o conservare. Nell’Unione europea (UE) tutti gli additivi alimentari sono identificati da un numero preceduto dalla lettera E. Gli additivi alimentari vengono sempre menzionati nell’elenco di ingredienti degli alimenti in cui sono presenti. Le etichette dei prodotti devono riportare sia la funzione dell’additivo nell’alimento finito (ad esempio, colorante, conservante) sia la sostanza specifica usata, utilizzando il riferimento al relativo numero E o alla sua denominazione (ad esempio, E 415 o gomma di xantano). Gli additivi che figurano più comunemente sulle etichette alimentari sono gli antiossidanti (per prevenire il deterioramento da ossidazione), i coloranti, gli emulsionanti, gli stabilizzanti, gli agenti gelificanti, gli addensanti, i conservanti e i dolcificanti.
Per concludere non esistono additivi naturali come sostiene Grom. Se per fare il gelato si usa carrube, succo di limone e la frutta – ossia dei prodotti alimentari veri al posto della farina di semi di carruba, della pectina e dell’acido ascorbico – allora si può scrivere “senza additivi”, altrimenti risulta scorretto.
Aggiornamento 10 giugno 2014 :abbiamo ricevuto diverse lettere sulla questione degli “additivi chimici” abbiamo risposto con un nuovo articolo che trovate qui http://www.ilfattoalimentare.it/grom-additivi-naturali.html
© Riproduzione riservata
Foto: iStockphoto.com
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Molto chiaro, vi ringrazio della pronta e cortese risposta.
Ora comprendo meglio la questione.
Lasciatemi dire che non sono d’accordo. La comunicazione di Grom parla il linguaggio naturale, non quello della burocrazia ministeriale o europea. Nel linguaggio naturale il succo di limone, le bucce di mela e la farine di carrube NON sono additivi chimici. Come non lo è la fecole di patate nella crema pasticcera o il baccello di vaniglia..
Diverso sarebbe se nel gelato di Grom ci fossero come addensanti/stabilizzanti dei fosfati o derivati del poliossietilene.. O se ci fossero aromi artificiali tipo quelli alla fragola industriale: amil-acetato, amil-butirrato, amil-valerato, anetolo, anisil-formiato..
Ma così con limone, carrube e bucce di mela si fa fatica a dire che si tratti di comunicazione ingannevole.. E non sono una fan di Grom.. anzi…
Lo scrive una che non è mai riuscita a finire i gelati di Grom trovandoli immangiabili (e io non butto mai via niente, anzi lucido il piatto dove ho mangiato)
Emanuela scusami, ma non hai inteso assolutamente il significato dell’articolo.
Il gelato di Grom è fatto con additivi e non con il succo di limone.
L’inganno comunicativo sta nel fatto che il consumatore viene indotto a credere che ci sia una differenza tra additivi “naturali” e additivi “chimici”, cosa che ovviamente è ridicola.
E soprattutto viene indotto a credere che gli altri gelatiai utilizzino additivi.
sta uqi secondo me la vera vergogna, il messaggio che passa è che LUI (grom) non utilizza additivi e gli ALTRI (il resto dei gelatiai) invece si.
Ripeto, non sono una fan di Grom e concordo sul fatto che certa spocchia è irritante, ma qui mi pare che la segnalazione a Iap e Agm sia un po’ eccessiva… Ho lavorato in gelateria durante le mie estati da studente, in molte gelaterie si usavano basi semilavorate, che avevano veri e propri additivi chimici – cioè cose che anche la plebe considererebbe tali – mi riferisco in particolare agli aromi artificiali. Inoltre la conclusione logica dell’articolo mi sembra piuttosto fallace. Dire: “io non faccio questo e non lo farò mai” non implica affatto sostenere che “tutti gli altri lo fanno”. Al massimo implica sostenere che “qualcun altro potrebbe farlo”, cosa che in effetti è.
Abbiamo chiesto a Grom per due anni di cambiare slogan, in genere non aspettiamo così tanto per rivolgere un quesito al Garante e all’Iap. Se Grom avesse ragione, le aziende che non usano additivi “chimici”, come li definisce Martinetti, potrebbero scrivere sulle etichette le frasi che Grom scrive sui muri! Prova a chiederti perchè nessuno lo fa!
Emanuela, spiegare il problema in maniera più semplice di come hanno fatto i giornalisti è davvero impossibile, per cui ti suggerisco di rileggere gli articoli.
Durante le tue estati da studente(ssa) hai visto esattamente quello che vedresti anche nelle gelaterie di Grom, ovvero l’uso di additivi.
Spero ti renderai conto, a questo punto, che lo slogan di Grom è evidentemente basato su una falsitá in quanto gli ingredienti che utilizza quotidianamente sono gli stessi che dichiara di evitare.
io conosco un paio di gelaterie che fanno gelato veramente buono e veramente senza additivi, semplicemente hanno meno capacità di marketeing.
a me personalmente infastidisce che nelle frasi vengono calibrate magistralmente le parole per indurre il consumatore a pensare che loro si distinguono dalle altre gelaterie e che le altre gelaterie usano determinati prodotti “cattivi”, e che questo viene fatto su bugie.
questo mi infastidisce.