Nessuno incriminato per lo scandalo della carne di cavallo, ma il governo di Londra preferisce far passare sotto silenzio la mancata punizione
Nessuno incriminato per lo scandalo della carne di cavallo, ma il governo di Londra preferisce far passare sotto silenzio la mancata punizione
Redazione 17 Dicembre 2013I controlli sono scarsi e quindi il rischio di essere scoperti è basso, le eventuali sanzioni sono lievi, mentre i profitti derivanti dalle truffe alimentari sono alti.
Per questo le attività criminali legate alle adulterazioni alimentari diventano preda di organizzazioni criminali, per contrastare le quali non è sufficiente e adeguata l’attuale agenzia di controllo, la Food Standards Agency, e sarebbe necessaria una struttura di polizia investigativa dedicata espressamente a questo settore.
Il fatto che nessuno, dalla scorsa primavera a oggi, sia stato incriminato per lo scandalo della carne equina nella carne bovina, non dichiarata in etichetta, ne è la dimostrazione. È quanto sostiene il rapporto preliminare commissionato a Chris Elliott, della Queen’s University, dal governo britannico, che però pare riluttante ad pubblicizzare una simile considerazione per timore che ciò getti discredito sul settore alimentare della Gran Bretagna, del valore di circa 200 miliardi di sterline l’anno, come riferisce The Guardian.
Il rapporto segnala anche che nel 2005, in Irlanda del Nord, è stata utilizzata carne per i cani, su scala industriale, nel cibo destinato all’alimentazione umana. Anche in quel caso nessun responsabile è stato perseguito.
Beniamino Bonardi
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Ed oggi si legge che in Francia torna l’allarme alimentare: circa 200 cavalli destinati a finire nei maneggi (o all’eliminazione) sono invece finiti nei piatti dei consumatori.
A svelare il nuovo caso sono state le forze dell’ordine francesi che nella mattinata di lunedì 16 dicembre hanno arrestato 21 persone dopo un’operazione durata mesi a seguito di una segnalazione anonima.
Nella vicenda la casa farmaceutica Sanofi-Pasteur si è dichiarata parte lesa perché si considera una vittima di quanto accaduto.
In pratica, dal 2010 al 2012 dallo stabilimento di Sanofi di Alba-la-Romaine sarebbero stati venduti a un mercante di cavalli decine di animali che erano stati usati per la produzione di anticorpi al prezzo irrisorio di 10 euro. L’uomo ha poi venduto i cavalli a un grossista di Narbonne che li ha macellati falsificandone i certificati.