La vicenda dei frutti di bosco surgelati contaminati dal virus dell’epatite A che fino ad ora ha colpito centinaia di persone non sembra finire mai. Come avevamo anticipato ieri il procuratore Raffaele Guariniello ha contestato alla Nestlé, proprietaria del marchio Buitoni, l’accusa di avere venduto nell’Ipercoop di via Livorno a Torino confezioni di frutti di bosco surgelati contaminati dal virus. Più precisamente si tratta della linea “La Valle degli Orti”, lotto numero 3144088803, con data di produzione 24 maggio 2013 e termine minimo di conservazione maggio 2015.
Il comunicato di Buitoni
L’azienda ha chiesto alle autorità competenti la ripetizione dell’esame, ‘“in quanto reputa ci siano gli estremi per ritenere che si possa trattare di un falso positivo e si dice sorpresa in quanto aveva già testato il medesimo lotto sia a livello di materie prime sia a livello di prodotto finito, ed entrambe le analisi, condotte da laboratori indipendenti ed accreditati, hanno dato esito negativo, ovvero il virus è risultato assente”. Inoltre ‘“il sito produttivo del fornitore di Parma che produce per conto di Nestlé i Frutti di Bosco è stato ripetutamente ispezionato dai NAS e dalle ASL competenti, che non hanno evidenziato alcun rilievo al riguardo”. Il comunicato ricorda che “L’autorità giudiziaria ha chiesto il ritiro solo di un lotto e quindi tutti gli altri surgelati con il marchio La Valle degli Orti sono da ritenersi sicuri”.
Il comunicato di Buitoni con le foto del prodotto ritirato è stato pubblicato sui siti di tre catene di supermercati (Auchan, Simply e Billa) che avevano in assortimento i frutti di bosco. Nulla si sa delle altre insegne.
Le analisi sui frutti di bosco
Questa volta le analisi sui campioni di frutti di bosco sono state condotte dall’Istituto zooprofilattico del Piemonte e i risultati sono stati inviati al Ministero della salute, che dal mese di giugno ha attivato una task force per affrontare meglio l’epidemia. L’aspetto paradossale della vicenda è che il ministero non ha mai pubblicato le foto dei prodotti e dimostra un certo affanno nel gestire la vicenda. Non è ancora stata individuata la causa della contaminazione. Qualcuno ipotizza sospetti sulla materia prima, altri focalizzano l’attenzione sulla filiera.
Anche i supermercati coinvolti (tranne Auchan, Simply e Billa) hanno informato malissimo i consumatori, dimostrando titubanze inaccettabili. Il Fatto Alimentare ha seguito con attenzione tutta questa storia che purtroppo sembra destinata a non finire presto. Il bilancio sino ad ora è pesante: le aziende coinvolte sono cinque, i lotti nove, i punti vendita interessati oltre 300 e fanno capo a decine di catene (vedi elenco in fondo all’articolo).
I frutti di bosco surgelati e l’epidemia di epatite A
Per dovere di cronaca va detto che gli italiani colpiti da epatite A in seguito alla contaminazione dei frutti di bosco surgelati, negli ultimi sei mesi sono stati oltre 400. Il Ministero della Salute, non potendo escludere che confezioni di prodotto contaminato siano ancora in commercio o siano conservate nel freezer dei cittadini, raccomanda di utilizzare i frutti di bosco surgelati solo dopo averli fatti bollire per almeno 2 minuti.
Si tratta di un consiglio da prendere in seria considerazione visto che le confezioni e le aziende coinvolte sono destinate ad aumentare.
NOME PRODOTTO |
DITTA |
LOTTO |
SCADENZA |
Misto frutti di bosco “Bosco Reale” g 200 | Asiago Food Spa | 13036 | TMC 02/2015 |
Misto bosco surgelato “Bosco buono” g 450 | Green Ice Spa | 13015 | TMC 31/12/2014 |
Frutti di bosco congelati 1 kg | Erica Spa | 49/13 | TMC Fine agosto 2014 |
Misto bosco surgelato “Bosco buono” g 300 | Green Ice Spa | 13079 | TMC 02/2015 |
Misto bosco surgelato “Bosco buono” | Green Ice Spa | 13136-13129-13004 | |
Cocktail di frutti di bosco bio | Picard | 123101804A3 | 06/2014 |
Frutti di bosco “La valle degli orti “ | Buitoni | 3144088803 | 05/2015 |
Elenco dei supermercati e negozi che hanno venduto i lotti di frutti di bosco sospettati di contenere il virus dell’epatite A
Simply, Auchan e Coop sono le catene che si sommano all’elenco allegato composto da oltre 300 supermercati discount della catena Dpiù (nella tabella sono indicati come Maxi Di), e altre piccole realtà locali che hanno venduto lotti di frutti di bosco contaminati ritirati dal mercato. Ecco i nomi delle insegne: Aeffe, Alice, Arca, Barazza, Bascom, Bon Achat, Centro commerciale discount, Centro commerciale Ramonda, Commerciale prima, Denti & Marazzi, Dial, El Gasto, Elenamarket, Emy Eurocommerciale, G.S.A., il Frutteto, La Meridiana, Orsini, Pietro Marcuzzi, Pozzoli Carni, Primax, Re.Ma.Ma, Rea, Real Cibo, Super Longare, Supermercati Oplà, TRe C, Unicomm, Vanilati, Villa Jardini, Vollono Vincenzo
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Ritengo che il problema analitico sia legato anche alla grande eterogeneità del prodotto ed alla difficoltà di fare campionamenti omogenei e significativi. La variabilità potrebbe essere legata alla manualità delle operazioni di raccolta e ad eventuali portatori sani che vengano a contatto anche con sublotti ridottissimi. Ritengo inoltre che, da parte degli operatori, con la massima urgenza debbano essere sperimentate diverse vie di inattivazione del virus su questa matrice, anche con le nuove tecnologie emergenti, per indagare se vi siano tecniche di sanificazione e riduzione del rischio sanitario atte a preservare al massimo la funzione e la qualità del prodotto “fresco” , di cui la “bollitura”, indicata come misura di controllo, limita l’utilizzo.
Il problema sta nelle modalità di raccolta .
Ci si può documentare facilmente e scoprire che per raccogliere i frutti di bosco, i campi coltivati vengono ” allagati” e si recuperano poi i frutti che galleggiano.
Se si allagano i campi con acque di fogna e/o contaminate da batteri ( fecali ecceccecc) come possono restare immuni i frutti raccolti? peggio ancora se tali acque vengono utilizzate per irrigare.
Perchè si va a coltivare in Romania o paesi simili? perchè lì le leggi sull’utilizzo di pesticidi, diserbanti, prodotti chimici che incentivano i raccolti ( cioè permettono di ottenere più raccolti su uno stesso campo rispetto alla normale stagionalità) sono molto meno restrittive o molto meno applicate.
“””Il Ministero della salute, non potendo escludere che confezioni di prodotto contaminato siano ancora in commercio o siano conservate nel freezer dei cittadini, raccomanda di utilizzare i frutti di bosco surgelati solo dopo averli fatti bollire per almeno 2 minuti.”””
Ma che razza di consiglio è? Capisco l’intenzione di tutelare l’azienda, ma non ha senso un consiglio di questo tipo. Io prodotti di questo brand non ne comprerò più
Il consiglio è corretto perchè il problema riguarda un po’ tutte le confezioni di frutti di bosco surgelati non avendo ancora individuato l’origine del focolaio