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Continua l’epidemia di epatite A nelle regioni del nord Italia

Un articolo pubblicato il 4 luglio sul sito Eurosurveillance e firmato da autorevoli esponenti dell’Istituto Superiore di Sanità di altre istituzioni scientifiche fa il punto sull’epidemia di epatite A che ha colpito le regioni del nord Italia.

Dal gennaio 2013, un insolito aumento dei casi di epatite A è stato rilevato nel nord Italia. Nel periodo compreso tra gennaio e la fine di maggio 2013, sono stati segnalati 352 casi al sistema di sorveglianza, con un incremento del 70% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’epidemia è in corso e le autorità sanitarie stanno continuando le indagini per determinare qual è il veicolo di trasmissione e controllare l’epidemia“.

 

Gli autori notano che “l’analisi preliminare elaborata per determinare i possibili fattori di rischio associati all’attuale epidemia ha identificato il consumo di frutti di bosco congelati (ribes, more, lamponi, mirtilli) come veicolo potenziale infezione. L’ipotesi che le bacche possano essere coinvolte è fortemente sostenuta dal rilevamento di epatite A in un campione di frutti di bosco surgelati. Il monitoraggio di questi frutti di bosco surgelati e altri alimenti potenzialmente portatori del virus dell’epatite A (verdure, pesce e altri prodotti alimentari segnalati come potenziali fattori di rischio per i casi nelle indagini epidemiologiche) è stata intensificata per fornire un quadro chiaro della distribuzione di alimenti contaminati e il rischio di esposizione per loro“.

 

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Il Fatto Alimentare ha riferito delle 4 segnalazioni per il frutti di bosco che il Ministero della salute ha inviato al Sistema di allerta europeo (Rasff)

Eurosurveillance Scandinavia segnala un altro articolo apparso pochi giorni fa sullo stesso argomento, in cui si dice che “I paesi nordici hanno dovuto affrontare un focolaio di epatite A di origine alimentare, che ha avuto inizio nel mese di ottobre 2012 con un bilancio di  103 casi segnalati in nove mesi. Uno studio caso-controllo realizzato in Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia ha identificato fragole congelate come la probabile causa dell’epidemia, anche se sono in corso valutazione sui  frutti di bosco“.

 

Il Fatto Alimentare ha già riferito delle 4 segnalazioni che il Ministero della salute ha inviato al Sistema di allerta europeo (Rasff) nell’ultimo mese per alcune partite di  frutti di bosco surgelati contaminati dal virus dell’epatite A. Purtroppo i consumatori non sono mai stati informati adeguatamente, anche se per legge i produttori, i supermercati e il Ministero dovrebbero avvertire i cittadini.

 

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Il Ministero della salute invita a non consumare frutti di bosco surgelati, bisogna mangiarli solo dopo cottura

Il silenzio assordante delle istituzioni è inaccettabile anche perchè il Ministero della salute non è così distratto come sembra. Il 5 luglio il sito ha diramato la notizia nella sezione “Eventi epidemici all’estero” di un giovane colpito dal virus dell’influenza aviaria in Cina. La notizia è interessante ma forse si dimentica che anche in Italia si parla di epidemia per l’epatite A e i casi sono decine.

 

C’è un altro aspetto inquietante nella vicenda. Nelle schede inviate dal Ministero al Sistema di allerta rapido europeo si dice che i frutti di bosco provengono anche dall’Italia. In altre parole c’è almeno un produttore italiano che fornisce frutta contaminata dal virus dell’epatite A.

 

Roberto La Pira

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com, Greenicespa.it

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Luca
Luca
8 Luglio 2013 21:31

Segnalo il consiglio del Ministero della Salute, oggettivamente non facile da scovare:

“Considerate le evidenze ad oggi disponibili, si raccomanda di impiegare i frutti di bosco congelati acquistati per preparazioni sottoposte a cottura, come ad esempio le salse e le marmellate.”

Quindi ad oggi il consiglio ufficiale è quello di cuocere a lungo questi prodotti. Nel corso della trasmissione di oggi a Radio 3 Scienza un ottimo intervento ha però fatto un po’di confusione su questo punto: il lavaggio, anche con bicarbonato, finché non sarà finita l’epidemia e cioè tutti i prodotti infetti scomparsi, non è un trattamento efficace.

Colgo l’occasione che proprio secondo Eurosurveillance al 31 maggio per questa epidemia si erano già avuti in Italia 159 ricoveri in ospedale, ma, per fortuna, nessun decesso.