La pubblicità delle acque minerali Uliveto e Rocchetta è ingannevole. La frase “acque della salute” utilizzata da anni in tutti gli spot è scorretta e anche il richiamo alla prevenzione di alcune malattie è ingannevole.
È questa la decisione adottata dal Comitato di controllo dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria in seguito ad una segnalazione inviata da Il Fatto Alimentare. Dopo la pubblicazione sul sito della decisione avvenuta ieri, la società Co.ge.di ha interrotto le campagne in corso.
Il messaggio, apparso su diversi quotidiani come La Sicilia, il Corriere della sera e la Repubblica, risulta ingannevole perché attribuisce in modo del tutto improprio “proprietà nella prevenzione e nella cura di malattie (ad es.: osteoporosi, calcolosi urinaria)”. Anche il riferimento nel messaggio alla Federazione Italiana Medici di Famiglia (F.I.M.M.G.) risulta arbitrario perché si tratta un’associazione di natura sindacale che “attribuisce alle promesse pubblicitarie il vaglio di un riscontro scientifico inducendo il pubblico a fare affidamento su qualità curative dei prodotti che essi non possiedono”.
Anche lo slogan “acque della salute” è ingannevole perché lascia intendere che Uliveto e Rocchetta siano prodotti “specificamente utili per la prevenzione e la cura di malattie”. Secondo la sentenza si tratta di indicazioni salutistiche che “non hanno trovato esplicita autorizzazione ministeriale e sono quindi anche sotto questo profilo improprie”.
Per la cronaca va detto che la frase “le acque della salute” è stata giudicata ingannevole in una sentenza del Giurì del 2004, perché attribuiva alle due minerali un requisito di superiorità rispetto alle altre marche che non esiste.
I distratti manager di Rocchetta e Uliveto hanno forse dimenticato la decisione e hanno continuato ad utilizzare lo slogan togliendo l’articolo “le”. La furberia è stata smascherata solo dopo la nostra segnalazione e, forse adesso lo slogan dovrebbe essere definitivamente cancellato. Speriamo.
© Riproduzione riservata Foto: Acquedellasalute.it
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Ad oggi, almeno sui media, la campagna pubblicitaria continua come sempre, soprattutto in radio. La stessa pubblicità invita inoltre a verificare oltre 100 studi che confermerebbero le qualità dell’acqua sul sito dell’acqua Uliveto. Dunque la censura riguarda la sola carta stampata?
Giovanni
Purtroppo la decisione presa riguarda solo la pubblicità sui giornali. Abbiamo già inviato al Giurì una richiesta per estendere il provvedimento anche agli spot e al sito internet.
Dopo mia verifica su http://www.acquedellasalute.it/faq/
vedo che il link che rimanda alle pubblicazioni scientifiche non è funzionante.
Giovanni
Io invece sono riuscito perfettamente ad accedere ai link cone le pubblicazioni scientifiche…
tisbagli : non hai klikkato nel posto giusto:
http://www.acquedellasalute.it/rocchetta/diuresi/
Sono un medico, internista e cardiologo. Alcuni anni fa inviai una diffida stragiudiziaria alla Uliveto srl perchè era evidente l’inganno per gli ignari consumatori; l’acqua uliveto contiene uno dei più alti residui fissi e una quantità di sodio superiore a quasi tutte le altre: quindi è addirittura “contro” la salute di anziani, ipertesi,cardiopatici (milioni di persone). Rocchetta è acqua oligominerale e non poteva essere propagandata insieme all’altra perchè ingannava gli acquirenti nei negozi e nei supermercati. Mi fu risposto che gli italiani sono troppo intelligenti per comprendere la differenza tra i due prodotti. E adesso chi impedirà alle radio, tv, stampa di proseguire nell’inganno propagandadole “acque della salute”? BASTA!!!Ci voleva pure il consenso dei medici di base!!!
Ma a fronte di questo inganno prolungato l’azienda è stata sanzionata con una multa o è solo stata “invitata” a cambiare pubblicità? Perchè se così non fosse….tanto vale rischiare per tutti!
L’Istituto di autodisciplina pubblicitaria raramente fissa sanzioni economiche. Il più delle volte stabilisce la censura di campagne già finite. Purtroppo è così.