Ho letto l’articolo sui vasetti di carciofini e di funghi porcini venduti da Peck a prezzi da record (fino a 1.100 €/kg). A Milano il Natale si divide in due file, quella corta davanti a Peck, lussuoso negozio di gastronomia, e quella infinita davanti a Pane Quotidiano. Nella prima si pesa il lusso al grammo, nella seconda l’umiliazione al minuto, ma guai a confonderle. Peck non è una gastronomia di lusso, ma l’ennesimo altare alla Milano per ricchi, perché i funghi sott’olio servono a dichiarare il curriculum morale del compratore, ‘l’io posso’ dei trecento euro per un vaso di 1,6 kg di funghi porcini. Mica cibo, ma certificato di appartenenza, perché qui il prezzo non misura la qualità, misura la distanza dai poveri.

Più sale il cartellino, più il cliente si sente al riparo dal contagio della ‘normalità’. Tutto regolare, si dirà: prezzi esposti, nessuna scorrettezza. Certo, anche l’indifferenza è perfettamente legale, anche vendere carciofi che costano quanto una settimana di spesa di una famiglia normale, mentre, a pochi isolati, un fiume di persone in coda aspettano un sacchetto di viveri sotto la pioggia.
Questi bottegai del lusso invece, oltre a non sfamare nessuno, hanno il solo ‘merito’ di dare un pugno allo stomaco degli indigenti e di assolvere l’opulenza milanese attenta solo a sé stessa, convinti che il mondo finisca dove comincia la vetrina di Peck, cattedrale del grasso consacrato. In sostanza, a Milano, ce n’è tanta di fame, ma non facendo status, non esiste.
Patrizia Sole
© Riproduzione riservata Foto:Ilfattoalimentare
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