
Lo scorso 27 febbraio, il presidente francese Emmanuel Macron ha promulgato la legge 2025-188 finalizzata a proteggere la popolazione dai rischi legati alle sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, meglio nota come ‘legge PFAS’. È sempre più alta infatti l’attenzione dell’opinione pubblica nei confronti di questi composti, a causa della loro estrema persistenza nell’ambiente (per cui sono detti anche ‘forever chemicals’) e per i rischi sanitari a essi associati.
La legge vieta la produzione, l’importazione, l’esportazione e l’immissione sul mercato di cosmetici, scarpe da sci, tessuti per l’abbigliamento, scarpe e impermeabilizzanti con PFAS a partire dal 2026, e di tutti i tessuti che li contengono dal 2030. Fanno eccezione alcuni indumenti protettivi, come quelli dei vigili del fuoco, per cui al momento non esistono alternative.
Nessun divieto per padelle e utensili da cucina
Un’altra eccezione è quella riservata agli utensili da cucina, come le padelle antiaderenti con rivestimento di PTFE (Teflon). Il testo iniziale della legge, infatti, conteneva anche questo divieto, ma la pressione dell’industria lo ha fatto saltare. In particolare, sembra aver avuto un ruolo importante il Groupe SEB, proprietario di marchi di padelle come Tefal e Lagostina, riferisce il magazine dei consumatori francesi 60 Millions de Consommateurs.
Anche se nella produzione del PTFE non si usa più il PFOA (acido perfluoroottanoico), sostanza chimica della famiglia delle PFAS considerata cancerogena e vietata in UE dal 2020, le aziende lo hanno sostituito con altre sostanze chimiche, che tuttavia non sembrano essere innocue (ne abbiamo parlato anche in questo articolo).

Controlli per gli PFAS nelle acque
La legge francese istituisce anche la ricerca sistematica nell’acqua potabile di 20 PFAS classificati come preoccupanti a livello europeo. I controlli saranno effettuati anche su qualsiasi altro PFAS che può essere presente nelle acque a causa di attività industriali o agricole e che può essere quantificato. Tra questi figura il TFA (acido trifluoroacetico), una sostanza che si forma per degradazione dagli PFAS e che si trova quasi ovunque nelle acque (ne abbiamo parlato in questo articolo). Cittadini e cittadine, inoltre, avranno a disposizione una mappatura aggiornata dei siti che emettono PFAS e i risultati delle analisi delle acque, sia del rubinetto che minerali.
Il provvedimento, infine, dà agli industriali un termine di cinque anni per eliminare il più possibile lo scarico di queste sostanze nelle acque e istituisce una tassa di 100 € per ogni 100 grammi di PFAS scaricati che le aziende inquinatrici dovranno pagare. I proventi saranno destinati ai gestori delle reti idriche per finanziare i trattamenti di bonifica delle acque.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.