Oggi, 4 marzo, si celebra la Giornata Mondiale dell’Obesità, un’iniziativa istituita nel 2015 dalla World Obesity Federation con l’obiettivo di sensibilizzare cittadini e istituzioni su una delle sfide sanitarie più urgenti del nostro tempo. Secondo i dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, in Italia quattro adulti su dieci sono in eccesso ponderale: tre in sovrappeso e uno obeso. Questa condizione non solo riduce l’aspettativa di vita, ma aumenta significativamente il rischio di sviluppare patologie croniche come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e alcune forme di cancro.
Un problema in crescita tra adulti e bambini
I dati del sistema di sorveglianza Passi relativi al biennio 2022-2023 mostrano come l’obesità e il sovrappeso siano più diffusi tra gli uomini rispetto alle donne (52% contro 34%) e nelle fasce di popolazione con difficoltà economiche e basso livello di istruzione. Geograficamente, il fenomeno resta più frequente nel Sud Italia, anche se negli ultimi 15 anni il divario con il Nord si è leggermente ridotto.
Le condizioni economiche delle persone influenzano significativamente l’accesso a cibi sani e a una corretta informazione nutrizionale. Studi scientifici hanno evidenziato che le fasce socio-economiche più svantaggiate tendono ad avere diete di qualità inferiore, con un ridotto apporto di nutrienti essenziali. Questo fenomeno è spesso legato al costo più elevato degli alimenti sani, come frutta e verdura, rispetto a prodotti meno salutari ma più economici e spesso ultra processati. Inoltre, la mancanza di risorse economiche può limitare l’accesso a programmi educativi sulla nutrizione, perpetuando abitudini alimentari scorrette e aumentando il rischio di obesità e altre patologie correlate.
Se la situazione tra gli adulti appare preoccupante, lo è ancor di più tra i bambini. L’ospedale pediatrico Bambino Gesù evidenzia che in Italia un bambino su tre è in sovrappeso o obeso, ponendo il nostro Paese ai primi posti in Europa per diffusione del problema nella fascia d’età 7-9 anni. Oltre ai fattori genetici, le principali cause dell’obesità infantile sono la sedentarietà e un’alimentazione scorretta, caratterizzata da eccessi di zuccheri e grassi. Senza un intervento tempestivo, molti di questi bambini rischiano di diventare adulti obesi con gravi problemi di salute.

Il ruolo del medico
Uno degli aspetti più critici emersi dai dati Passi è la scarsa attenzione degli operatori sanitari al problema. Meno della metà degli intervistati in eccesso ponderale riferisce di aver ricevuto dal proprio medico il consiglio di perdere peso. Eppure, quando il consiglio arriva da un professionista sanitario, le persone sono più propense a seguire una dieta e a praticare attività fisica.
L’approccio al trattamento dell’obesità deve essere multidisciplinare ed è fondamentale che sia precoce per prevenire complicanze future. Per i bambini e gli adolescenti, la soluzione passa attraverso l’educazione alimentare, l’incremento dell’attività fisica e, possibilmente anche in un sostegno psicologico.
Stili di vita
L’adozione di uno stile di vita sano è essenziale nella prevenzione dell’obesità. Secondo il progetto Okkio alla Salute, il 10,9% dei bambini italiani salta la colazione, il 36,5% la consuma in modo inadeguato e il 66,9% fa merende eccessivamente abbondanti. Inoltre, un bambino su quattro non assume quotidianamente frutta e verdura.
Per contrastare il problema, è necessario che l’intera famiglia adotti abitudini più sane. I genitori devono essere i primi a dare il buon esempio, scegliendo alimenti equilibrati e incentivando l’attività fisica quotidiana. Anche il supporto psicologico gioca un ruolo fondamentale: molti bambini e adolescenti con obesità sviluppano insicurezze e problemi di autostima, rendendo ancora più difficile l’adesione ai percorsi di cambiamento.
Un impegno collettivo
Il tema dell’edizione 2025 dell’Obesity Day sottolinea l’importanza di un approccio sistemico che coinvolga istituzioni, sanità, media e ambiente lavorativo. Solo attraverso un’azione coordinata sarà possibile invertire la tendenza e migliorare la salute delle generazioni future.
L’obesità non è una questione puramente estetica, ma rappresenta una vera e propria emergenza sanitaria che necessita di un cambiamento culturale significativo. È fondamentale non lasciare i cittadini in balia delle lobby dell’industria alimentare e degli influencer, che spesso promuovono comportamenti dannosi per la salute. Investire nella prevenzione e nella sensibilizzazione è l’unica via per garantire un futuro più sano e consapevole alla popolazione.
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
Per persone in buona salute c’è solo una dieta. Mangiare meno ●
Non mi sento di aggiungere nulla, perché è stato tutto descritto alla perfezione.
Come detto, il problema è serio e grave.
Sulla base della mia esperienza di medico, credo di poter affermare:
1) una consolidata letteratura scientifica ha da tempo dimostrato che corretta alimentazione e appropriata attività fisica possono, da soli, far regredire fino alla guarigione forme iniziali (e non solo) di ipertensione e di diabete di secondo tipo. Purtroppo molti colleghi, anche specialisti, (confermando quanto accennato nell’articolo a proposito degli operatori sanitari) non sempre instradano i pazienti verso questa accuratezza terapeutica basata sul restauro di condizioni fisiologiche, ricorrendo invece di solito al solo trattamento farmacologico (medicina difensiva?). Il risultato è che il paziente, vedendo abbassarsi la pressione o diminuire la glicemia o il colesterolo grazie ai farmaci, non cambia il suo stile di vita, pagandone poi le conseguenze, anche in termini di effetti collaterali dei farmaci. Inoltre, in questo modo non si diffonde la cultura del benessere quanto quella del Farmaco-Panacea, assecondando uno dei vizi capitali dell’uomo moderno: la pigrizia, fisica e mentale e il ricorso alle facili soluzioni.
2) La pubblicità-regresso televisiva non è regolamentata laddove manca completamente una pubblicità salutistica intensa (le cosiddette “acque della salute” non ne fanno sicuramente parte), per la quale purtroppo non esistono sponsors e testimonial: dovrebbe essere invece resa obbligatoria nelle reti televisive, specialmente quelle che chiedono un canone.
3) La Dieta Mediterranea anche in Italia è spesso solo un’astrazione.
4) L’attività fisica, non solo la utilissima camminata veloce ma anche quella di tonificazione muscolare (specialmente per le persone anziane) comporta un aumento del metabolismo basale e quindi del dispendio calorico anche a riposo.
Io non sono molto d’accordo sul fatto che chi mangia male é perché ha meno disponibilità economiche. Frutta e verdura nei supermercati giusti se ne trovano in abbondanza e a prezzi più che accessibili. Credo sia più per una cultura errata, e condizionamento da media, che si comprano tanti cibi e bibite spazzatura. Non sto a fare un elenco ma ci sono nei supermercati intere corsie e reparti di roba piena di zuccheri, additivi, alimenti ultralavorati che hanno perso ogni sorta di naturalità. La gente però li compra perché spesso si fa presto a cucinarli, hanno gusto, la TV ce li propone h24. Vedo gente con carrelli pieni di roba che io evito come la peste e sono consumatori con buon reddito. Se poi ci sono bambini diventa quasi impossibile indirizzarli a un cibo sano.