Carrefour Francia ha cancellato o allungato le date di scadenza di più di 500 prodotti. L’iniziativa, partita nel 2018, ha lo scopo di ridurre lo spreco alimentare. Secondo uno studio europeo, infatti, il 10% di tutto il cibo buttato aveva superato la scadenza o il termine minimo di conservazione, ma in molti casi era ancora perfettamente commestibile. Per questo, come riferisce il magazine dei consumatori Que Choisir, la catena francese ha deciso di rivedere, quando possibile e consentito dalle normative vigenti, le date apposte sulle etichette.
I prodotti senza scadenza
Per alcuni prodotti, Carrefour ha eliminato del tutto il termine minimo di conservazione (TMC) e lo ha sostituito con a dicitura “si conserva senza limiti di tempo”, accompagnata dalle istruzioni di conservazione. “Lo abbiamo fatto in particolare per il sale, lo zucchero, l’aceto o alcune caramelle, ma siamo vincolati da un regolamento europeo che elenca una lista limitativa degli alimenti in cui è consentita l’assenza di TMC, – spiega Bertrand Swiderski, direttore dello sviluppo sostenibile del gruppo Carrefour. – Abbiamo chiesto alla Commissione di modificare l’elenco e di integrare altri prodotti senza rischio di deterioramento come il miele, la pasta, il riso o le lenticchie.” Va precisato, però, che Carrefour non è l’unica azienda ad aver eliminato il TMC da alcuni prodotti non deperibili.
Scadenze e TMC più lunghi
Per centinaia di prodotti, invece, Carrefour ha allungato il termine minimo di conservazione, dopo aver condotto test sulla sicurezza e la qualità. Per esempio, il TMC della pasta, del riso e delle lenticchie rosse è stato prolungato di sei mesi, mentre quello dei sottaceti addirittura di un anno. Carrefour ha esteso anche la durata di latte e panna UHT (un mese), burro (da una a tre settimane), pancetta (20 giorni) ed emmental (10 giorni), solo per fare qualche esempio.
Le iniziative di Carrefour Italia
E nel nostro Paese? Abbiamo contattato Carrefour Italia, che ci ha spiegato come “in conformità alla normativa europea, non apponiamo alcuna data di conservazione sui prodotti esentati da tale obbligo, e per i prodotti a marchio ci basiamo scrupolosamente sulla shelf-life indicata dai nostri fornitori.” Per il momento, quindi, nono sembra sia previsto un prolungamento delle scadenze nel nostro Paese.
Carrefour Italia, tuttavia, ha intrapreso da tempo diverse iniziative per ridurre lo spreco di prodotti vicini alla scadenza o al TMC. “Ad oggi, Carrefour Italia ha attivato un progetto pilota che offre a clienti e collaboratori la possibilità di acquistare, con uno sconto del 70%, prodotti non freschi che, pur superando il TMC, mantengono tutte le garanzie di sicurezza alimentare. Questa iniziativa coinvolge i nostri punti vendita Market e Iper diretti, coprendo categorie come oli, condimenti, prodotti da forno, farinacei e bibite.” Carrefour Italia, inoltre, ha aderito anche all’iniziativa “Etichetta Consapevole” di Too Good To Go, inserendo sulle etichette di alcuni prodotti il messaggio “Osserva, Annusa, Assaggia”, per invitare consumatori e consumatrici a esaminare alimenti e bevande che hanno superato il TMC prima di buttarli.
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Mah. Faccio notare l’altro articolo “zuppe e botulino”. A me questa paranoia sullo spreco alimentare mi pare esagerata. Attenzione che stiamo parlando di roba che si mangia. Che può anche avvelenare, danneggiare, invalidare. Prendo questa parte dell’articolo:
“Secondo uno studio europeo, infatti, il 10% di tutto il cibo buttato aveva superato la scadenza o il termine minimo di conservazione, ma in molti casi era ancora perfettamente commestibile”.
Preciso che la frase non mi è perfettamente chiara, se applico una logica dovrei pensare che quindi il 90% invece non era ancora scaduto? Non può essere, lo escluderei, anche perché allora perché fissarsi su quel 10% scaduto quando avremmo addirittura un 90% non scaduto, questo si da non sprecare? Mi sfugge qualcosa?
Però, torniamo al dato del 10% che c’è. “In molti casi”… quindi non in tutti, quindi per risparmiare questo diciamo 5% commestibile lo dovrei valutare, cioè anche assumermi un rischio, perché solo dopo che lo mangio potrò essere sicuro che non mi fa male. Ne vale la pena? Mah. Tre giorni fa mi sono trovato una busta di cous cous con verdure pronto, di quelle che non è necessario scaldare, scadenza settembre. L’ho aperta e mi è sembrato che l’odore non fosse granché. Ne avevo un’altra che scadeva a maggio 2025, ho aperto quella anche per fare un confronto, ed a me dava l’impressione che fosse ben diversa per odore, compattezza… Ma per essere certo avrei dovuto mangiarla, magari era buonissima, oppure mi ricoveravano… Per 2 euro e non buttare una busta di alimenti ne valeva la pena? Mah, io per un normale principio di precauzione sugli alimenti credo sia giusto avere un po’ di paura. Un sacchetto in meno buttato non vale il rischio di un evento sanitario.
Che poi io sono pure di bocca buona. Mi sono trovato 2 pacchetti di cioccolatini al pistacchio scaduti da due anni, li avevo dimenticati… A me non sono parsi danneggiati, lì mi dispiaceva buttarli, ne ho mangiato uno e tutto a posto. In breve tempo scatole finite. Però quando ci sono di mezzo olii, pesce ed altra roba che si deteriora, scusate ma se li ho fatti scadere, volano nel cassonetto
Buon lavoro
A mio parere sarebbe meglio lasciare le scadenze come sono tuttora. Sarebbe molto interessante invece mettere in etichetta le seguenti frasi “termine ultimo di vendita” e “questo prodotto si può consumare per almeno due settimane dopo la scadenza indicata”
Concordo pienamente sul fatto che molti prodotti, anche dopo settimane o mesi, siano non solo perfettamente commestibili, ma non abbiano perso assolutamente le loro caratteristiche organolettiche. Vedi pasta, legumi secchi, biscotti secchi senza olio di girasole, ecc.
Non sono invece d’accordo con Carrefour sull’inserire nel loro elenco il riso.
Per lunga esperienza personale, trovo che il riso (soprattutto integrale, l’altro riso un po’ meno) pochi mesi dopo il TMC (per l’integrale anche poco prima della scadenza) sappiano di rancido, a causa della decomposizione dei loro grassi (olio di riso e non solo).
Giusta quindi una politica antispreco, ma attenzione a non esagerare.
Sig. Flavio, approfitto della sua ultima riga, che condivido appieno:
“Giusta quindi una politica antispreco, ma attenzione a non esagerare”.
per precisare questa parte del mio primo commento:
“A me questa paranoia sullo spreco alimentare mi pare esagerata”.
Mi sono espresso male. Non volevo dire che è paranoia stare dietro allo spreco alimentare: volevo dire quello che scrive lei, di non esagerare. Ci sono sprechi che sono troppo complessi da evitare. Non ci si farà mai ad evitare il 100% dello spreco.
Tra l’altro approfitto per agganciare un’altra questione di cui avete parlato qui, vale a dire quella dei negozi che vendono prodotti anche di marca molto scontati, perché li acquistano magari dai produttori in paesi meno costosi o prodotti in stock vicini alla scadenza, ad esempio. Leggevo da qualche parte che si è visto che chi acquista in questi negozi tende a buttare di più, se non altro per la semplice ragione che appunto ci sono prodotti più vicini alla scadenza del normale e quindi capita più spesso di sforare
Che il sale, lo zucchero non siano a rischio scadenza, ci sto. Se lo yogurt è scaduto da un paio di giorni, avrà un pò di siero in più, ci sta. Non mi piace il fai da te della GDO (bene le loro prove, ma sono loro).
Invece mi preoccupano di più le confezioni di carne o formaggi o frutta a pezzi o … nel banco frigo, con scadenza oggi. Domani le buttano via o …
Queste confezioni mi allarmano MOLTO di più. E non so cosa ne faranno.
Invece so benissimo che le organizzazioni come Banco Alimentare sono in grado di recuperare i prodotti freschi freschissimi e deperibile i distribuirli in sicurezza ai bisognosi. Ma non tutta la GDO collabora.
Concordo. Aggiungo solo che sarebbe utile adottare sistemi indicanti la corretta conservazione, specie negli alimenti surgelati, senza escludere a priori gli altri, vedi le confezione in PET tenute al caldo.
Sarebbe molto più semplice che qualche nuova norma, magari di iniziativa della grande distribuzione, prevedesse che il cibo prossimo alla scadenza MA ANCORA BUONO, venisse regalato alle organizzazioni benefiche che preparano pasti o cedono merci ai meno abbienti. Sarebbe una iniziativa assolutamente ben vista dai clienti che si sentirebbero più tutelati e che fidelizzerebbe i consumatori.
Grazie
Che molti alimenti siano perfettamente commestibili e senza rischi anche dopo la data di scadenza (ovviamente entro un certo limite) è cosa risaputa. Ragion per cui buttare questi prodotti sarebbe uno spreco inutile e dannoso per tutti. Credo che destinare uno spazio all’interno dei punti vendita in cui poter acquistare questi prodotti ad un prezzo scontato sia un’ottima soluzione che tanti clienti gradirebbero.