Durante le Olimpiadi 2024 molti atleti hanno raccontato la loro dieta e ciò che non manca mai è la carne di pollo, presente anche in tutti i carrelli degli italiani. I polli che troviamo al supermercato (e spesso anche in macelleria) sono per la stragrande maggioranza animali a crescita rapida, i cosiddetti broiler, allevati in capannoni dove si trovano più di 20 animali per metro quadrato, macellati fra il 35° e il 42° giorno di vita.
Questi polli derivano da una selezione genetica molto spinta, che mira a privilegiare una crescita rapida e un petto particolarmente sviluppato, dato che è la parte più pregiata dal punto di vista commerciale. Le caratteristiche di rapido accrescimento, insieme al sovraffollamento, alla mancanza di stimoli ambientali e al tipo di mangimi utilizzati, fanno sì che il pollo sia poco attivo, utilizzi poco le zampe e soffra di disordini metabolici (ne abbiamo parlato anche in questa intervista ad Aviagen, principale azienda fornitrice di polli broiler). Il livello di benessere è quindi molto basso.
I polli a crescita lenta
Questo sistema, però, non è l’unico possibile. I polli potrebbero avere condizioni di vita migliori, con la possibilità di becchettare, razzolare e di uscire all’esterno muovendosi senza essere impediti dalla massa di un petto che cresce in modo sproporzionato. Per far questo bisognerebbe utilizzare linee genetiche a lento accrescimento, come richiede il disciplinare dell’allevamento rurale all’aperto e come accade di solito per l’allevamento certificato biologico.
Due parole sul pollo biologico: la densità nell’allevamento non deve superare i 21 kg/mq (nel convenzionale è 33 kg/mq, con deroghe fino a 43), il mangime deve essere prodotto in modo biologico, devono essere presenti arricchimenti ambientali, accesso all’esterno e luce naturale. Infine, gli animali non devono essere macellati prima dell’81° giorno di vita. La legge non prevede l’uso obbligatorio di linee genetiche ad accrescimento lento, ma in pratica costringe a usarle , perché i polli a crescita rapida incontrano serie difficoltà ad arrivare a 81 giorni, ed è facile che si ammalino prima.
I polli allevati in modo biologico, quindi, godono certamente di un maggiore benessere, questa carne, però, nei nostri supermercati ha un prezzo più alto del 60-70% rispetto al prodotto convenzionale. Per migliorare il benessere dei polli senza avere un impatto eccessivo sul costo, sarebbe probabilmente opportuno adottare sistemi di allevamento intermedio, rallentando l’attuale ritmo produttivo che trasforma gli animali in “macchine da carne”, e adottando linee genetiche a lento accrescimento. Polli di questo tipo attualmente nei supermercati italiani sono molto pochi.
La situazione in Italia
Le principali catene propongono carne di pollo a proprio marchio per la quale dichiarano che gli animali hanno più spazio a disposizione rispetto al minimo stabilito per legge, che si utilizzano arricchimenti ambientali e luce naturale. Spesso dichiarano anche che non si usano antibiotici. Tutte queste informazioni sono facoltative, e possono essere indicate solo se i produttori rispettano uno specifico disciplinare (approvato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali) che ne garantisce la veridicità. Si tratta di un miglioramento rispetto al “minimo sindacale” ma si potrebbe fare molto di più.
Se cerchiamo in modo specifico dichiarazioni sull’età dei polli al momento della macellazione o sull’utilizzo di razze a lento accrescimento, troviamo ben poco, sia sulle piattaforme di vendita online sia negli scaffali dei punti vendita. Bisogna notare anche che nei nostri supermercati i polli interi, da fare arrosto, sono poco presenti, mentre abbondano i petti, le cosce e le fettine più o meno sottili.
I polli a crescita lenta nei supermercati
In agosto 2024, sulla piattaforma Coop si trovano due sole referenze ad accrescimento lento: il pollo Fior fiore, intero o a pezzi. Sulla piattaforma Esselunga troviamo, nella linea Esselunga Top, pollo a busto a lento accrescimento, e fette di petto di pollo dello stesso tipo. Carrefour propone tre tipologie di polli interi, di cui uno, nella “Filiera qualità”, allevato all’aperto, ma non ad accrescimento lento. Sul sito di vendita di Conad l’unico pollo intero disponibile è il galletto Vallespluga e non si trova nessuna referenza da animali ad accrescimento lento.
La catena Pam, nella linea base “Qualità per te”, propone un pollo intero e dichiara, come per gli altri prodotti della stessa linea, che il pollo è allevato a terra: dichiarazione inutile e poco opportuna, perché tutti i polli da carne sono allevati a terra. La stessa catena, nella linea “Semplici e buoni” propone un galletto, del peso di circa 600 g, allevato con alimentazione vegetale priva di Ogm, con arricchimenti ambientali, maggior spazio a disposizione e luce naturale. Non si tratta comunque di polli a lento accrescimento.
Veniamo ai prezzi. Il pollo ad accrescimento lento a marchio Coop costa 7,50 €/kg. L’analogo Esselunga Top costa 9,49 €/kg, più del doppio del pollo Smart (marchio sempre di Esselunga a crescita rapida) (4,19 €/kg). Il pollo intero allevato all’aperto a marchio Carrefour (che non è ad accrescimento lento) costa circa 7,50 €/kg, il 50% in più del pollo ‘base’ proposto a 5 €/kg.
La situazione nel Regno Unito: RSPCA e Red Tractor
Nel resto d’Europa le cose sono diverse. Nel Regno Unito, sulle piattaforme di vendita di catene come Tesco, Aldi e Sainsbury si trovano numerose tipologie di polli interi. Quello convenzionale costa l’equivalente di 3-4 €/kg mentre con 6 €/kg si può acquistare un pollo certificato RSPCA allevato a mais e con 7 €/kg un pollo RSPCA allevato all’aperto, entrambi a crescita lenta. Il protocollo RSPCA stabilisce gli standard cui si devono adeguare i diversi sistemi di allevamento (all’interno oppure all’aperto) per garantire un maggior benessere: spazio, arricchimenti ambientali, qualità della lettiera, modalità di macellazione, ecc. Questa certificazione non prescrive specifiche razze, ma prevede un controllo per valutare la conformità agli standard di benessere richiesti.
Un’altra certificazione presente nel Regno Unito, che garantisce specifici standard di benessere per diverse tipologie di allevamento, è “Red tractor”, marchio che aderisce ai principi del ECC (Enhanced chicken commitment, ne abbiamo parlato in questo articolo sui sistemi di allevamento dei polli). Queste certificazioni non escludono l’uso dei broiler a crescita rapida, però sostengono maggiormente l’utilizzo di razze ad accrescimento intermedio, oppure lento, nel caso di animali allevati all’aperto.
La Label Rouge francese
In Francia il riferimento per i polli ‘ruspanti’ è il marchio Label Rouge che garantisce allevamento secondo metodi tradizionali. Questa certificazione, apprezzata e riconosciuta anche all’estero, viene attribuita a polli allevati all’aperto (secondo la norma EU) oppure free-range, modalità ancora più libera che potremmo tradurre con ‘ruspanti’. Sono tutte razze a lento accrescimento, con alimentazione vegetale, disponibilità di spazio esterno, macellate non prima di 81 giorni. Sulla piattaforma Carrefour France un pollo convenzionale costa 4,60 €/kg e l’analogo Label Rouge costa 6,50 €/kg.
Il sistema Beter Leven dei Paesi Bassi
Nei Paesi Bassi, le catene di supermercati si sono accordate per far sì che dal 1° gennaio 2024 tutta la carne di pollame fresca (non congelata) disponibile nei punti vendita provenga da polli con almeno una stella Beter Leven (marchio di qualità “Vita migliore”) o abbia una certificazione analoga. Una stella significa che ci sono da 18 a 21 volatili per metro quadrato, si tratta di razze ad accrescimento lento, sono presenti arricchimenti ambientali (per esempio paglia) ed è a disposizione degli animali un’area esterna coperta (>20% della dimensione totale della stalla). Siamo di fronte a un notevole miglioramento rispetto alla situazione standard italiana.
Ciò non significa che i broiler a crescita rapida nei Paesi Bassi siano spariti. Questi animali sono ancora utilizzati nell’industria alimentare e nella ristorazione e sono presenti nei negozi indipendenti. Nel supermercato Albert Heijn, per esempio, un pollo intero con la certificazione “Beter Voor Kip Natuur & Boer” (meglio per il pollo, la natura e gli agricoltori) con una stella Better Leven costa circa 9 €/kg.
In Italia la situazione è molto diversa e concretamente il consumatore non dispone di strumenti validi per scegliere. Occorre promuovere un sistema di etichettatura chiaro, per capire in che modo è stato allevato il pollo, cosa ha mangiato, quanti giorno ha vissuto e in che condizioni di benessere. Per cambiare le cose e realizzare un vero cambiamento occorre una richiesta da parte dei consumatori. Se i prezzi elevati possono frenare questo cambiamento, ci dobbiamo chiedere perché nel Regno Unito e in Francia i polli ad accrescimento lento hanno un prezzo più basso rispetto ai pochi presenti nei nostri supermercati.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Coop, Sainsbury’s, Carrefour, Albert Heijn
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Giornalista pubblicista, laureata in Scienze biologiche e in Scienze naturali. Dopo la laurea, ha collaborato per alcuni anni con l’Università di Bologna e con il CNR, per ricerche nell’ambito dell’ecologia marina. Dal 1990 al 2017 si è occupata della stesura di testi parascolastici di argomento chimico-biologico per Alpha Test. Ha collaborato per diversi anni con il Corriere della Sera. Dal 2016 collabora con Il Fatto Alimentare. Da sempre interessata ai temi legati ad ambiente e sostenibilità, da alcuni anni si occupa in particolare di alimentazione: dalle etichette alle filiere produttive, agli aspetti nutrizionali.
L’accurata disanima economica contenuta nell’articolo dovrebbe essere girata al Ministro Lollobrigida quando minaccia aumenti di 10,20,30 volte se si dovessero abbandonare gli allevamenti intensivi italiani…
Grazie per le preziose info
Continuate a informarci sia sulle carni bianche che rosse e soprattutto citare le aziende che promuovono buone pratiche, così da spingere altre aziende ad alzare la qualità del cibo.
Come è avvenuto per l’Olio di Palma.
Complimenti
Ottimo articolo, speriamo che lo leggano in tanti !
Una volta il pollo si mangiava solo la domenica, quasi tutte le famiglie avevano un pollaio, e le galline vivevano una vita sana all’aperto, mangiavano gli scarti dell’orto e quello che avanzava a casa.
Io allevo ancora le galline come una volta, prima di ammazzare una gallina passano 10/12 mesi questo è il periodo giusto.
Non le vendo, ma se dovessi non potrei venderle a meno di € 30/40 .
I prezzi che ho visto €6/7 non stanno ne in cielo ne in terra, forse vivo in un altro pianeta.
Ottimo articolo. Io allevo una trentina di polli a rapido accrescimento tutti gli anni, ma se non in casi estremi per freddo, non accendo la luce di notte e quindi mangiano solo di giorno. Li alimento con mangimi in percentuale decrescente fino a 60 giorni, poi da 60 a 110 giorni solo granoturco, soia, misto polli. Nel serraglio sono inizialmente 2/mq. poi dal 60° giorno hanno a disposizione almeno 20 mq.di prato a testa. Ne vendo un terzo ad amici e parenti a 10 euro/kg e rientro dalle spese, il resto li consumiamo in famiglia.
Carne eccezionale a detta di tutti.
Si può fare. Altro che aumenti di 10/20/30 volte.
Si può mangiare meno e meglio, evitare sprechi, utilizzare territori abbandonati e permettere agli allevatori seri di sopravvivere.
I produttori Italiani sono pochi e non si fanno reale concorrenza neanche sul bio che, di fatto, è in mano in mano ad una sola azienda. Queste non hanno interesse a sviluppare metodi di produzione intermedi perchè da una parte erodono le vendite del pollo a rapida crescita e dall’altra subiscono concorrenza e costi dallo stesso biologico. Devono, quindi, essere tirate per mano dai consumatori che sono però “mediati” dalla grande distribuzione che non ha reali interessi che questo avvenga se non quando il loro margine di vendita ( da volume o da prezzo) per settore avicolo lo rivendichi. E’ tutto molto semplice, le tecniche e le genetiche ci sono ma attendono ad essere applicate finchè volumi e margini lasciano soddisfatti gli attori del mercato.
Premesso che questo governo per sua natura difenderà sempre aziende ed imprenditori piuttosto che gli interessi dei consumatori, è assolutamente prioritario impegnarsi per avere regole e informazioni chiare su quello che ci ritroviamo nel piatto. Poi sarà il consumatore a scegliere visto che ci sono comunque tante persone che riescono si e no a potersi permettere il pollo a 3 euro al chilo.
Che iniziative possiamo proporre noi consumatori per favorire la diffusione degli allevamenti a crescita lenta, spazio all’aperto ed alimentazione bio? Per un pollo ruspante sarei disposta a pagare un prezzo molto più elevato, ma non ne ho mai trovato.
Il pollo della domenica e i polli a crescita lenta si trovano in alcuni supermercati. In genere sono venduti interi.
Sì trova anche un Italia il pollo Carrefour France a crescita lenta?
Qualche cosa nei supermercati Carrefour di grandi dimensioni
sono perfettamente d’accordo il benessere animale è prioritario anche per l’ambiente. Io compro il pollo bioli0gico della Coop. speriamo bene.
Grazie, ottimo articolo, molto interessante il confronto prezzi.
Io compro solo pollo Fior Fiore Coop.
I polli broiler sono un abominio creato dall’ uomo .
Penso che all’ estero i polli a crescita lenta costino meno perché gli allevatori pagano meno tasse o godono di incentivi governativi.
Credo, comunque, che in generale si consumi troppa carne, dovremo cercare di mangiarla una o massimo due volte a settimana, preferendo le valide alternative vegetali.
Bisognerebbe anche chiedersi perché si tratta sempre di pollo intero e che richiesta c’è sul mercato italiano di pollo intero.
18-21 animali a metro quadro proviamo a moltiplicarli per 2,5 e vediamo cosa viene fuori.