Donna fa gesto di rifiuto davanti a fette di pane su un tagliere; concept: celiachia, intolleranza al glutine

La celiachia, o malattia celiaca è un’infiammazione cronica dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. Le persone a cui è diagnosticata questa patologia devono modificare la loro dieta per tutta la vita, escludendo gli alimenti che contengono glutine e stando attenti anche alle contaminazioni accidentali. Secondo i dati dell’AiC, Associazione Italiana Celiachia, ne soffre una persona su cento e le donne sono colpite il doppio rispetto agli uomini, ma la maggior parte dei casi non sono diagnosticati, a causa anche di un quadro clinico molto variabile. Il mercato si è adeguato proponendo diversi alimenti certificati “senza glutine”, ma il marketing si sta orientando sempre di più verso gli intolleranti o i presunti tali… Di seguito pubblichiamo le riflessioni sull’argomento di una nostra lettrice e la risposta di Susanna Neuhold dell’AiC.

La lettera sulla celiachia

Spett.le Redazione, sono una donna celiaca, a volte infuriata, altre volte rassegnata. Mi capita di sperimentare questi stati d’animo contrastanti quando vado a fare la spesa, tra un reparto e l’altro del supermercato o quando mi capita di mangiare fuori casa.
Nutrirsi è diventata un’impresa per tutti, ma per il celiaco la difficoltà consiste anche nel fatto di sentirsi “punito” per quello che è: troppo spesso, ci si dimentica che il celiaco certificato non ha un’alternativa se non mangiare cibo senza glutine!
Quale la risposta del mercato a un’esigenza medica?
– i buoni mensili erogati dalla Regione con importi differenziati tra uomo e donna (perché le donne mangiano di meno o dovrebbero comprare prodotti meno costosi?); importi che pare diminuiscano con l’avanzare dell’età;
– l’impossibilità di utilizzare i buoni della celiachia per acquistare il pesce impanato con impanatura senza glutine, pur se sulla confezione risulta stampigliata la spiga sbarrata del senza glutine che li contraddistingue come prodotti certificati senza glutine; i prodotto pronti come ad esempio i Sofficini senza glutine anche delle marche che producono solo senza glutine; tutte le farine naturalmente prive di glutine (da quella di grano saraceno, a quella di riso, di castagne, di ceci, etc), essendo erogabili soltanto i mix di farine che contengono sfilze di ingredienti;
– i negozi locali del “senza glutine” che con la scusa di fornire un servizio, troppo spesso ne approfittano al punto da far pagare una confezione di pasta fresca surgelata da neanche 200g ben 7 euro;
– cibi “erogabili” con liste di ingredienti infinite e bombardati di zuccheri;
– la maggiorazione sulla pizza senza glutine che nelle pizzerie varia dai 0,50 centesimi ai 3,00 euro!!!
Mi piacerebbe molto se grazie a questo mio piccolo intervento si potesse pensare di realizzare qualcosa che dia una mano concreta ai celiaci, tra i quali ci sono ormai anche tanti anziani con pensioni esigue e bimbi piccoli che quotidianamente vivono questa diversità. Grazie per l’attenzione e lo spazio che potrete dedicare a questa mia. Cordiali saluti, Maria Grazia

Confezioni di pane senza glutine in un espositore con la scritta gluten free
La lettrice segnala l’impossibilità di utilizzare i buoni della celiachia su molti prodotti

La risposta dell’AiC

Gentile Maria Grazia, le domande che ci pone sono molte, cerchiamo di rispondere esaustivamente ma sinteticamente, rimandando per ogni approfondimento utile al nostro sito web.

Sul tema differenza nei tetti mensili dei buoni per l’acquisto dei prodotti per celiaci, il fatto che siano diversi per fasce d’età e per sesso, con un minor contributo per le donne e la popolazione anziana, è dovuto alla costruzione stessa degli importi, che si basano sul costo medio dei prodotti nel mercato e sul fabbisogno calorico medio, secondo le più recenti evidenze scientifiche. In media, una donna ha, infatti, un fabbisogno calorico giornaliero minore di un uomo e un bambino o una persona anziana minore di un giovane adulto. Qui, troverà ulteriori dettagli sul tema, mentre trova qui le ragioni della esclusione di alcune tipologie di prodotti dal sistema italiano di erogazione, che resta comunque un’eccellenza a livello mondiale.

I ristoranti

Sul tema del sovrapprezzo nei ristoranti: come Associazione, da tempo portiamo avanti una campagna di sensibilizzazione presso le strutture che aderiscono al nostro programma AFC (Alimentazione Fuori Casa). Servire un cliente celiaco implica sicuramente un maggior costo, non solo per il prezzo delle materie prime, che costano in media tre volte tanto quelle convenzionali con il glutine, una maggiorazione che accomuna tutti i Paesi europei. Ma anche per il maggior costo in termini di ore/uomo che va dedicato alle preparazioni senza glutine: dalla pulizia, alla preparazione separata e dedicata, al servizio.

Tuttavia, il ristoratore, pur nei limiti economici che si trova quotidianamente ad affrontare, dovrebbe a nostro parere avere la lungimiranza di comprendere come, nel caso del piatto senza glutine, quei maggiori costi siano assorbiti facilmente dall’aumento di clientela fidelizzata. Lo diciamo sempre ai locali che aderiscono al nostro programma AFC: un celiaco mangia raramente da solo, porterà la famiglia, gli amici o i colleghi. E tornerà. Per questo tante realtà virtuose hanno già annullato la differenza di prezzo, e il piatto (o la pizza) senza glutine hanno lo stesso prezzo di quelli convenzionali.

Non possiamo ovviamente intervenire su quei locali che non aderiscono al nostro programma, ma il recente avvio della partnership con FIPE, ci potrà permettere di ampliare la nostra attività di sensibilizzazione anche alle oltre 300.000 attività aderenti a questa importante associazione di categoria.

Celiachia e mercato

Ricordiamo, invece, che non si possono prevedere interventi di calmierazione dei prezzi: il libero mercato non lascia spazio a questa possibilità, né per la ristorazione né per i prezzi dei prodotti preconfezionati.

Infine, sulla qualità dei prodotti per celiaci, possiamo definitivamente sfatare, sulla base di studi scientifici, il mito che siano pieni di grassi e zuccheri. In realtà questi prodotti presentano caratteristiche del tutto sovrapponibili a quelli di produzione industriale con glutine. Ed esattamente in analogia, tra l’ampia varietà accessibile al celiaco, è importante saper scegliere i prodotti migliori, perché ovviamente, come nei prodotti con glutine, ci sono alimenti di eccellenza e altri di scarsa qualità nutrizionale. Qui troverà consigli pratici per riconoscerli. Sulla lunghezza della lista degli ingredienti, rimandiamo a questo approfondimento.

Se non è ancora nostra socia, la invito ad iscriversi per essere sempre informata e aggiornata su tutto quello che riguarda celiachia e dieta senza glutine e magari, perché no, diventare una nostra volontaria: abbiamo bisogno del sostegno e contributo di tutte le persone che, come lei, vorrebbero vedere cambiata in meglio la vita delle persone celiache.

Susanna Neuhold. Responsabile Nazionale Area Q&S Alimentare e Delegata italiana in AOECS – Association Of European Coeliac Societies

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos

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Maria Rosa Pellegrini
Maria Rosa Pellegrini
3 Agosto 2024 01:04

Sono anch’io celiaca e non riscontro tutte le difficoltà esposte dalla signora Maria Grazia ad AIC. Ls mia diagnosi è arrivata a 43 anni e nel 1992 non c’era l’assortimento di alimenti senza glutine come adesso. La pasta era improponibile. Ci sono ristoranti e alberghi affiliati ad AIC che sono il paradiso dei celiaci. Il problema non è solo per la ristorazione il problema è dappertutto. Anche in macelleria ove accanto alla carne non lavorata ci sono petti di pollo impanati con farina di frumento per attirare l’attenzione del cliente. Perchè anche le farine cosiddette sicure come riso e mais non è certo che lo siano se non si se vengono macinate dove è stato macinato il grano. Quindi l’unica cosa sicura è il logo della spiga barrata che AIC rilascia alle aziende. Oppure la dicitura SenzaGlutine. Concludendo dal 1992 le aziende che hanno creato prodotti per celiaci hanno fatto passi da gigante offrendo una varietà di prodotti sempre più ampia . Per quanto riguarda l’importo del mio buono pasto di euro 75 mensili Regione Veneto per donna anziana di 75 anni è totalmente soddisfacente.

Maria Rosa Pellegrini
Maria Rosa Pellegrini
3 Agosto 2024 01:18

Certo per noi celiaci dobbiamo vigilare costantemente ma quello che mi indigna maggiormente è il comportamento scorretto di quelle aziende che non dichiarano la presenza di questa proteina e tutte le altre anomalie che quotidianamente ci date conto nel vostro blog. Abbiamo anche un’app che ci supporta nella scelta quotidiana di alimenti sicuri

Gaetano
Gaetano
31 Agosto 2024 14:13

Io non sono celiaco e sono uomo…mi sembra una risposta “curiosa” quella sul fabbisogno calorico minore per le donne…gli importi sono uguali per tutti, non è che il ristoratore o il bar fa delle porzioni per le donne che costano meno…se un primo piatto costa 5 euro, il prezzo resta 5 euro, non è che se fanno un piatto di tortellini…all’uomo danno 80 tortellini nel piatto e alla donna 60 e glielo passano 4 euro quel piatto anziché 5.
Se prendo un panino pronto da 3,50…non è che alla donna lo fanno più piccolo, mettono mena roba e glielo passano 2,50.
Seguendo questo principio anche per tutte le altre persone senza problemi di celiachia dovrebbero fare dei piatti e dei prezzi differenziati in qualsiasi locale uno posso andare…a parte che ci sono donne che mangiano più degli uomini…dipende dall’altezza e dal peso…io sono uomo di 1,65 metri di altezza per 62 kg…possibilmente una donna di 1,85 per 75 kg…,mangia più di me.
Poi se parliamo del supermercato ancora peggio…i prodotti industriali mica fanno le confezioni per gli uomini o per le donne…ergo…se devo comprare un pacco di merendine e un pacco di biscotti senza glutine che magari mi può durare anche in 1 mese o più…se sono uomo spendo 6 euro…se sono donna spendo sempre 6 euro.