È finalmente arrivato in Italia, edito da Vallardi, Cibi ultra processati (Ultra-Processed People), il libro del medico e divulgatore scientifico Chris van Tulleken, che alla sua pubblicazione, un anno fa, è diventato subito bestseller internazionale. Il libro ha fatto conoscere al grande pubblico cosa sono gli alimenti ultra trasformati e perché, probabilmente, giocano un ruolo di primaria importanza nell’epidemia di obesità che interessa tutto il mondo.
L’era dei cibi ultra processati
Secondo l’autore siamo entrati in una nuova era alimentare, almeno nel mondo occidentale. Qui, la gran parte della popolazione ottiene la maggioranza delle calorie quotidiane da prodotti che contengono molecole sintetiche: aromi, coloranti, conservanti, emulsionanti e così via. Ma non è solo la presenza di additivi a definire un alimento ultra processato. Secondo la classificazione NOVA, formulata dal nutrizionista brasiliano Carlos Monteiro, questi alimenti sono costituiti da ingredienti di uso esclusivamente (o quasi) industriale, lavorati con tecniche e strumenti che non utilizziamo nelle cucine domestiche (gruppo NOVA 4).
Tra gli ingredienti che secondo van Tulleken fanno finire automaticamente un prodotto tra gli ultra processati c’è l’olio di palma. Anzi, per l’autore l’olio di palma è di per sé da considerare un ultra processato. Questo perché, in versione raffinata, sbiancata e deodorata, è usato esclusivamente a livello industriale e perché la sua produzione ha un impatto importante sull’ambiente.
Gli ultra processati infatti non sono dannosi solo per chi li mangia, ma per l’intero ambiente. Sono i prodotti finali di un sistema agroalimentare insostenibile che si regge su una dozzina di alimenti, le cosiddette commodities, prima frazionate e trasformate in una miriade di ingredienti industriali e poi ricomposte sotto forma di cibi ultra processati iper palatabili, che mangiamo più velocemente di alimenti ‘veri’, come li chiama l’autore, e che hanno effetti sul nostro corpo e il nostro cervello ancora tutti da scoprire.
L’esperimento
Anche per questo motivo van Tulleken e suo fratello gemello Xand si sono sottoposti a un esperimento: seguire per quattro settimane una dieta composta per l’80% da cibi ultra processati, quella che molte persone sono costrette in alcune aree di Regno Unito e Stati Uniti, dette food deserts e food swamps, deserti e paludi alimentari, in cui acquistare prodotti freschi e genuini è impossibile o quasi.
Nelle quattro settimane dell’esperimento, l’autore ha incontrato scienziati ed esperti di tutto il mondo, per parlare delle cause dell’aumento esponenziale dei tassi di obesità nel mondo e degli effetti dei cibi ultra processati sulla nostra salute, sulle nostre abitudini, ma anche sul pianeta. Da queste conversazioni e dall’esperimento sono nati un libro e un podcast di BBC, A Thourough Examination – Addicted to Food (disponibile in inglese anche sulle principali piattaforme di ascolto), condotto dai due gemelli Chris e Xand van Tulleken.
Alla fine del libro, l’autore non ci dice cosa fare, non ci esorta a cambiare radicalmente la nostra alimentazione e buttare via tutti i cibi ultra processati che abbiamo in dispensa e nel frigorifero: l’importante è fare una scelta consapevole, sapendo quali sono gli impatti sulla salute e sull’ambiente di questi prodotti. A chi è indeciso Van Tulleken consiglia solo una cosa: provare a seguire una dieta composta all’80% da ultra processati, non per forza per quattro settimane, e vedere quale impatto ha sulla nostra vita. E voi, provereste a seguire una dieta così?
Cibi ultra processati. Come riconoscere ed evitare gli insospettabili nemici della nostra salute. Chris van Tulleken. 368 pagine. Vallardi, 2024. 18,90 €
© Riproduzione riservata Foto: Vallardi, Depositphotos
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
solo occasionalmente. preferisco preparare e cucinare a casa ciò che mangio.
In questa recensione del bestseller è scritto: “Alla fine del libro l’autore non ci dice cosa fare, non ci esorta a cambiare radicalmente la nostra alimentazione …” Quale altra dovrebbe essere la finalità di questa pubblicazione che argomenta dell’insalubrità e della insostenibilità dei cibi ultra artefatti se non quella di informare il lettore per sollecitarlo a rinunciarvi in favore di alimenti ‘sostenibili’ e salutari?
Segnalo anche il recente libro “Trappole alimentari” di Stefano Vendrame. Non l’ho ancora letto ma promette di essere molto interessante!