Gli alimenti per la prima infanzia da affiancare all’allattamento durante l’alimentazione complementare (svezzamento), distribuiti da alcune delle principali multinazionali del cibo non rispettano i parametri minimi per essere considerati pubblicizzabili. Lo afferma uno studio della Access to Nutrition Initiative, un consorzio internazionale sostenuto da governi e associazioni no profit che ha lo scopo di promuovere il cibo sano, nutriente, sostenibile e accessibile per tutti. In esso circa 1.300 prodotti di sei tra i grandi marchi internazionali sono stati analizzati secondo le linee guida stabilite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. E sono stati tutti bocciati, senza eccezioni.
L’OMS e il Nutrient and Promotion Profiling Model
Nel 2022 l’OMS ha pubblicato il Nutrient and Promotion Profiling Model, un documento piuttosto complesso che indica le caratteristiche degli aspetti nutrizionali, dei claim salutistici, del marketing e di materiali promozionali dei prodotti per bambini di età compresa tra i sei mesi e i tre anni da considerare standard minimi dal punto di vista della salute, e per la promozione. L’idea di fondo è che nulla dovrebbe essere in competizione con l’allattamento materno, e che non ci dovrebbe essere una spinta commerciale verso alimenti non sani. Per esempio, dal punto di vista delle etichette, dovrebbe sempre essere indicata l’età corretta per introdurre il prodotto, e cioè non prima dei sei mesi (e non una anticipata, come spesso accade), dovrebbe essere sempre sostenuto l’allattamento esclusivo, e dovrebbero esserci sempre frasi che incoraggiano la continuazione dell’allattamento fino ai due anni.
Inoltre, non dovrebbero esserci messaggi pubblicitari di tipo nutrizionale o legati alla salute, né, tantomeno, endorsement di associazioni di pediatri e altri professionisti della salute infantile, o di altri membri di società scientifiche che potrebbero essere considerati riferimenti.
Lo studio della Access to Nutrition Initiative
Per verificare quanti, tra i prodotti in vendita, rispettassero le regole definite dall’OMS, i ricercatori della ATNI hanno controllato poco meno di 1.300 (1.297) prodotti di Nestlé, Danone, Hero, HiPP, Kraft Heinz, Hain Celestial venduti in Austria, Brasile, Italia (Paese da cui proviene il numero di più alto di prodotti analizzati: 387), Canada, Egitto, Germania, India, Irlanda, Arabia Saudita e Gran Bretagna. Il risultato è stato più che negativo: nessuno rientra nei parametri e, di conseguenza, nessuno dovrebbe essere oggetto di pubblicità.
Entrando più nel dettaglio, la realtà che emerge è piuttosto sfaccettata. Innanzitutto, la bocciatura non dipende tanto dal contenuto in grassi, frutta, sodio e proteine che, pur essendo variabili nei diversi prodotti, in generale rispettano i valori soglia. Inoltre, circa tre quarti non hanno zuccheri o dolcificanti aggiunti, e la maggior parte rispetta i contenuti massimi di zuccheri. Tuttavia, la valutazione negativa arriva dal bilancio energetico: solo il 70% dei prodotti fornisce un’offerta nutrizionale adeguata.
Anche se quelle dell’OMS sono soltanto indicazioni, la loro funzione è fondamentale, e – scrivono gli autori – andrebbero rispettate. Per aderire meglio di quanto non facciano oggi, le aziende dovrebbero aumentare la densità energetica, ridurre gli zuccheri e migliorare la trasparenza delle etichette, includendo sempre messaggi che sottolineino l’importanza dell’allattamento al seno.
Le reazioni dei produttori di alimenti per la prima infanzia
Com’era prevedibile, le aziende chiamate in causa non sono d’accordo con le conclusioni del rapporto. In generale, affermano di rispettare le norme nazionali, più che le linee guida dell’OMS, mentre alcuni sottolineano i cambiamenti apportati alle regole stesse, che hanno fatto sì che Danone, risultata prima nel rapporto precedente, del 2021, ora non lo sia più, soprattutto per la parte delle pratiche commerciali non adeguate. In altre parole, il fatto che nessun prodotto risulti accettabile sarebbe il risultato di regole cambiate, e diventate troppo severe.
Come riferisce il sito Food Navigator, l’azienda che ha mostrato le reazioni più contrarie è stata Nestlé, che contesta sia la metodologia che le conclusioni. Le sue ricette sarebbero messe a punto tenendo conto della letteratura scientifica, dei documenti europei e delle leggi nazionali, e rispetterebbero le indicazioni dell’OMS per quanto riguarda gli zuccheri (che non devono superare il 10% di apporto calorico giornaliero). Al contrario, i parametri indicati da ATNI non sarebbero presenti in nessuna normativa nazionale, e sarebbero basati su prove scientifiche deboli.
Anche Danone – riferisce infine Food Navigator – ha contestato la metodologia, facendo notare come ogni valutazione debba essere contestualizzata e debba tenere conto del quadro normativo del paese nel quale un certo prodotto è venduto. Kraft Heinz, invece, ha solo rimarcato il proprio impegno, senza commentare ulteriormente.
Per quanto si tratti di una valutazione di un ente privato no profit, ciò che emerge è comunque una grande disomogeneità tra i prodotti venduti. Probabilmente è su questo che bisognerebbe lavorare, puntando a uniformare le ricette in modo che siano il più possibile aderenti alle indicazioni dell’OMS.
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Giornalista scientifica
Il link corretto al report di ATNI sui baby foods (versione originale) è questo: https://accesstonutrition.org/app/uploads/2024/03/ATNI-Complementary-Food-PP-2024-Report-Final.pdf
In contemporanea ATNI ha anche pubblicato un rapporto 2024 su come (non) rispettino il Codice Internazionale dell’OMS le ditte produttrici di sostituti del latte materno (formule artificiali ultra processate). Lo si trova a questo link https://accesstonutrition.org/app/uploads/2024/03/BMS-Index-2024.pdf e, come quello di cui sopra, meriterebbe un riassunto/commento da parte vostra, per il lettore medio italiano generalmente ignaro del grave problema che queste sistematiche violazioni del Codice Internazionale rappresentano per la nutrizione e la salute dei lattanti e dei bambini (la formula rappresenta il primo alimento ultra processato che un essere umano può ingerire nella sua vita).
Da far leggere ai pediatri in primis… la mia voleva iniziare a dare omogenizzati a 4 mesi perché altrimenti non avrebbe saputo usare il cucchiaino io allucinata ovviamente ho cambiato pediatra e proseguito con il mio super allattamento oltre i due anni… e il cucchiaio ovviamente lo sa usare come tutti