In Francia, Nestlé è al centro di uno scandalo. Il quotidiano Le Monde e Radio France, dopo un’inchiesta durata mesi, accusano la multinazionale di vendere da anni acqua minerale, compresa quella di marchi come Vittel, Perrier e di altri marchi locali, sottoposta a trattamenti non legali. In altre parole, di ingannare i consumatori (ne avevamo parlato qui). L’azienda ammette di aver sottoposto alcune acque a una purificazione finalizzata a renderle microbiologicamente neutre, ma quei procedimenti, in base alle leggi europee, non sono ammessi, per le acque minerali.
La normativa europea
Secondo la Direttiva Europea l’acqua minerale naturale deve essere microbiologicamente pura. La sua purezza, però, deve essere presente all’origine, perché essendo acqua di sorgente non dovrebbero essere presenti contaminanti. Per questo motivo sono autorizzati solo pochissimi trattamenti, quando si parla di acque minerali naturali. Al contrario, l’acqua corrente deve essere sottoposta ad alcuni passaggi di purificazione.
Inoltre, l’acqua minerale deve essere diversa da quella corrente potabile per quanto riguarda il contenuto in sali minerali e altri elementi presenti.
Le accuse a Nestlé
Secondo quanto scoperto da Le Monde e Radio France, invece, circa un terzo delle acque commercializzate da Nestlé come naturali minerali, con varie denominazioni, sarebbero state sottoposte a un trattamento con raggi ultravioletti, oppure al passaggio attraverso filtri al carbone attivo e ad altre procedure, fino dal 2020 e forse anche prima. La vicenda è stata portata alla luce inizialmente da un dipendente delle Sorgenti Alma, che aveva denunciato le pratiche in quell’anno, ma non si sa esattamente quando queste fossero iniziate. Successivamente sono scattati i controlli della Direction générale de la concurrence, de la consommation et de la répression des fraudes (DGCCRF). Questi hanno dimostrato ulteriori trattamenti vietati. Ad esempio l’esistenza di iniezioni di solfato di ferro e CO2 industriale o la microfiltrazione. E per assurdo anche l’annacquamento – è il caso di dirlo – delle acque minerali con acque del rubinetto.
Il risultato è stato un verbale da 120 pagine, nelle quali si legge che circa un terzo delle acque minerali non sono in regola. Inoltre le procedure erano finalizzate specificamente a nascondere i trattamenti, non sempre facili da scoprire. Difficile pensare che si tratti di un incidente sporadico. Inoltre, le stesse procedure sarebbero state effettuate anche in altri stabilimenti, al punto che sarebbe coinvolta la totalità degli stabilimenti di imbottigliamento.
Le falde
Secondo ancora Le Monde, che riprende l’agenzia France Presse, nel 2021 l’azienda lo avrebbe comunicato alle autorità, motivando la decisione con la necessità di rendere le acque Vittel, Perrier, Hépar e Contrex pure dal punto di vista microbiologico, in modo che fossero conformi agli standard previsti. Essendo l’ambiente sempre più degradato, le falde non sarebbero più così pure. Questo avrebbe reso necessario sottoporre le acque ad alcuni procedimenti per eliminare tracce di sostanze chimiche e microbiologiche.
Negli ultimi anni, tuttavia, la pratica sarebbe stata interrotta, e si tratterebbe quindi di qualcosa accaduto solo in passato, anche se sembra alquanto improbabile che la situazione delle falde sia migliore oggi rispetto a tre anni fa. Tra i provvedimenti presi, ci sarebbe anche la diversificazione delle fonti, e la diminuzione dell’approvvigionamento da quelle più a rischio.
Le conseguenze
Al di là delle responsabilità da accertare in sede giudiziaria, resta il fatto che esistono normative europee da rispettate, almeno fino a quando non cambino. Il Governo francese ha cercato di andare incontro all’azienda, allargando le maglie della norma sulla filtrazione nel febbraio del 2023, ma come sempre le leggi europee sono più cogenti, e il tutto è venuto a galla.
Per anni, milioni di consumatori sono stati indotti a credere che le acque minerali che stavano acquistando non avessero subito alcun trattamento o quasi, mentre per molte di esse non era vero. Inoltre, anche se è previsto dalla norma europea, della contraffazione non sono stati avvisati né la Commissione, né gli altri stati. Anche secondo l’agenzia per la sicurezza alimentare ANSES, non si deve più permettere a Nestlé di vendere acque minerali trattate: quelle acque non possono più essere chiamate minerali naturali, né tantomeno essere vendite come tali.
Le acque minerali, tra le quali rientrano anche i marchi italiani Panna e San Pellegrino, non rappresentano il core business di Nestlé. Secondo Food Navigator, nell’anno fiscale 2022 solo il 4% degli introiti della multinazionale elvetica è arrivato dalle acque, che comunque hanno avuto una crescita dell’11%.
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Giornalista scientifica
Nestlé da sempre è coinvolta in innumerevoli scandali, in ogni parte del mondo. per me può anche chiudere baracca, soldi non gliene do.
E’ difficilissimo, anche volendo, quando si va a fare la spesa in un supermercato o in un negozio boicottare prodotti Nestlé, considerato che è proprietaria di moltissimi marchi molto noti e non immediatamente riconducibili alla multinazionale, ad esempio Perugina e Buitoni, senza contare le partecipazioni societarie.
Personalmente auspico maggiori controlli e sanzioni per chi non rispetta le norme.
basta leggere ed informarsi
Io vi devo dire che il lavoro che svolgete con coraggio e dedizione è utile a tutta la collettività. Grazie
Concordo, leggere, informarsi e fare delle scelte quotidiane; occorrerebbe una forma di comunicazione che amplificasse questo tipo di articoli e raggiungesse il maggior numero di consumatori possibile … (utopia ovviamente)
Per quelli che dicono che in Italia i controlli non esistono (spesso anche tra i commentatori del Fatto) ricordo che le ASL almeno una volta all’anno effettuano prelievi fiscali per analisi chimiche e micro-biologiche alle singole sorgenti di tutti gli stabilimenti di acque minerali direttamente al punto di captazione in luoghi piuttosto impervi e sicuramente prima di eventuali trattamenti “nascosti in stabilimento”.